Da "Oggi"
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Il 3 giugno 2017, a Londra, sul London Bridge, tre uomini con finte cinture esplosive investono e accoltellano otto passanti, poi vengono uccisi dalla polizia. Il più giovane dei tre si chiamava Youssef, aveva 22 anni ed era figlio della bolognese Valeria Collina che, in un’intervista a OGGI, in edicola domani, racconta: «Ho vissuto in Marocco dal 1994 al 2015. Ascoltavo su Al Jazeera e Al Arabiya quel che accadeva nei territori occupati e a Gaza e persino io che sono pacifica e non violenta avevo accumulato un sentimento di impotenza e rabbia nei confronti della politica di Israele. Conosco che effetto può avere questo sui ragazzi arabi e musulmani: quella palestinese è una delle questioni che politicamente infiammano di più, al di là della religione. È una delle cose che hanno radicalizzato mio figlio».
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Il documentario che racconta la sua storia va in onda su Rai 3 il 10 novembre. «Un giorno mi disse che sarebbe andato a Roma da un amico, invece fui chiamata dall’aeroporto: voleva imbarcarsi per Istanbul per andare a combattere in Siria. Dopo qualche tempo si è trasferito a Londra. E ho perso la possibilità di capire chi frequentasse». Poi aggiunge: «Io continuo a essere arrabbiata per quel che ha fatto mio figlio e portare in giro la mia testimonianza è il mio modo per ribadire il mio dissenso rispetto alla sua scelta».
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