1 - LE PAGELLE DEI GRILLINI AI SOTTOSEGRETARI IN 4 RISCHIANO IL POSTO
Federico Capurso per “la Stampa”
STEFANO BUFFAGNI LUIGI DI MAIO
Ormai è sera quando sottosegretari e viceministri del Movimento 5 stelle iniziano ad affollare i corridoi di Montecitorio. C' è chi si attacca al telefono per sondare gli umori dei deputati, chi ripassa a mezza bocca il proprio discorso, chi cammina nervoso fumando una sigaretta in cortile.
Così inizia la lenta processione verso gli uffici della Camera che ospitano la "graticola": quaranta minuti d' esame in cui i membri della commissione di competenza ascoltano e giudicano con tanto di valutazione «alta», «media» o «bassa» il lavoro dei sottosegretari. E al termine della settimana, quando tutte le pagelle saranno state esaminate da Luigi Di Maio e dai venti membri del direttorio grillino, «qualche testa salterà», assicurano i vertici.
ALESSANDRA PESCE
I primi venti minuti della "graticola" vengono riservati ai sottosegretari, chiamati ad esporre quanto fatto in un anno di governo davanti ai membri della loro commissione, mentre una telecamera del partito registra l' intervento. Per i vertici, la presenza della telecamera «dà la possibilità al sottosegretario di utilizzare il video per i suoi canali social».
Eppure, fa notare più di un membro del sottogoverno grillino, «non ci hanno mai chiesto se volessimo essere ripresi o meno». Il nervosismo è palpabile. C' è anche chi non accetta di finire alla sbarra e a patto dell' anonimato liquida l' iniziativa di Di Maio come «uno sfogatoio inutile». Anche qualche parlamentare preferirebbe concentrarsi su altro.
SALVATORE MICILLO
«Non dobbiamo fare graticole - dice Paolo Lattanzi -, dobbiamo diversificare l' impegno sul territorio e la comunicazione di ciò che facciamo. Sull' antimafia, ad esempio, come Movimento siamo scomparsi perché abbiamo fatto lo stesso giro di procure che ha fatto la commissione Antimafia».
alessandra pesce assaggia la pizza fritta
Nei venti minuti successivi della graticola arrivano le osservazioni e le lamentele di deputati e senatori, chiamati alla fine a compilare una «scheda anonima di riflessione» composta di sei voci: «presenza, disponibilità all' ascolto, capacità di fornire informazioni, capacità di fornire risposte, capacità di raggiungere obiettivi, capacità organizzativa», cui si aggiunge uno spazio riservato alle «note sull' operato del sottosegretario». Non tutti, però, accettano di mettere dei voti e sono molte le schede a rimanere bianche: «Ho studiato per fare l' avvocato, non il giudice», commenta un deputato M5S.
salvatore micillo
Il destino dei sottosegretari, tra pochi giorni, sarà nelle mani di Di Maio e dei venti membri del Direttivo. A rischiare, secondo i vertici, sono soprattutto quattro membri del sottogoverno. All' Agricoltura Alessandra Pesce, all' Ambiente Salvatore Micillo e allo Sviluppo economico con delega all' Energia Davide Crippa.
Nel mirino ci sarebbe anche Michele Dell' Orco, sottosegretario ai Trasporti, accusato da molti parlamentari di aver speso troppe energie nel suo collegio elettorale, dove alle ultime politiche aveva mancato la rielezione. Una soluzione diversa sembra invece in cantiere per Angelo Tofalo, sottosegretario alla Difesa, che dopo essersi scontrato con il suo ministro Elisabetta Trenta sarebbe stato tentato dalle dimissioni. La sua storica amicizia con Di Maio, con cui ha condiviso l' appartamento romano all' inizio della scorsa legislatura, gli permetterebbe un' uscita soft, senza «bocciature».
