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    IL NECROLOGIO DEI GIUSTI – CON BUD SPENCER DEFLAGRA IL NUOVO GENERE, IL COMICO-WESTERN, CHE POI FARÀ A MENO ANCHE DEL WESTERN, E PORTERÀ SOLDI A PALATE AI SUOI IDEATORI. ‘’LO CHIAMAVANO TRINITÀ’’ INCASSA SEI MILIARDI DI LIRE, UMILIANDO ‘’GIÙ LA TESTA’’ E PER QUESTO SERGIO LEONE NON SOPPORTAVA IL SUO SUCCESSO


     
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    Marco Giusti per Dagospia

    bud spencer bud spencer

     

    Nato sotto il doppio segno della birra, Bud-weiser, e del cinema americano, Spencer-Tracy, Bud Spencer o Carlo Pedersoli, napoletano di nascita, romano di adozione, americano di ispirazione, lascia dietro di sé un pubblico davvero addolorato che lo ha molto amato e seguito e che lo vedeva come eterno bambinone pronto a menare i cattivi solo per farci ridere.

     

    Non so quanto credesse nel suo lavoro, ma so quanto credesse nell’amicizia, nei fratelloni che se ne sono andati prima di lui, Enzo Barboni e Giuseppe Colizzi, i suoi registi, Enzo Cannavale, il suo socio nei Piedoni, Angelo Infanti, Giuliano Gemma. Bud credeva nel sogno del cinema italiano d’avventura del dopoguerra.

     

    Lo aveva attraversato tutto, da sportivo e campione come era. Lo troviamo nei peplum, già enorme, come guardia imperiale in Quo Vadis?, poi capo barbaro Rutario in Annibale di Edgar G. Ulmer, quello con gli elefanti che attraversano le Alpi negli studi di Via Tiburtina a Roma,  fa il marinaio in Siluri umani di Antonio Leonviola,  e lo troviamo, ovviamente, nel nostro spaghetti western girato alla Magliana e girato in Almeria.

     

    bud spencer terence hill bud spencer terence hill

    E’ proprio attraversando lo spaghetti western che Bud, capitato lì soprattutto per il fisico, alternava il lavoro di attore a quello di pubblicitario (ricordate le foto pubblicitarie che apparivano sugli schermi italiani negli intervalli?), fa esplodere la contraddizione interna del nostro genere più amato degli anni ’60. Cioè il cercare di fare il cinema western americano a Roma, in Italia, con attori e tecnici italiani.

     

    Se Enzo Barbone, che si fece chiamare da regista E.B.Clucher, si accorse presto di questa contraddizione, proprio giocando sul set, da operatore, col romano comicarolo, e lo portò in scena casualmente e naturalmente coi Trinità, Bud incarna perfettamente questo desiderio di svelamento del marchingegno del genere.

     

    Stiamo facendo un western italiano con attori italiani, e dopo tanti titoli più o meno seriosi e funerei, con tanti morti ammazzati, vi facciamo vedere cosa c’è dietro questa facciata, vi riveliamo che anche qui c’è commedia, anzi commedia all’italiana. Così, se Terence Hill è una versione scanzonata dei Ringo-Gringo-Django di Giuliano Gemma e Franco Nero, il suo socio Bud Spencer è il grosso dei nostri western in versione romana che serve per la commedia.  

     

    bud spencer nuotatore bud spencer nuotatore

    Togliendo il velo al genere, Barboni-Hill-Spencer lo distruggono col primo Trinità per sempre, facendo nascere la commedia alla Bud&Terence che andrà avanti per molti anni. Per questo Sergio Leone non sopportava Trinità, e soprattutto non sopportava il suo successo.

     

    Trinità, diceva Leone, “suicida lo spaghetti western mettendoci in mezzo la farsa. Il pubblico reagisce in maniera freudiana, perché il film è la demistificazione dei 300 western che sono stati prodotti dopo il successo di Per un pugno di dollari...”. Anche per Sergio Corbucci è il film “che ha ammollato un colpo mortale al western italiano” perché in questo modo, ridicolizzando tutto il mondo degli spaghetti “non si poteva più ammettere un pistolero che sparasse seriamente”.

