Estratto dell’articolo di Brunella Giovara per www.repubblica.it
il corpo di san pio
[...] a guardare il soldo, «c’è solo da piangere». In un giorno di metà settimana, i chioschi di souvenir sono vuoti, i commercianti hanno il polso preciso della situazione economica di una città che vive in gran parte di turismo religioso, perciò si lamentano. Una donna discute per un rosario da polso, 1 euro e 50, poi se ne va senza un saluto. «C’è la crisi», dice la negoziante, «tutto è rincarato, anche il viaggio per salire quassù. Si portano il panino da casa, e anche la calamita da frigo gli sembra cara». Un euro. Ma non lo spendono. Figurarsi il portaciuccio da 3,50.
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La fede è anche un business, come sa chi gestisce i santuari del mondo, da Lourdes al più piccolo. Qui la crisi si vede di più perché San Giovanni Rotondo è sovradimensionata, esplosa con la canonizzazione e la santificazione del frate, trionfante nel Giubileo del 2000 e quindi gonfia di alberghi nuovi, ma poi tutto è passato e si è forse tornati a un giusto equilibrio, che non dispiace a padre Rinaldo Totaro, Guardiano del Convento dei Frati minori cappuccini. «Allora mettevamo le transenne in chiesa, come allo stadio, per regolare ingresso e uscita dalla messa. In quattro minuti il ricambio era fatto, e ne cominciava un’altra. Ora siamo tornati a una dimensione più umana».
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[...] Quanto al gigantismo, a partire dalla Chiesa creata da Renzo Piano, «un’opera del genere non ce la possiamo più permettere! Ma è meglio così». Seimila posti a sedere, l’altare di Arnaldo Pomodoro, il portale di Mimmo Paladino.[...]. Sul fianco della collina, la struttura moderna del Poliambulatorio, e la Casa Sollievo della sofferenza, l’ospedale voluto dal frate, di proprietà del Vaticano. «Ci lavorano 2.500 persone, è uno dei perni su cui vive la città, l’altro è san Pio».
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[...] All’Ufficio pellegrini le impiegate rispondono al telefono con uno squillante «pace e bene» ai tour operator che mandano i pullman dei gruppi di preghiera, di filippini e polacchi. E che spendono di più, tra alberghi e ristoranti. Ma tutti gli altri, sono pugliesi e soprattutto baresi. Poi, ne arrivano da Campania, Sicilia e Calabria, insomma il pellegrino tipo è del Sud, spesso anziano, e povero come era padre Pio. «La regione che ci guarda di più è la Lombardia», spiega Stefano Campanella, direttore di Tele Radio Padre Pio, «emittente nazionale, francescanamente povera. Utenza over 65, che segue le messe in diretta o le repliche il pomeriggio». Ricorda gli anni d’oro, gli 8 milioni di pellegrini del 2002, i 10 milioni nei 17 mesi tra 2008 e 2009 (esumazione ed esposizione del corpo), «poi siamo scesi». Oggi, «anni di bronzo, ma vediamo una ripresa. Stiamo tornando ai livelli pre Covid. Quattro milioni».
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C’è chi dice meno, molto meno. 600mila le presenze alberghiere, più i visitatori in giornata, che sono moltissimi «e anche 30-40mila nel weekend», dice il sindaco, ma non più le folle oceaniche. «Qui ci sono 7mila posti letto. Ne basterebbero 4mila», spiega Luca Mischitelli, che di alberghi ne ha tre. «E sì, ce ne sono molti abbandonati, costruiti nel 2000 e ora cattedrali nel deserto. C’erano 25 alberghi, di colpo sono diventati 125, il disastro era inevitabile».
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Qualcuno ha investito sperando nel grande business, «ma il turismo religioso è low cost per definizione, e a San Giovanni si viene solo per ospedale e santuario». Dopodiché, 70 anni fa qui non c’era niente, e padre Pio fece il suo primo miracolo, trasformando un paese di minatori in un posto che tutto il mondo conosce, meta di papi e personalità devote, come Raffaella Carrà. Le sue ceneri sono passate da qui per messa e benedizione, così ha voluto lei.
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