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    ALTRO CHE WINDSOR, FALSTAFF E' NELLA CASA DI RIPOSO DELL'OTTUAGENARIO GIUSEPPE VERDI - DAL 2 FEBBRAIO ALLA SCALA L’OPERA MESSA IN SCENA DA DAMIANO MICHIELETTO: “PROIETTO LA VECCHIAIA DEL COMPOSITORE IN QUELLA DEL PROTAGONISTA" - SUL PODIO ZUBIN MEHTA, AMBROGIO MAESTRI SARA' PER LA 250ESIMA VOLTA FALSTAFF - VIDEO


     
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    Pierluigi Panza per il Corriere della Sera

     

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    Dal 2 febbraio, alla Scala, i fratelli Boito si troveranno idealmente protagonisti del Falstaff di Verdi messo in scena da Damiano Michieletto. Il libretto è di Arrigo (niente di nuovo) ma le «scene» sono indirettamente del fratello Camillo Boito, restauratore e progettista di Casa Verdi, luogo che fa da sfondo alla messa in scena (scenografo Paolo Fantin).

     

    MICHIELETTO MICHIELETTO

    Niente Tamigi per le allegre comari, ma secchiate in testa al «vecchio John», carrozzelle, lenzuola a fiori e lo storico ritratto di Verdi alla parete. Tutto si compie nella grande sala neogotica della Casa di riposo per musicisti di Milano. Lì, c' è un Falstaff alticcio sdraiato sul divano che viene risvegliato dalle comari: non è realtà ma rêverie proustiana che mette in moto l' opera su un doppio piano: quello della vita da anziani e quello del ricordo.

     

    Questo Falstaff , diretto da Zubin Mehta, è uno dei «contestati» spettacoli che il sovrintendente Pereira acquistò da Salisburgo e che gli costò la decurtazione dello stipendio, come se fosse giusto che a Salisburgo vedano un Falstaff ambientato a Milano ma a Milano si debbano tenere quello del pur ottimo Robert Carsen ambientato in una cucina gialla. Il 250 volte Falstaff, Ambrogio Maestri esce così dalla cucina ed entra nel ricovero con malinconia: «Penso ai miei acciacchi e mi chiedo: da vecchi sarà così? Con Carsen facevo il matto, qui sono più vero».

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    Ma il Falstaff non era «burla»? «Non carico il lato comico, lo immergo in qualcosa di più umano - racconta Michieletto -. Falstaff è un anziano non solo vittima di scherzi, ma che ricorda uno spettacolo. In questo modo la vecchiaia del compositore, Verdi, si proietta in quella del protagonista. È nata così l' idea di ambientare l' opera nella Casa che Verdi, ottantenne, andava pensando negli anni del Falstaff » (1893).

     

    AMBROGIO MAESTRI AMBROGIO MAESTRI

    Mehta dice che «nel Falstaff trova un Verdi che va verso Rossini e Mozart», che con «l' orchestra abbiamo ripulito il suono» e che la «compagnia, tutta italiana, recita in forma naturale». A dire il vero una straniera c' è: la svizzera Yvonne Naef nel ruolo di Mrs Quickly; gli altri interpreti sono Carmen Giannattasio (Alice Ford), Annalisa Stroppa (Mrs Meg Page), giá Suzuki nella Butterfly , Gliulia Semenzato, giovane Nannetta, Massimo Cavalletti (Ford) e Francesco Demuro (Fenton).

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