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    “IL MIO AMICO VATTIMO NON È PRIGIONIERO DEL SUO ASSISTENTE” – I DUBBI DI FRANCO DEBENEDETTI SULLA RICHIESTA DELLA PROCURA DI CONDANNARE SIMONE CAMINADA A QUATTRO ANNI DI CARCERE PER CIRCONVENZIONE DI INCAPACE – “NON RIESCO A CAPIRE L’ACCUSA DI AVER “ISOLATO IL PROFESSORE”. LA CASA DI VATTIMO E’ APERTA - IL TEMA DELL’EREDITÀ È SEMPRE PRESENTE: QUELLA DI FAR PERVENIRE I SUOI BENI A UN EREDE È STATA UNA COSTANTE PREOCCUPAZIONE DI GIANNI…”


     
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    Lettera di Franco Debenedetti al Corriere della Sera

     

    vattimo simone caminada vattimo simone caminada

    “Ho la massima fiducia nella magistratura”. E proprio il caso di ripetere la formula di rito, quando si legge Simona Lorenzetti sul Corriere del 4 dicembre, riferire della richiesta del PM di condannare Caminada, l’assistente di Gianni Vattimo, a quattro anni di carcere per circonvenzione di incapace. Sono amico di Gianni da 50 anni, lo frequento regolarmente, anche se meno di quanto dovrei io e meno di quanto vorrebbe lui. Quattro anni: mi vien da chiedermi dove è stato Simone Caminada negli ultimi 4 anni.

     

    Era a cercare di aggiustare il tubo dell’acqua che inondava il bagno. Era a cercare un appartamento di affittare a Sauze d’Oulx dove sfuggire al caldo torrido di Agosto. Era a litigare (istigato da me) con il medico di base che non aveva mandato Gianni a vaccinarsi per il Covid. Era a trovare le opere di Gianni (con qualche frizione con i suoi allievi diventati accademici) per l’opera omnia che avevo spinto perchè fosse stampata dalla Nave di Teseo. Era al telefono con sua madre per convincerla a venire a dare una mano nell’interregno tra due badanti.

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    Non riesco a capire l’accusa di aver “isolato il professore, inducendolo a tagliare i ponti con quel gruppo di amici che fino a quel momento gli avevano garantito compagnia e sostegno”.

     

    Gianni risponde al telefono, la sua casa, citofono permettendo, è aperta. Se volevano venirlo a trovarlo trovare bastava suonare, se volevano stare con lui da soli, bastava dirglielo. Questo prima: tutto cambia, naturalmente, con l’inconsulta decisione del “gruppo di amici” di far pervenire le loro illazioni all’autorità giudiziaria, ciò che fece staccare la slavina che avrebbe -anzi come si vede- ha – portato al professore umiliazioni, preoccupazioni, difficoltà anche materiali: le amarezze degli ultimi anni di uno dei grandi filosofi italiani di fine ‘900.

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    Chiaro che da allora di quella “compagnia e sostegno”, fece volentieri a meno, fino al divorzio, ottenuto grazie alla sua generosità, riconosciuta anche dall’accusa.

     

    Il tema dell’eredità è sempre presente: quella di far pervenire i suoi beni a un erede è stata una costante preoccupazione di Gianni. Prima che morissero entrambi tragicamente, beneficiari dovevano essere i suoi grandi amori. Giampiero Cavaglià e Sergio Mamino.. Gianni mi ha parlato più volte, come di cosa ovvia, della sua volontà di lasciare tutto a Simone.

    franco debenedetti franco debenedetti

     

    D’altra parte, prima del divorzio, oltre alla legittima, si poteva pensare a esiti diversi; ma dopo il divorzio, chi oltre Simone può essere suo erede? Tanto generoso verso le persone, Gianni non dimostra particolari inclinazioni verso le istituzioni, non gli ho mai sentito parlare di Cottolengo.

     

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    E allora 4 anni per che cosa?

    FRANCO DEBENEDETTI FRANCO DEBENEDETTI

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