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    PRENDI I SOLDI E SPENDI – IL MEGA TRUFFONE DI UNA SEGRETARIA 53ENNE DI ROMA CHE, GRAZIE ALL’ACCESSO ALLA CARTA AZIENDALE DEL NEGOZIO DI TATUAGGI DOVE LAVORAVA, COMPRAVA JEANS E PERSINO TEST DI GRAVIDANZA. NON SOLO: FACEVA PARTIRE DAL CONTO DEL TITOLARE BONIFICI CON CAUSALI VAGHE E AVEVA DECISO DI AUMENTARSI LO STIPENDIO DI 100 EURO – FINITA SOTTO PROCESSO, È STATA CONDANNATA A 9 MESI DI RECLUSIONE, OLTRE AL PAGAMENTO DI UN RISARCIMENTO DI 7.300 EURO – QUANDO È STATA SCOPERTA NON SI È PIÙ…


     
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    Erika Chilelli per “il Messaggero”

     

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    Comprava jeans e persino test di gravidanza con la carta aziendale del negozio di tatuaggi dove lavorava come segretaria, ma quello che ha fatto scattare il campanello d'allarme nei confronti di una donna di 53 anni è stato l'aumento del suo stipendio e numerosi bonifici dalle causali vaghe.

     

    Quell'aumento di cento euro ogni mese sulla busta paga ad Alessandra S., receptionist del Tattoo Art situato in zona Portuense, non spettava affatto. Secondo la Procura di Roma, la donna avrebbe sottratto il denaro dal conto corrente aziendale del suo capo, entrando nell'internet banking legato alla carta di credito, di cui conosceva le credenziali di accesso.

    Finita a processo con l'accusa di truffa e accesso abusivo ad un sistema informatico, è stata condannata a 9 mesi di reclusione, oltre al pagamento di un risarcimento danni che ammonta a 7.300 euro.

     

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    BONIFICI DA CENTO EURO Tutto ha avuto inizio nel mese di marzo del 2017, quando il titolare del negozio di tatuaggi ha chiesto alla sua segretaria di recarsi a un ufficio di Poste Italiane per aprire un internet banking collegato al conto aziendale già operativo. Come evidenziato dal capo di imputazione, l'intento era quello di sveltire le pratiche di pagamento dell'azienda, stipendi, tasse ed imposte, di cui si occupava la donna nell'ambito delle sue mansioni lavorative. Era perciò previsto che fosse a conoscenza delle credenziali, compresa la password. Una fiducia mal riposta, che all'uomo è costata cara: in un solo anno Alessandra S. ha trasferito sul suo conto circa 7 mila euro che, per non destare sospetti, spostava mensilmente in piccole somme da cento euro con bonifici dalla causale «stipendio».

     

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    Nel 2018 i primi sospetti: la compagna e socia del suo capo le richiede le credenziali di accesso dell'home-banking, ma la donna tentenna e in un secondo momento le dà una password sbagliata. Solo dopo aver richiesto assistenza telefonica a Poste Italiane, la prima riesce ad effettuare l'accesso e rendersi conto che le spese sono troppe e immotivate. Allerta il compagno che effettua un controllo approfondito e si accorge che quelle somme mancanti sono state trasferite sul conto della sua fidata collaboratrice. Alla richiesta di spiegazioni, però, la donna non ha mai risposto e non si è più presentata al lavoro. «È al pronto soccorso perché non si è sentita bene», ha riferito loro in un primo momento il marito di Alessandra, ma successivamente ha aggiunto che la moglie era incinta e, quindi, sarebbe rimasta in maternità.

     

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    Sebbene l'accusa formulata nei suoi confronti si riferisse ai soli bonifici e all'accesso al conto aziendale, nel corso delle testimonianze in favore della parte lesa sono emerse altre condotte che sarebbero state messe in atto dall'imputata nello stesso periodo. Come segretaria, la donna si occupava anche della gestione dell'agenda per la socia dello studio e avendo accesso al computer dell'attività sarebbe riuscita ad entrare nel suo account Google recuperando i dati della sua carta di credito, associandola a ogni pagamento di Amazon: jeans, beni di uso quotidiano e persino dei test di gravidanza.

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    «Inoltre spesso Alessandra si recava a fare spese per lo studio - ha riferito la socia sentita in udienza come teste - Diceva di aver anticipato i soldi e se li faceva restituire, ma aveva pagato con la mia carta aziendale». L'avvocato di parte civile ha chiesto che, nella quantificazione della pena, il giudice tenesse conto dei danni morali subiti dal titolare dello studio: «Ha paura di fidarsi - ha riferito in udienza - Non ha ancora assunto una nuova segretaria».

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