Dario Falcini per rollingstone.it
«Nella vita mia ho buttato giù di tutto, ma non mi ero mai ridotto come con lo Xanax. Una mattina ho spaccato la porta del ripostiglio, perché ero sicuro che dentro avessero nascosto un blister di farmaci. Non c’era nulla».
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Niccolò dà l’ultimo tiro alla Marlboro scroccata, seduto al tavolino di un chiosco, e manda via per la seconda volta la cameriera. «Fino a stasera niente alcool, non mi sono ancora nemmeno fatto una canna». Ha 24 anni e vive sui Navigli: famiglia della buona borghesia milanese, lavoretti da cuoco per mantenersi e una manciata di pezzi trap caricati su YouTube con lo pseudonimo di Chfnik. Nell’ultimo, che risale a sei mesi fa, esordisce sulla base con le parole “benzo boy”, poi canta “tienimi buono, o è la volta buona che ammazzo qualcuno in Duomo”. Quello non è stato un periodo facile per lui.
«Verso la fine dell’anno scorso ero mega stressato», racconta. «Avevo continui attacchi di panico, così ho iniziato a prendere gocce di Lormetazepam». Noto anche come Minias, fa parte della famiglia delle benzodiazepine, farmaci che agiscono sul sistema nervoso, con lo scopo di curare l’ansia e gli attacchi di panico e risolvere i problemi di insonnia. Ne esistono di vario tipo, diversi per caratteristiche chimiche, effetti e durata di azione. Ma chi oggi domina la scena è lo Xanax.
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«Un giorno ho mollato il lavoro al ristorante, e ho cominciato a darci dentro. Ne prendevo 15 pastiglie al giorno. Sono andato avanti così un paio di mesi: iniziavo a colazione, non uscivo più di casa, me ne stavo sul divano tutto il giorno con gli occhi ribaltati. Ero un bambolotto», dice Niccolò. Parole simili a quelle di Arturo Bruni, in arte Side, che sul numero di luglio di RS descriveva il mix di eroina, oppiacei e benzodiazepine – fino a 60 pastiglie al giorno – che è stato la sua quotidianità negli ultimi anni. «Gli psicofarmaci possono essere più tossici delle droghe illegali. Se poi le mischi, è la fine», le sue parole.
Negli ultimi anni il pianeta trap è stato colonizzato da ansiolitici e altri prodotti farmaceutici. Tony Effe, ex socio di Arturo nella Dark Polo Gang, ha dedicato un pezzo all’Alprazolam (il nome comune per indicare lo Xanax, ndr), mentre l’ultimo disco di Sfera Ebbasta, già alfiere italiano della “moda” dello sciroppo alla codeina, contiene una traccia chiamata XNX, il codice fiscale del solito farmaco.
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Niente in paragone a quello che succede di là dell’oceano. Secondo il Washington Post “gran parte della musica americana di oggi richiede di essere ascoltata in un contesto farmacologico”. Il quotidiano chiama in causa Lana Del Rey, The Weeknd e persino Justin Bieber, che farebbero tutti parte della nouvelle vague del “pop da pasticca”, “nello stesso modo in cui il rock della fine degli anni ’70 pulsa come una visione sotto LSD”, o l’erba incendia le dancehall giamaicane.
Di certo l’immaginario “feeling blue” di chi sta sempre in botta di qualche sostanza da laboratorio è l’unico riferimento possibile per numerosi artisti della nuovissima scena, non a caso ribattezzata Xanax Rap. Per capire di che si parla la cosa migliore è fare un giro sulla piattaforma Lyrical Lemonade, che riunisce i video dei vari Lil Skies, Lil Pump, Juice WRLD, roba da fare sembrare immediatamente anziani i Migos e la congrega di Atlanta. Tutto succede molto in fretta, tanto che poi tocca sedarsi un po’.
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Xanax +
lil pump e la torta di xanax
Dal Paese del Prozac agli Stati Uniti dello Xanax, così titolava un articolo del New York Times dello scorso giugno. Il riferimento iniziale è al memoir di Elizabeth Wurtzel Prozac Nation: era il 1994, l’anno del suicidio di Kurt Cobain, e la giornalista e scrittrice americana rendeva letteratura un’intera generazione di depressi e inadeguati. La fluoxetina (il nome generico del Prozac, nata per il trattamento di disturbi psichiatrici, ndr), diventava la panacea di ogni male.
