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Marco Giusti per Dagospia
Eterna gloria a Malizia e a Laura Antonelli. Divina creatura del nostro cinema, Venere in pelliccia di film che l’hanno costruita come sex bomb di culto e straculto. Fulminante bellezza già nei caroselli Coca Cola con Fabio Testi (ma ne fece anche altri), nel tardo spaghetti western Sledge di Vic Morrow, nella commedia reichiana La rivoluzione sessuale di riccardo Ghione, nella commedia divorzista e antidivorzista Scusi lei, è favorevole o contrario?
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Fragile servetta in Malizia, il film della sua vita, desiderata da una generazione di maschi infoiati che le spiavano le cosce da sotto le scale, o la spiavano dal buco della serratura prima di qualsiasi odore di femminismo. Diva da esportazione, con il seno in mostra già nei manifesti d’epoca in Docteur Popeul di Claude Chabrol con Jean-Paul Belmondo, che scappò con lei lasciando la divina Ursula Andress che non gliela perdonerà mai.
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Diva da commedia grazie alla cura Dino Risi che ne fece una vera comica in Sessomatto, a Luigi Comencini che ne fece una diva raffinata in Mio Dio, come sono caduta in basso, a Sergio Corbucci che ne fece una diva trash assieme a Maurizio Micheli in Rimini Rimini. Glorificata poi da Giuseppe Patroni Griffi con un nudo spettacolare che rendeva piena grazia al suo corpo e da Luchino Visconti che ne fece l’eroina martoriata del suo ultimo film, L’innocente.
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Anche se fu Salvatore Samperi, ragazzo discolo di una nouvelle vague post-bertolucciana già molto contaminata, a segnarla per sempre come Malizia nazionale e poi a riproporla addirittura nel suo ultimo, tragico film, quel Malizia 2000. Laura Antonelli, nata a Pola nel 1941, se ne va nel dolore di più generazioni che l’hanno molto amata e troppo desiderata, al punto di vederla vecchia e brutta nei servizi tv, nelle foto dei giornali scandalistici.
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Lei, che esibiva in film come il geniale Il merlo maschio di Pasquale Festa Campanile con Lando Buzzanca un meraviglioso corpo artistico, l’unico in grado di competere con la perfezione del violoncello del suo protagonista bianciardiano. Un corpo, che come già aveva capito Samperi, non poteva che essere spiato al punto da mandarla fuori di testa. Unica risposta alla follia del desiderio maschile senza freni e senza inibizione.
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