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    IL NECROLOGIO DEI GIUSTI - IL CINEMA HORROR PERDE UNO DEI SUOI PIÙ GRANDI MITI, ZÉ DO CAIXÃO, ALIAS JOSÉ MOJICA MARINS, 89 ANNI, L’UOMO CHE HA INVENTATO IL CINEMA DEL TERRORE IN BRASILE CON IL PERSONAGGIO, APPUNTO DI ZÉ DO CAIXÃO, AUTORE E INTERPRETE DI FILM MISERABILI MA FONDAMENTALI – ZÉ ERA UNA SORTA DI DRACULA CONTADINO MA CON CILINDRO, ANARCHICO, EROTOMANE BLASFEMO. CERCA LA DONNA PER FARE IL FIGLIO PERFETTO, MA NON SEMPRE LA TROVA. E INTANTO LE DONNE MUOIONO… – VIDEO


     
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    Marco Giusti per Dagospia

     

    a meia noiet eu levarei sua alma a meia noiet eu levarei sua alma

    Il cinema horror perde uno dei suoi più grandi miti, Zé do Caixão alias José Mojica Marins, 89 anni, l’uomo che ha inventato il cinema del terrore in Brasile col personaggio, appunto, di Zé do Caixão, “Peppino della cassa da morto”, noto in America anche come Coffin Joe, autore e interprete di film miserabili ma fondamentali per qualsiasi storico del cinema di genere come “A meia-noiet eu levarei sua alma”, 1964, e “Esta noite encarnarei no teu cadaver”, 1966, che dettero il via a una saga totalmente brasiliana di film spaventosi con veri ragni giganteschi e ragazze fatte a pezzi perché Zé, una sorta di Dracula contadino ma con cilindro, mantello nero unghia gigantesca, aria da pazzo, sadico, anarchico, erotomane, blasfemo, cerca la donna per fare il figlio perfetto, ma non sempre la trova. E intanto le donne muoiono.

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    Se gli europei avevano Dracula, i brasiliani avevano Zé do Caixão. Un personaggio che, a differenza di Dracula, ha una sua folle filosofia: “L’esistenza, cos’è l’esistenza? La morte? Cos’è la morte? Non sarà la morte l’inizio della vita? O è la vita l’inizio della morte?”. Così amato dalle giovane generazioni che quando si tagliò la sua unghia gigantesca, erano anni e anni che se la faceva crescere, lo fece sul palco di un concerto del suo gruppo rock di riferimento, i Sepultura, che lo avevano sempre adorato.

     

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    Devo dire che quando lo andai a cercare a San Paolo nel 1993, più di vent’anni fa, per portare lui e i suoi film al Festival di Torino, non era ancora partita la resurrezione internazionale di Zé. Lo trovai dopo un viaggio di ore alla periferia di San Paolo, in mezzo alle sue casse da morte e sopra un negozio di animali probabilmente adatti per macumbe. Molto più grasso del previsto, soprattutto rispetto alla magrezza spettrale che mostrava nei suoi vecchi film, Zé viveva tra qualche apparizione in tv e le presentazioni di nuovi supermercati dove si presentava come Zé do Caixao, vestito di nero con o senza bara a fianco e la sua filosofia da terrore materialista, come la chiamava Rogerio Sganzerla.

    ze do caixao al concerto dei sepultura ze do caixao al concerto dei sepultura

     

    Ma aveva in testa perfettamente il valore del suo cinema, profondamente marginale e profondamente brasiliano. Adorato da grandi registi come Glauber Rocha (“l’unico genio del cinema brasiliano”), Rogerio Sganzerla (“un genio totale”), Carlos Reichenbach (“come Pelé ha inventato il calcio nazionale, lui ha inventato l’horror nazionale…”), da Gustavo Dahl (“forse l’unico regista brasiliano cinematograficamente autoctono”) si vantava di non aver mai visto horror internazionali, né americani né euroepei. In un festival dell’horror, il regista e produttore americano Irwin Allen, regista di “Swarm – lo sciame che uccide”, gli aveva chiesto quanto costavano i suoi ragni meccanici, e lui rispose che i suoi ragni giganti erano tutti veri e velonosissimi, e col costo di una sola ape meccanica di “Swarm” lui ci avrebbe pagava tutto un film.

    a mezzanotte possiedero' la tua anima a mezzanotte possiedero' la tua anima

     

    Sbruffone come pochi, bugiardissimo, si vantava che molte delle sue attrici erano morte sul set a causa di questi ragni un po’ difficili da gestire, ma non credo proprio che fosse vero. Penso che facesse parte del personaggio. I suoi diciamo attori erano reclutati per la strada del quartiere popolare dove girava i film, a Bras. Figlio di un torero spagnolo che poi aveva aperto un piccolo cinema nella provincia più rurale di San Paolo e di una cantante di tango, Zé sosteneva di aver fatto tutto da solo.

