Marco Azzi per “la Repubblica”
NAPOLI L'EQUIPE
Inquadrare il personaggio è una sfida molto impegnativa, almeno quanto contrastare sul campo gli schemi offensivi del suo Napoli: travolgente pure in Champions League contro il Benfica e incoronato dai francesi dell’Equipe come la squadra “più sexy d’Europa”, anche se ad allenarla è un uomo in tuta. Ma non c’è dubbio che Maurizio Sarri sia la negazione vivente di un proverbio, perché il suo modo di essere è tutt’uno con l’abito che indossa: da eremita, più che da monaco.
NAPOLI BENFICA
O forse addirittura da eretico: per la sua idiosincrasia verso le regole non scritte del calcio moderno, che impongono a quelli che siedono sulla panchina (come lui, in teoria) di darsi un look e bon ton mediatico, perché davanti alle telecamere sono politicamente più corrette la giacca e la cravatta. Guai a chi ci prova con il tecnico azzurro, però: lui in tv ci va il meno possibile e quando deve non si trattiene, se gli scappa l’espressione da bip («Prima di una partita mi arrapo») oppure di toccarsi, in segno di scaramanzia.
Sarri è così: prendere o lasciare. Berlusconi lo scartò proprio per il suo dress code, considerato provinciale e non da Milan. De Laurentiis ci mise invece una pietra sopra e diede la priorità alle qualità del tecnico, convinto di poterne smussare con il tempo gli spigoli caratteriali.
Missione fallita, la seconda: al punto che adesso presidente e allenatore sono quasi separati in casa. Ma la squadra vola e tutto il resto non conta. I 90’ contro il Benfica sono stati uno spot: gol e spettacolo, con una supremazia tattica a tratti totale.
«Il Napoli va sempre all’attacco, di questo passo cambierà la filosofia del football italiano», ha confessato con ammirazione il portoghese Rui Vitoria, dopo essere uscito con le ossa rotte dal frullatore del San Paolo. Pure i colleghi incoronano l’uomo in tuta, insomma. «È stato un grande spettacolo, magari tutte le partite fossero così…». Parola di Arrigo Sacchi, che rivede nel gioco degli azzurri molte similitudini con il suo calcio totale.
NAPOLI BENFICA 1
A Napoli, invece, è subito scattato il paragone con Luis Vinicio, che negli anni ’70 sfiorò il tricolore ispirandosi al modello olandese. Ma Sarri dà l’impressione d’averne uno tutto suo, brevettato durante la lunghissima gavetta nei tornei minori: dove stava per confinarlo sine die il suo integralismo fuori dal campo, che ancora oggi comporta(secondo il diretto interessato) un prezzo elevato da pagare. «È più semplice cacciare dalla panchina uno in tuta», ha detto di recente l’allenatore azzurro, dopo l’ennesima espulsione con il Milan.
Non c’entra solo l’abito, però. È l’eretico, che sfugge agli schemi e sta mettendo a soqquadro il calcio italiano, con la sua ostentata diversità: che però ai suoi giocatori piace da morire. Sacchi non avrebbe mai abiurato al suo 4-4-2. Don Maurizio ha abbandonato invece con disinvoltura il 4-3-1-2 di una vita, per passare al 4-3-3 e ora al 4-3-2-1: per esaltare i suoi attaccanti esterni (Callejon, Mertens e Insigne) e continuare a vincere pure senza Higuain. È un’altra eresia che sta diventando realtà: il nuovo Napoli è ancora più sexy.
SARRI NAPOLI