DAVIDE CRIPPA
2 - L'ESAME-GRATICOLA AGITA IL M5S ECCO I PRIMI QUATTRO A RISCHIO
Alessandro Trocino per il “Corriere della sera”
«Da anni, qualunque cosa succeda, è sempre colpa mia. Ora basta, ora si cambia». E così Luigi Di Maio, stufo di fare il capro espiatorio di ogni problema del Movimento, ha deciso di mettere sulla «graticola» i suoi. Una procedura inedita e inusuale, una sorta di processino al quale vengono sottoposti i sottosegretari, che vengono valutati con una «scheda anonima di riflessione» e sottoposti al giudizio finale di Luigi Di Maio e dei «direttivi» congiunti, una quindicina di deputati e senatori (vice e segretari d' aula). Alla fine, i processati rischiano di finire intrappolati nel rimpastino di sottogoverno. Nel migliore dei casi, rischiano una lavata di capo. Li chiamano «gli incravattati».
Eletti che, dicono, hanno dimenticato di essere «portavoce» del popolo e si sono trovati troppo a loro agio sulle poltrone di Palazzo Chigi. Gente che ha cominciato ad assaporare il potere e si è dimenticata della truppa dei parlamentari, frustrati, invidiosi o solo desiderosi di lavorare meglio, e in squadra.
alfonso pecoraro scanio col sottosegretario alessandra pesce (4)
Nel Movimento c' è agitazione. All' ultima assemblea, in molti si erano lamentati per la mancanza di dialogo e di confronto. Di Maio li ha serviti subito. Una buona occasione per regolare qualche conto in sospeso, affidando all'ordalìa anonima la rimozione di sottosegretari inefficienti, o entrati in conflitto, e soddisfacendo le brame più o meno legittime di altri esponenti del Movimento che scalpitano.
Ieri sera, prima delle ultime «graticole», volavano soffiate, non di rado veicolate da aspiranti alla poltrona. Un clima frizzante, che eccita e irrita. Ieri sera in diversi si sono rifiutati di consegnare la schedina di valutazione, anonima: «Ma che roba è - dice un deputato - mica faccio il giudice o il professore. Se ne può parlare apertamente, no, senza fare le pagelle?».
DAVIDE CRIPPA
Non tanto. Nel Movimento vige una certa omertà interna e sono in pochi quelli che si consentono di esprimere valutazioni esplicite. «Ritaglierò lettere dal giornale, per non far riconoscere la mia scrittura», scherza un' altra, ma non troppo.
Tra i parlamentari circola un totonomi dei più a rischio e dei più bersagliati dalle critiche. Ma sono previsioni avvelenate dal clima di faida interna. Tra quelli etichettati come «gli incravattati» ci sono Lorenzo Fioramonti, Davide Crippa e Andrea Cioffi, avvistati di rado dai colleghi o comunque poco propensi a dare informazioni. Si parla molto di Angelo Tofalo, entrato in rotta di collisione con il suo ministro, Elisabetta Trenta.
MICHELE DELL ORCO
È andato a un passo dalle dimissioni, qualche giorno fa, e non è escluso che varchi la soglia, d' intesa con Di Maio, del quale è sodale. Contestati anche Laura Castelli, molto esposta per il suo ruolo, e Carlo Sibilia, che però si racconta come molto solerte nel rispondere alle sollecitazioni.
Secondo fonti più accreditate, i sottosegretari davvero in pericolo sarebbero quattro, a rischio revoca: Alessandra Pesce, sottosegretario alle Politiche agricole; Michele Dell' Orco, alle Infrastrutture; Davide Crippa, allo Sviluppo economico, e Salvatore Micillo, Ambiente.
Stefano Buffagni, in vista della sua «audizione» scherza: «Sono nato pronto, alla peggio mi bocciano». Claudio Cominardi pure: «Visto che è graticola, aggiungo aceto balsamico e alloro». Nelle schede c' è uno spazio di giudizio libero, con alcune voci fisse: presenza; disponibilità all' ascolto; capacità di fornire informazioni; capacità di fornire risposte; capacità di raggiungere obiettivi; capacità organizzativa. Ogni voce ha tre giudizi: alta, media o bassa. Una pagellina che finisce dentro un' urna e poi sarà valutata da direttivo e Di Maio.
MICHELE DELL ORCO
Con una procedura oscura, come spiega Alessio Villarosa: «Avrei preferito un metodo diverso, più trasparente. Avrei voluto leggere i giudizi, per esempio. E poi questa telecamera che ci riprende: a chi finiranno queste riprese?». Già, perché i primi venti minuti verranno ripresi, mentre i successivi venti, per lasciare più libertà di manovra, no.
Dove finiranno i video? E chi leggerà davvero le schede?