Serena Tibaldi per “la Repubblica”
ISABEL MARANT CON I COLORI DELLA BANDIERA UCRAINA
Giovedì sera, a Parigi, Isabel Marant è uscita ballando in passerella, al termine del suo show, con addosso un pullover blu e giallo, i colori della bandiera Ucraina. Ieri mattina tutto il team di Loewe, compreso il direttore creativo Jonathan Anderson, in occasione della sfilata ha indossato un fiocco con i colori della nazione in segno di supporto. Con un po' di ritardo ma sempre più incisività il mondo della moda sta prendendo posizione sull'invasione russa in Ucraina, iniziata durante le presentazioni del womenswear a Milano e proseguita con quelle francesi.
Ma, in realtà, più passano i giorni e più la situazione si sta facendo magmatica. La cosa che qui a Parigi salta all'occhio è il cambio d'atteggiamento del pubblico "comune" e dei marchi presenti. Se infatti la scorsa settimana a Milano le manifestazioni fuori dalle sfilate contro il silenzio degli addetti ai lavori erano molto sostenute, in Francia, ora che i designer si stanno apertamente schierando, diventano meno necessarie.
Letizia DI SPAGNA CON la blusa ricamata ucraina
Le aspiranti influencer, che stavano ferme in posa per ore, avvolte nella bandiera ucraina in attesa che qualcuno le notasse, ora si sono spostate sui social, dove anche le più famose top model non smettono di postare appelli alle donazioni e immagini con i colori ucraini. E anche Letizia, la regina di Spagna, ieri si è presentata a un impegno ufficiale indossando la tradizionale blusa ricamata ucraina. Un modo intelligente e di forte impatto di usare l'abbigliamento, vista la rapidità con cui si sono diffuse le sue foto.
sfilata giorgio armani 12
Tornando al sistema vero e proprio, il primo gesto di brand e società, giustamente, è stato quello di offrire supporto economico al popolo ucraino: Louis Vuitton ha donato all'Unicef un milione di euro, e Otb di Renzo Rosso è stato tra i primi gruppi a rispondere alle richieste di aiuto. A breve giro si sono mossi anche Kering e Burberry, mentre in Italia la Camera Nazionale della Moda, in accordo con l'Unhcr, l'Alto commissariato per i rifugiati, ha chiamato a raccolta i suoi membri: Prada, Zegna, Valentino ed Etro si sono già attivati.
sfilata giorgio armani 11
Nel frattempo, per non essere da meno, il British Fashion Council, corrispettivo anglosassone della Camera della moda, ha chiesto ai suoi membri di riconoscere la gravità del conflitto e prendere una posizione chiara. Dal canto suo Giorgio Armani, cui va il merito di aver affrontato per primo la questione in passerella sfilando domenica scorsa senza musica per rispetto delle vittime degli attacchi, oltre a una donazione all'Unhcr, ha raccolto con la Comunità di Sant' Egidio indumenti nuovi da fare avere agli sfollati.
Molto attiva è pure la maison Chanel, che prima ha stanziato due milioni di euro a favore di Unhcr e Care (ong specializzata nell'infanzia), poi ha offerto supporto economico, logistico e legale ai dipendenti locali bloccati, e infine ieri sera ha deciso di fermare ogni operazione commerciale sul suolo russo. Ecco, un capitolo assai delicato è quello sulle chiusure dei negozi stranieri in Russia.
CHANEL RUSSIA
Prima di Chanel, ieri è stato Hermès a bloccare i suoi canali commerciali nel Paese, sia fisici che digitali; lo stesso hanno fatto Nike, Puma, H&M e Pandora. Stessa decisione nei giorni scorsi l'hanno presa le piattaforme di e-commerce più importanti come Net-a-Porter, Farfetch e Mytheresa, e anche brand indipendenti come Acne Studios, Rejina Pyo e Khaite.
Sulla questione chiusure i due colossi del settore, LVMH e Kering, non si sono ancora espressi, ma in realtà il gesto a questo punto sarebbe più simbolico che altro: con lo spazio aereo russo chiuso, anche chi volesse proseguire come nulla fosse non potrebbe, visto che le spedizioni della merce dall'Europa sono ferme da giorni.
settimana della moda 3
In altre parole, fossero aperti, molti negozi sarebbero vuoti. Ma la situazione in realtà è ancora più complicata: secondo uno studio di Morgan Stanley, il mercato russo interno non conta più del due per cento nei fatturati dei brand di lusso. È all'estero che i russi spendono sul serio, e per la precisione a Milano: la loro meta preferita stando ai dati della compagnia di shopping tax-free Global Blue, riportati dal quotidiano americano Wwd. Ciascuno di loro spende in media nella città italiana 1.215 euro a transazione. È con questo che occorrerà fare presto i conti.