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    Aveva girato dei “quasi” film a sette anni, aveva aperto un teatro a otto anni e a dieci aveva realizzato il suo primo film, “Juizo final”, sull’Apocalisse. Alla fine degli anni ’40 gira addirittura il suo primo horror, “Feitiçaria”, fonda la sua prima casa di produzione, la Ibéria Cinematografica, che nel 1954 diventerà Apolo Cinematografica, e con la quale girerà il suo primo film in 35 mm, “Sentença de Deus”, rimasto incompiuto per la morte di tre attrici sul set (mah…).

     

    esta noite encarnarei no teu cadaver esta noite encarnarei no teu cadaver

    Conclude invece il suo primo western, che in Brasile vengono chiamati bangue-bangue, “Sina do aventureiro”, che secondo Zé era anche il primo film brasiliano in cinemascope. A casua di un nudo di una ragazza ripresa mentre si fa il bagno, la Chiesa impone che il suo film venga bandito da ogni sala del paese. Prova allora col cinema edificante coi santi, ma il film riparatore è un disastro al botteghino. Fonda una rivista di fumetti, dove disegna, scrive e fa tutto lui, poi nei primi anni 1960 fonda una scuola di cinema in una sinagoga di San Paolo, dove studiano molti futuri registi del cosiddetto “cinema marginal”.

     

    Nello stesso tempo dirige “A meia-noite levarei sua alma”, il suo primo film con il personaggio di Zé do Caixao e il suo capolavoro, presto seguito da “Esta noite encarnerei no teu cadaver” e da “O estranho mundo de Zé do Caixao”. Il Cinema Novo, la nouvelle vague brasiliana si accorge di lui, i giovani registi adorano la sua libertà, viene scelto come protagonista per il film di Mauricio Capovila “O profeta da fome”, 1969. Come ben spiegano Sganzerla e Jairo Ferreira, il personaggio di Zé, sembra essere esistito da sempre.

     

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    “Visione provinciale del demonio, cilindro, basette, unghie lunghe, perverso, stiamo davanti a un diavolo brasiliano, circense. Il suo individualismo esacerbato, anarchico, è la giusta e comprensibile reazione al processo di appiattimento a cui sono sttoposte le masse nel continente latino-americano. Con le sue componenti megalomani e messianiche, Zé do Caixão attinge sicuramente a un sentimento di rivincita del lumpen-proletariato contro l’ordine stabilito”. Carlos Reichenbach, dopo la visione di un altro horror di Mojica, “Ritual de um sadico”, che uscirà dopo dodici anni di attesa in censura, si lancia a definirlo un “folle, un genio del disgusto, il più grande uomo di cinema mai esistito nell’emisfero sud”. Un’opera che “rappresenta la fine del cinema imbecille, caustico, finto.

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    Film maschio, pagano, senza vergogna. I geni diventeranno bestie e andranno a pascolare dopo averlo visto. Glauber non esiste più. (..) E’ una di quelle cose che appare solo una volta nella vita”. Dopo Zé, Mojica si inventa un nuovo personaggio, Finis. Una sorta di Anticristo. Ma gira davvero di tutto. La censura gli taglia le scene migliori? Lui le riprende, le rimonta e le ripresenta in censura come fossero un nuovo film e la censura non se ne accorge. Negli anni ’80, con la crisi del cinema, si butta sul porno, sia soft che hard, che firma col nome di J. Avelar, col desiderio di vendicarsi così di un noto critico di Rio che non lo amava. Gira con un hard con un cane infoiatissimo, “24 horas de sexo ardente”, visto il successo cerca di ripeterlo con “48 horas de sexo alucinante”, va a ricercare il cane protagonista ma scopre che il padrone gli ha fatto fare una brutta fine.

     

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     Aveva visto il film e aveva concluso che “era un cane vizioso, l’ho ammazzato”. Allora gira con una gigantesca mucca meccanica dove mette dentro una donna nuda… Zé non si ferma di fronte a niente, Ivan Cardoso lo omaggia di un documentario sulla sua vita, fa molta tv, sia come attore nelle telenovelas, lo ricordiamo come “Lucio Fera” nella serie “Olho por olho” di Rete Manchete, sia con programmi suoi. Dagli anni ’90 diventa un vero personaggio di culto e inizia la sua glorificazione.

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    Roger Corman lo viene a trovare a San Paolo, lui sostiene che anche Coppola fosse venuto a trovarlo. “Cosa vogliono da noi questi demoni americani, abbiamo già i nostri, quelli nazionali!”. La diffusione dei suoi film prima in dvd e poi su Internet lo rende molto più popolare in tutto il mondo. Torna addirittura alla regia e al personaggio di Zé do Caixão con un film bello e maledetto atteso da 40 anni, “Encarnaçao do demonio”, col quale chiude la sua trilogia. Un film che verrà mostrato a Venezia sotto la direzione di Marco Muller e che lascerà il segno, perché, anche se i tempi sono cambiati, Zé non ha perso nulla della sua forza eversiva e politica.

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