Flavio Pompetti per "Il Messaggero"
marc polymeropoulos
I problemi per Marc Polymeropoulos sono iniziati quattro anni fa, durante la notte in una stanza d'albergo a Mosca. Era un agente della Cia da 26 anni, e nel corso della carriera aveva sperimentato di tutto: sparatorie, teatri di guerra mediorientali, fughe e inseguimenti, ma nulla lo aveva preparato a quanto gli stava accadendo.
Si svegliò nel mezzo del sonno con un forte senso di nausea, e pensò di essere stato vittima di cibo avariato. Si alzò per andare in bagno, ma non riusciva a tenersi in piedi. Provò a rialzarsi da terra, ma non poteva più farlo. Sentiva le pareti della stanza ruotare intorno a lui; al tempo stesso voleva vomitare e si sentiva svenire.
marc polymeropoulos in russia
LA SCOPERTA
Polymeropoulos ha scoperto molto tempo dopo di essere stato vittima quel giorno di un'arma segreta che probabilmente è in mano dei servizi russi. Ancora oggi la Cia e le altre agenzie internazionali di intelligence non ne conoscono il nome, così come ignorano il modo in cui agisce e la sindrome che induce sulle vittime che ne sono colpite. L'agente statunitense nelle ore successive alla crisi pensò di essersi ripreso, e a distanza di giorni fece ritorno a Washington.
Ma i sintomi non l'hanno mai abbandonato. Entro la fine dell'anno quattro anni fa dovette mettere fine al brillante curriculum che l'aveva catapultato in una posizione di vertice, al comando di una vasta rete di agenti assegnati a missioni operative in Europa, e da allora vive in uno stato di limbo sanitario, nel quale sono caduti decine di funzionari di ambasciata statunitense, dall'Avana a Pechino.
marc polymeropoulos ex 007 usa
Soltanto negli ultimi mesi la Cia sta ammettendo che bersagli individuali sono stati colpiti tra le sue spie, e che in almeno tre casi le vittime sono state raggiunte all'interno degli Stati Uniti. Il personale medico dell'agenzia sembra aver gettato la spugna nel tentativo di diagnosticare la fonte degli attacchi.
IL PRIMO CASO
Quando il primo caso si verificò nel 2016 nella sede di ambasciata che Obama aveva fatto riaprire all'Avana, la questione fu dibattuta a lungo in pubblico. Si pensava a microonde irradiate negli uffici tramite la manipolazione delle linee elettriche.
SINDROME AVANA
Poi si è parlato della vibrazione delle ali di una particolare cicala, che può produrre una frequenza dannosa per il cervello. Alla fine in mancanza di una spiegazione conclusiva, il fenomeno resta anonimamente rubricato come sindrome dell'Avana.
Il Pentagono ad agosto ha ricevuto le conclusioni di uno studio assegnato alla National Accademies of Science, ma a tutt'oggi si rifiuta di renderlo pubblico, forse perché non lo ritiene attendibile.
Subito dopo l'elezione di Donald Trump e in seguito alle interferenze operate dalla Russia durante le elezioni, Polymeropoulos fu incaricato di dirigere una vasta rete segreta di controspionaggio ai danni di Mosca. Né lui né alcuni dei suoi collaboratori a Washington erano mai stati in Russia. Inventarono così una missione di cooperazione con i servizi nemici per sgominare piani terroristici, e partirono alla volta di Mosca.
attacchi alle spie straniere
L'ambasciata russa a Washington rilasciò i visti, ma ammonì il gruppo a non effettuare il viaggio. Una volta sul posto, la missione fu accolta con ostilità dalla controparte russa, e gli incontri naufragarono nel nulla.
Poi l'incidente al capo missione, che un paio d'anni dopo è stato affiancato dalla improvvisa sordità di cui ha sofferto un collega dello stesso gruppo.
LA DIAGNOSI
Polymeropoulos da anni lotta perché la Cia riconosca che la sindrome della quale è vittima è un incidente sul lavoro. Ha anche ottenuto privatamente una diagnosi di nevralgia occipitale, causata dalle lesione dei neuriti che trasportano informazioni tra due cellule cerebrali contigue.
La Cia non risponde alle sue richieste, così come a quelle di tanti altri funzionari che giacciono tra sedie a rotelle e letti di ospedale, ad anni di distanza dall'esposizione ad una probabile arma, la cui esistenza sarebbe forse troppo umiliante da dichiarare, visto che non se ne conoscono ancora le caratteristiche.