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    IL NECROLOGIO DEI GIUSTI - CI LASCIA MARIO VALDEMARIN, SCOMPARSO IERI A 97 ANNI A CAUSA DEL COVID (CHE NON SE NE È ANDATO…) - GRAZIE ALL'APPARIZIONE A "LASCIA O RADDOPPIA?" NEL 1957, CHE GLI FRUTTO' 5 MILIONI DI LIRE IN GETTONI D'ORO, DIVENTÒ PUR BREVEMENTE UNA STELLA DEL CINEMA. LA SUA VITA CAMBIÒ DAVVERO DA UN GIORNO ALL'ALTRO, MA FU ANCHE SEGNATO DA QUELLA VITTORIA, TROPPO CLAMOROSA, E FORSE GLI TOLSE, ALMENO NEL CINEMA, QUALCHE POSSIBILITÀ IN PIÙ… - VIDEO


     
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    Marco Giusti per Dagospia

     

    Sto cercando di capire se riesco a rispondere alla celebre domanda di Mike Bongiorno a “Lascia o raddoppia?” che fruttò nel 1957 a Mario Valdemarin, giovane attore di teatro di 26 anni, cinque milioni di lire in gettoni d’oro (128 gettoni d'oo…). Ci dica i nomi di undici attori di “Ombre rosse” di John Ford?  John Wayne, Claire Trevor, John Carradine, il gentiluomo sudista, Thomas Mitchell, il dottore ubriacone, George Bancroft, Yakima Canutt,…

    mario valdemarin in lascia o raddoppia mario valdemarin in lascia o raddoppia

     

    Grazie a quell’apparizione a “Lascia o raddoppia?”, che noi ragazzetti del tempo non abbiamo mai scordato, Mario Valdemarin,  scomparso ieri a 97 anni, a causa del Covid (che non se ne è andato…), giovane attore del Teatro Stabile di Trieste, diventò pur brevemente una stella del cinema, vincendo il ruolo da protagonista di “Nata di marzo” di Antonio Pietrangeli con Jacqueline Sassard, approdò al Piccolo di Milano in una serie di spettacoli celebri diretti da Giorgio Strehler, fece sceneggiati in tv e perfino caroselli. La sua vita cambiò davvero da un giorno all'altro. Ma fu anche segnato da quella vittoria, troppo clamorosa, e forse gli tolse, almeno nel cinema, qualche possibilità in più.

     

     Nato a Gorizia nel 1926 (per anni diceva di essere nato nel 1931), bello, elegante, con un fisico che gli avrebbe permesso ogni tipo di ruolo, Valdemarin, quando arriva nel 1957 a "Lascia o raddoppia", il quiz che fece la storia della tv nel nostro paese, si divideva tra un posto fisso a Trieste come impiegato delle Ferrovie e lo Stabile diretto da Giulio Bosetti. Fu il primo a presentarsi con un argomento del tutto nuovo come il cinema western. Grazie a quell'apparizione ebbe il ruolo da protagonista in "Nata di marzo" di Antonio Pietrangeli e subito dopo in "La grande guerra" di Mario Monicelli con Sordi e Gassman.

     

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     Fece di tutto, “Il carro armato dell’8 settembre”, “Le ambiziose” di Antonio Amendola con Gabriella Farinon, “Ercole alla conquista di Atlantide” di Vittorio Cottafavi, “Una spada nell’ombra” di Luigi Capuano, “Rocco e le sorelle” di Giorgio Simonelli. Se nel cinema, negli anni ’60, non riesce a mantenere la popolarità che gli aveva dato la tv e viene da subito relegato a un cinema popolare non di primo piano, a teatro funziona benissimo.

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    Lo troviamo al Piccolo nelle più celebre edizioni dell’”Arlecchino servitore di due padroni”, “La baruffe chioggiotte”, “Come tu mi vuoi”, “La pazza di Challiot” con Sarh Ferrati e Lina Volonghi. Recita con Luchino Visconti in una spettacolo sfortunato, “Voglio la mia casa” con Lilla Brignone, Corrado Pani,m Tino Bianchi, che verrà interrotto perché stava in forte perdita. Ma recita anche con lo Stabile di Catania nella versione teatrale di “Il giorno della civetta” con Turi Ferro. In tv lo vediamo molto attivo negli sceneggiati degli anni ’60, uno strepitoso episodio di “La Biblioteca di Studio Uno”, “cioè “Il fornaretto di Venezia”, poi “L’amica delle mogli”, “…E le stelle stanno a guardare”, “Anna Karenina".

     

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    Un percorso che lo porterà fino a “Don Tonino” nel 1990. Nel cinema non funziona, come molti attori troppo noti in tv, non ottiene lo stesso successo che ha sulle scene o sul piccolo schermo. Lo vediamo in “Le conseguenze” di Sergio Capogna “Berlino, appuntamento per le spie” di Vittorio Sala, “Io, io, io… e gli altri” di Alessandro Blasetti. Ma il vero disastro è il suo primo spaghetti western, oltre tutto da coprotagonista, “Per un dollaro di gloria” di Fernando Cerchio, con un Broderick Crawford gonfio d’alcool.

     

    Dopo questo film scomparirà dal grande schermo per tornare con piccole apparizioni. Nell’erotico “AAA massaggiatrice bella presenza offesi” di Demofilo Fidani nel 1972, “L’illazione”, il film autobiografico del triestino Lelio Luttazzi, “Tre sotto il lenzuolo” di Michele Massimo Tarantino. Farà ancora un film, nel 1989, “La fine della notte”, con la regia di Davide Ferrario, ma da anni si occupa solo di teatro. Chissà se ancora si ricordava tutti gli 11 attori di “Ombre rosse”….

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