     

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    Ma, in realtà, il genere era già finito. E questo nuovo genere, il comico-western, che poi farà a meno anche del western, porterà soldi a palati ai suoi ideatori. Lo chiamavano Trinità incassa sei miliardi di lire, umiliando il Giù la testa di Sergio Leone.  In fondo, Barboni, già direttore della fotografia di Django, e, soprattutto, amico di vecchia data di Leone e Corbucci dai tempi dei peplum, mette in scena tutta la romanità di set del nostro cinema artigianale dal peplum al western.

     

    Bud incarna tutto un cinema italiano e romano fatto proprio di Sergio Leone-Italo Zingarelli-Enzo Barboni-Sergio Corbucci. Ovvio che Leone non poteva starci a questo gioco, anche se poi produrrà Il mio nome è nessuno, la sua vendetta su Barboni. Ma il suo mondo, a quel punto, era stato ucciso. Bud, con Terence Hill e con i loro registi, si muovono su questi set da ragazzini felici.

     

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    Il suo personaggio, però, non nasce dal nulla. Ha un lungo periodo di formazione. Nel suo primo western, ad esempio, Al di là della legge di Giorgio Stegani, del 1967, è pure senza barba. Pietro Innocenzi ricorda che conosceva Bud per aver collaborato con la casa di produzione pubblicitaria che aveva l’attore assieme a un certo Valli, a Roma. Nei primi titoli, Bud, era segnalato col suo vero nome, Carlo Pedersoli. “Fu da quel film che capimmo che era il personaggio che piaceva, che aveva qualcosa in più” (Innoncenzi).

     

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    E su quel film Bud incontra un mito del genere come Lee Van Cleef. Ma non fu un grande incontro. “Lee Van Cleef è stato l’unico attore con cui ho litigato. Era un grandissimo attore, uno dei più grandi personaggi western americani, però arrivava sempre in ritardo sul set e quando si presentava era ubriaco. Allora, un giorno gli andai ad un millimetro dalla faccia e gli dissi: O domani vieni alle otto o quando arrivi alle due, io me ne vado. E lui da allora è arrivato sempre in perfetto orario.”

     

    In Oggi a me… domani a te di Tonino Cervi, è già buono e barbuto. E usa i tronchi d’albero per menare. E in Dio perdona… io no, 1968, di Giuseppe Colizzi, incontra per la prima volta Terence Hill. Anche se non è ancora proprio la coppia che conosciamo.  Bud Spencer ha raccontato molte volte come è entrato nel film. “Colizzi ha chiamato mia moglie e le ha detto: Tuo marito è ancora grosso come quando faceva sport?”, “No, adesso di più, perché mangia di più, è ingrassato, è un po’ più forte” rispose mia moglie, “No, perché sai io gli vorrei parlare...”.

     

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    Vado a parlare con Colizzi e lui mi fa?: “Parli inglese?”, “No, neanche una parola”, “Sai andare a cavallo?”, “Sa, io ho fatto nuoto, il cavallo non so manco cos’è!”... “La barba te la sei mai fatta crescere?”, “No, come vede io mi rado ogni mattina”... “Sai ti chiedo tutte queste cose perché fisicamente andresti bene per un ruolo che bisogna fare... quanto vuoi?”... “Senta, io c’ho due cambiali di due milioni l’una che scadono a giugno e a luglio, e l’impegno è per giugno e luglio, vero? Beh, se lei mi dà quattro milioni...”

     

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    Ma Bud Spencer non doveva fare coppia con Terence Hill. Lo raccontano sia Fulvio Lucisano che, soprattutto, Bud. “Colizzi infatti aveva scelto un altro attore, Peter Martell, [al posto di Hill] solo che la sera prima di girare, eravamo già a Madrid, questo Peter Martell litiga in albergo con la sua amante, dà un calcio al letto e si rompe un piede, per cui non può più fare il film. Colizzi corre immediatamente a Roma, dove non c’era nessuno perché eravamo in pieno giugno e tutti stavano lavorando, trova Mario Girotti, che stava girando anche lui un altro film, lo scrittura e lo porta subito a Madrid”.

     

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    Questa la versione di Bud, quella di Lucisano ha una sola variante, non fu Colizzi a chiamare Hill, ma Manolo Bolognini, che ci aveva già lavorato. Cosa che conferma ovviamente anche Bolognini.