«In quel periodo avevo un gran mal di testa, e il mio medico mi propose di provare questo “nuovo” farmaco. Il nome Prozac+ è nato così», commenta Gian Maria Accusani, tra i fondatori della cult band veneta. «A metà anni ’90 gli antidepressivi come il Prozac erano dappertutto, li usava chiunque. Il modo in cui quelle sostanze alteravano le personalità e gli entusiasmi di migliaia di tanti ventenni ci sembrava uno spaccato generazionale efficace».
Con il nuovo millennio il Prozac e i suoi fratelli finirono un po’ fuori moda. Dopo l’effimero – ma non ditelo agli studenti americani – boom del Ritalin e degli stimolanti, ritornava di mortificante attualità quella Age of Anxiety cantata dal poeta britannico W.H. Auden 70 anni fa. L’ansia oggi è una specie di pilastro su cui si fonda la società occidentale, e il suo totem è fatto di Xanax.
Xanax contiene benzodiazepine
Le cause di questa diffusa inquietudine possono essere infinite. Dal precariato all’eterna connessione imposta dagli smartphone, fino alla situazione politica: secondo l’Atlantic sarebbe stata una specie di ansia culturale generalizzata a spingere Donald Trump alla Casa Bianca. Su Twitter ha spopolato l’hashtag #ThisIsHowAnxietyFeelsLike, con cui ognuno raccontava il proprio rapporto con questa bestia. L’ansia è diventata un movimento. «La crisi non è solo una questione di Pil», spiega Celata, «cambia l’umore della popolazione e di conseguenza la sua richiesta di antidoti. Se sei sottopagato hai bisogno di tranquillanti per non abbatterti, se perdi il posto ti rifugi negli antidepressivi. In Grecia, per esempio, abbiamo assistito a un boom degli oppiacei».
lo xanax nei ravioli
Perché, al di là delle suggestioni giornalistiche che arrivano dalla Grande Mela e di quali marche meglio si prestino a essere cantate in modalità autotune, il rinnovato successo dello Xanax non ha affatto mandato in pensione le altre sostanze. E, anche se le benzodiazepine continuano a fare la parte del leone, «a livello mondiale il mercato degli antidepressivi è cresciuto molto», spiega Bernardo Carpiniello. «In alcuni Paesi si assiste anzi a una riduzione dell’utilizzo degli ansiolitici, perché si pensa creino troppa dipendenza e vengono preferiti i SSRI (inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina, della famiglia degli antidepressivi, ndr). Che per giunta sono gratuiti».
Tempo di dirsi addio
«Per uscirne sono stato rinchiuso in casa due settimane, con febbre e cagarella. Come un eroinomane», dice Niccolò, che finalmente si concede un sorriso. «Mi sono spaccato il naso con la chetamina, per frenare il tremore ai muscoli». Lui non è andato da nessuno psichiatra, «perché se no ti danno le medicine per smettere, e tu non ti riacchiappi più. Prendo solo uno Xanax a rilascio prolungato al giorno, quando mi sale l’ansia pesante. Continuo a usare le altre droghe, ma perché mi piace e perché decido io di farlo», dice, prima di perdersi tra le bancarelle della fiera di Sinigaglia.
clara mcgregor racconta gli abusi e la dipendenza da xanax su instagram
Per chiudere questa storia di usi e abusi, di rime che diventano consumi (pericolosi) e viceversa, sono utili le parole di un suo collega. Giulio Elia Sabatello, in arte LowLow, risponde al telefono da Roma, mentre sorseggia il primo caffè della giornata. Ha 25 anni e il suo ultimo disco, Il bambino soldato, contiene il brano Pillole, in cui racconta il suo rapporto “normale” con gli psicofarmaci.«Ne parlo perché è un aspetto della mia vita: ho avuto un periodo complicato, in cui mi sentivo disturbato e faticavo a trovare un senso alla cose». Così ha iniziato ad andare in analisi, e prendere psicofarmaci. «Non so se mi abbiano aiutato», dice, «forse mi hanno evitato qualche sbalzo di umore, ma chi lo può dire. Chi prende lo Xanax non è per forza un pazzo o un depresso, e allo stesso modo chi esalta queste cose delira. Non c’è niente di figo».
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