Ernesto Assante per repubblica.it
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"Non ne so nulla, ma se fosse vero sarebbe una buona notizia". Giulio Rapetti, in arte Mogol, commenta così la notizia della comparsa su Spotify e su Deezer di un album di Lucio Battisti, intitolato Il meglio di Lucio Battisti, pubblicato da una non meglio identificata Universal Digital Enterprises, "che non è parte di Universal", tiene a che sottolineare Alessandro Massara, presidente di Universal Music. Eppure, è la prima volta nella storia dei servizi di streaming che la musica originale di Lucio Battisti, le sue canzoni più famose, da La canzone del sole a Sì, viaggiare, sono disponibili per l'ascolto.
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Fino a oggi gli eredi, soci della società Acqua Azzurra che detiene i diritti di utilizzo del repertorio del musicista di Poggio Bustone, ovvero la moglie Grazia Letizia Veronese e il figlio Luca, azionisti di maggioranza, Mogol e la Universal, non avevano trovato alcuna forma di accordo e la società era andata in liquidazione. Il tribunale di Roma ha affidato la società all'avvocato Gaetano Maria Giovanni Presti la guida della società, conferendogli "tutti i poteri di legge volti alla miglior liquidazione della società stessa, nessuno escluso, che eserciterà nella sua piena discrezionalità e responsabilità senza necessità di autorizzazione alcuna da parte dei soci". Il che spiegherebbe perché né Mogol, né la Universal, e nemmeno la Sony, la casa discografica che pubblica attualmente le canzoni di Battisti, ne sapessero nulla.
lucio battisti
Tutto a posto, dunque? È lecito ancora avere qualche dubbio sulla pubblicazione. L'album non solo è sotto il marchio di un'etichetta fantomatica, ma l'elenco delle canzoni presente su Spotify presenta addirittura alcuni errori nei titoli, da "La collina deli ciliegi" a "Io te venderei", che rendono ancora più improbabile il tutto. Ma la musica sui servizi c'è, e le canzoni sono quelle vere, non sono ricantate da un'imitatore, anzi vengono addirittura segnalate come "remastered", rimasterizzate. "Sarebbe molto bello", dice Mogol, "sono canzoni che i giovani potrebbero ascoltare, sarebbe una fonte di conoscenza davvero importante. La cultura popolare e la musica sono nel cuore della cultura del nostro Paese e le canzoni che Lucio ha scritto con me in tanti anni meritano di essere ascoltate".
mogol lucio battisti
Il mistero della pubblicazione sui servizi streaming potrebbe non essere risolto nelle prossime ore, ma è lecito attendersi delle sorprese, sia che sia stato un bravo hacker che è riuscito a caricare i brani in maniera "ufficiale" su Spotify e Deezer, sia che si tratti di una scelta del liquidatore della società, che avrebbe affidato a qualcuno la possibilità di pubblicare i brani online.
2. LA FIGLIA DI GABER ALLA MOGLIE DI BATTISTI
Il giorno dopo la lettera in cui il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha voluto esprimere alla signora Grazia Letizia Veronese, a vent'anni dalla morte di Lucio Battisti, il suo ricordo e l'apprezzamento per l'opera del grande cantautore, ricordando come "il suo straordinario talento, insieme alla costante e rigorosa ricerca di evoluzioni espressive, lo hanno consacrato come un punto di riferimento nel panorama musicale italiano, superando, nonostante la sua natura schiva e riservata, i confini nazionali", alla vedova del grande cantautore di Poggio Bustone si rivolge la figlia di Giorgio Gaber, Dalia Gaberscik.
BATTISTI E MOGOL
In un primo tempo un'agenzia di stampa parlava di appello, ma la figlia del Signor G ha voluto chiarire: "Non ho fatto nessun accorato appello ma ho solo espresso un'opinione e raccontato quello che abbiamo scelto di fare io e mia madre con l'eredità artistica di Giorgio Gaber. Come ho già detto, non conosco le motivazioni della famiglia Battisti e pertanto non le giudico".
Dalia Gaberscik
La figlia del cantautore milanese aveva detto: "Quando l'eredità artistica di un grande cantautore non è resa disponibile per le nuove generazioni è sempre un grande peccato. Non conosco i dettagli giudiziari della vicenda Battisti né le intime motivazioni della famiglia - premette Dalia - e quindi non posso giudicarle. Posso solo dire che, da figlia di un grande artista e da semplice fruitrice di arte, mi piacerebbe che le cose andassero in un altro modo. E che l'immenso patrimonio della produzione di Lucio Battisti fosse considerato un bene comune, accessibile a tutti".
lucio battisti e la moglie grazia letizia veronese 7
"Questa - sottolinea Dalia - è la scelta che noi abbiamo compiuto intorno alla produzione di mio padre Giorgio Gaber. Con la creazione di una Fondazione e poi di un Festival che si occupano proprio di diffondere la conoscenza del suo repertorio e di avvicinare le nuove generazioni di artisti alla sua lezione. Questa scelta di apertura ci aiuta a mantenere viva la produzione del Signor G e, in qualche modo, a farci sentire ancora vicino Giorgio Gaber, anche se purtroppo lui non è più con noi fisicamente", conclude Dalia Gaberscik, titolare di una delle più grandi agenzie di comunicazione italiane nel campo dell'intrattenimento e motore della Fondazione e del Festival intitolati al padre. Dopo due ore, l'agenzia che 'corregge' il tiro: "Non ho fatto nessun accorato appello, ho solo espresso un'opinione. Non mi permetto di giudicare nessuno".
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