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    Remo Capitani fu invece testimone di ciò che accadde a Peter Martell in Spagna: “Lui se trombava una parrucchiera e qualche fijo de na mignotta l’ha detto alla sua donna e l’ha fatta arrivare in Spagna. Eravamo al Grand Hotel e ho visto tutta la scena. Lui stava tornando dal set, tutto sporco, e stava salendo la grande scalinata dell’albergo. Lei, come lo vede, gli dice un sacco di parolacce, poi inizia a dargli delle borsate. Lui, per evitare una borsata, è scivolato e si è rotto una gamba. È stata la fortuna di Terence Hill e la sfortuna di Peter Martell, che era bravo, anche se lo dovevi tene’ a freno, perché beveva. Certo, non quanto Livio Lorenzon, però…”.

     

    Continuavano a chiamarlo Trinita? bud spencer terence hill Continuavano a chiamarlo Trinita? bud spencer terence hill

    Così il film esce e arrivò il primo successo. “Questo film uscì in un cinemino di Bologna, mi pare si chiamasse il Colosseo, ed è successa la fine del mondo: un casino mai visto, con la gente fuori del cinema ad ogni spettacolo, sicché si sono interessati al film anche i distributori più grandi.” (Bud Spencer). Giuseppe Colizzi cerca di fare dei due attori i jolly per grandi produzioni alla Leone, La collina degli stivali e I quattro dell’Ave Maria, 1968, Pino Colizzi.

     

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    Più volte Bud ha dichiarato che proprio quest’ultimo è il suo film preferito girato assieme a Terence Hill. Recita per la prima volta in inglese con la voce sua in Un esercito di cinque uomini, girato da Italo Zingarelli e Don Taylor, ma senza Hill. E poi arriva Lo chiamavano Trinità di E.B.Clucher-Barboni e le cose cambiano. Come ricordava Terence Hill, “Il Trinità che Barboni concepì doveva farlo con altri due attori. Poi è successo che Spencer e io dovevamo fare un film col produttore Zingarelli e non si trovava la sceneggiatura adatta. Si presentò Barboni con questo soggetto... io e Spencer eravamo appena usciti da I quattro dell’Ave Maria che era ironico, ma non certo comico. (..) Io stesso non avevo mai fatto ruoli comici e mi sorpresi di come potessi far ridere, per cui nacque assolutamente per caso”.

     

    bud spencer e giuliano gemma bud spencer e giuliano gemma

    Per Bud Spencer nessuno credeva al film perché allora c’era Leone e non pensavano potesse funzionare il western comico. Poi Zingarelli gli fa leggere il copione di Barboni e Bud pensa a farlo con due protagonisti, due fratelli, lui e Terence Hill al posto di uno solo. Forse è solo leggenda, ma Barboni racconta a Tessari, in “Arrivano i vostri”, che scriveva i copioni in romanesco e poi li faceva tradurre in italiano. Questo particolare svela però l’infondatezza che il film venisse pensato serio e poi diventò casualmente comico. È Nando Poggi a ricordare che Barboni pensava di aver fatto un film serio, tanto che quando si presentò al Supercinema di Roma per la prima un po’ in ritardo se la prese quasi: “Ma che fanno ridono sti fiji de na mignotta?”.

     

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    Tutto il resto, a cominciare da …Continuavano a chiamarlo Trinità, a tutti i grandi film in coppia con Terence Hill e poi con Gemma, è storia. Compreso il flop di Botte di Natale nel 1994, l’ultimo incontro western tra Trinità e Bambino, ribattezzati Travis e Moses (forse per problemi di diritti), il film che avrebbe dovuto girare ancora una volta Barboni e che diresse invece lo stesso Terence Hill. Ma il film, uscito nel Natale del 1994 è un totale disastro. Anche se nello stesso periodo, il 21 dicembre per l’esattezza, crolla il primo governo Berlusconi...

    bud spencer bomber bud spencer bomber

     

    Da allora Bud e Terence non hanno più fatto un film assieme. Terence, negli anni, è diventato Don Matteo e Bud ha girato sporadicamente dei film, come Cantando dietro i paraventi di Ermanno Olmi, ha fatto il prete per la tv, il cuoco. Ma l’immagine che vogliamo portare con noi è quella di loro assieme nel primo meraviglioso Trinità che abbiamo proiettato a Venezia nel 2007 in una copia meravigliosa di fronte a un pubblico osannante.

     

    Non vennero, per motivi diversi. Ma Bud venne a presentare il progetto western con Giuliano Gemma e Robert Hundar, con tanto di videomessaggio di Quentin Tarantino da Hollywood, due mesi prima e ci raccontò delle storie meravigliose della sua avventura nel cinema western. E Bud rideva come un bambino.

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