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    IL MILAN SI ARRENDE AL CHELSEA E ALL’ARBITRO SIEBERT: LA STRADA IN CHAMPIONS SI COMPLICA. MA IL PARI DEL SALISBURGO A ZAGABRIA TIENE VIVE LE SPERANZE DEI ROSSONERI – PROTESTE DEL "DIAVOLO" PER IL RIGORINO CON L’ESPULSIONE DI TOMORI CHE SPIANA IL CAMMINO DEI "BLUES": 2-0 IL RISULTATO FINALE CON I GOL DI JORGINHO DAL DISCHETTO (I RIGORI LI SBAGLIA SOLO CON LA NAZIONALE) E AUBAMEYANG - CON DUE VITTORIE LA SQUADRA DI PIOLI SI QUALIFICA…


     
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    Stefano Cantalupi per gazzetta.it

     

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    Notte fonda a San Siro. Il Milan perde contro il Chelsea per la seconda volta in una settimana, ma questa sconfitta matura in modo totalmente differente da quella di Stamford Bridge: sotto di un uomo e di un gol dopo 21 minuti per un episodio contestatissimo, i rossoneri possono ben poco contro una squadra che a Londra aveva già dimostrato di avere qualcosa in più dei campioni d'Italia.

     

    Finisce 0-2, ma è di fatto una non-partita quella del Meazza, nonostante la buona volontà che il Diavolo ci mette anche in inferiorità numerica, per onorare i 75mila accorsi al Meazza. Troppo determinante la decisione dell'arbitro Siebert, che caccia Tomori per un fallo da rigore sul quale nemmeno i Blues avevano avanzato alcuna pretesa. E perdere così, senza quasi potertela giocare, fa davvero rabbia.

     

    Non c'è nemmeno il tempo di valutare se l'assetto scelto da Pioli - Gabbia confermato al centro della difesa, Diaz sul lato destro dell'attacco - sia quello giusto per riequilibrare il confronto col Chelsea, dopo il pesante ko dell'andata. Rispetto all'undici anti-Juve l'unica differenza è la presenza centrale di Krunic al posto di Pobega, mentre i Blues sono quelli visti a Stamford Bridge una settimana fa, con Jorginho invece di Loftus-Cheek a centrocampo e Chalobah nella posizione di Fofana in difesa.

     

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    I problemi, per un Milan che comunque inizia la gara con impeto, vengono sempre dai due trequartisti, Sterling e Mount. È il prodotto dell'Academy dei Blues a rendersi protagonista dell'azione che decide tutto, quando ancora non s'è concluso il primo quarto di partita: taglio perfetto in area, Tomori è in ritardo e lo insegue, appoggiandogli la mano sinistra sulla spalla. Mount calcia e non batte Tatarusanu, rammaricandosi insieme alla panchina londinese per la chance sprecata: nessuno protesta, ma Siebert ha fischiato.

     

    Rigore. Di più: rosso diretto a Tomori per interruzione di chiara occasione da gol (senza tentare di intervenire sul pallone). Il Var non può interferire sull'entità del contatto, che sembra lievissimo e brevissimo, ma c'è. È un rigorino, ma proprio "ino", di quelli che in Europa non si danno quasi mai. Pioli è una furia, Tomori è incredulo, ma dopo qualche minuto il Milan si ritrova sullo 0-1 - Jorginho dal dischetto non è il Jorginho di Italia-Svizzera - e in dieci uomini. Conta solo quello.

     

    AUBAMEYANG E GAME OVER —   In una serata da incubo, non può mancare il gol dell'ex. Che arriva, puntuale, a firma di Pierre-Emerick Aubameyang. Avrebbe potuto segnarlo Giroud poco prima, proprio contro la squadra con cui ha conquistato la Champions League: niente, colpo di testa a lato. Invece "Auba" al 34' non perdona, finalizzando una splendida trama ideata da Kovacic (lontano parente dell'anonimo calciatore che si esibiva al Meazza in nerazzurro) e rifinita dal solito Mount. Tatarusanu raccoglie in porta il pallone dello 0-2, sconsolato. Pioli pian piano ridisegna la squadra, cominciando dall'avvicendamento tra Diaz e Dest.

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    E il Milan evita quanto meno l'imbarcata, anche in una ripresa che ha ben poco da dire, se non in chiave differenza reti generale. Il pubblico rossonero, ancora furioso per il rosso a Tomori, sostiene il Diavolo e intanto s'informa sul risultato di Zagabria, quando mai pesante in chiave qualificazione. Almeno da lì arrivano notizie discrete: il pari della Dinamo impedisce la fuga a +4 del Salisburgo, che a questo punto diventa la squadra su cui fare la corsa nello sprint verso gli ottavi. Basteranno due vittorie negli ultimi due turni del gruppo E, forse perfino un successo sugli austriaci e un pari in Croazia, a patto che il Chelsea dia una mano. Quel che conta è che il Milan è ancora padrone del proprio destino europeo. Magra consolazione stasera, ma domani farà tutta la differenza del mondo.

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