Marco Giusti per Dagospia
marie Pierre Duhamel Muller
Se ne va, con profondo dispiacere dei cinefili, dei documentaristi e dei sinologi italiani che molto hanno apprezzato il suo lavoro e molto le hanno voluto bene, Marie Pierre Duhamel-Muller, 71 anni, che assieme al suo compagno e partner storico, Marco Muller, molto si mosse per far conoscere il cinema cinese antico e moderno in Europa e in tutto il mondo in anni assolutamente pioneristici.
Assieme a Muller, lui italiano lei francese, fondamentale fu il loro lavoro di anni sulla ricostruzione del grande cinema cinese che dette vita alla prima grande rassegna sul cinema cinese mai fatta in Europa, “Ombre elettriche”, firmata da Marco Muller a Torino nel 1982, dove Marie Pierre fu collaboratrice assieme a Serge Daney dalla Francia.
Marie Pierre Duhamel Muller
Laureata in cinese e cinematografia a Parigi e in Cina (all’università di Liaoning e di Nanking), fu curatrice di festival, selezionatrice e distributrice di documentari per vari network culturali francesi, manager di produzione per La Sept/Arte e per Pathé. Produsse addirittura per La sept il primo documentario su Ilona Staller, “Cicciolionissima”.
Molto collaborò come selezionatrice ai festival europei, da Locarno a Venezia (2005-2014) a Roma (2015-2016) e diresse la sezione documentari del Festival Cinéma du Réel del centre Pompidou tra il 2004 e il 2008. Ha curato retrospettive, su Alexander Kluge, Lav Diaz, Jim McBride, ha curato la sezione “Un nouveau cinéma afro-américain” al Pompidou, programmazioni cinematografiche, ha scritto saggi per varie pubblicazioni in Francia e in Italia, ha diretto documentari (uno su Dolores Del Rio nel 2003, uno su Paul Sacher nel 2001).
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E’ stata anche membro del comitato per le pubblicazioni d’arte e cinema del Centre National des Lettres Française. Come ha scritto Paolo Moretti, già direttore di La Quinzaine des realisateurs e ora responsabile delle attività cinematografiche della Fondazione Prada a Milano, “il suo sguardo, sul cinema e sul mondo, era complesso e visionario, rigoroso e coerente, nutrito e amplificato dalla sua enorme cultura, così perennemente sproporzionata rispetto alla mia e a quella della maggior parte dei suoi interlocutori. Era tra le persone più speciali, geniali e stimolanti che abbia mai conosciuto e lascia un'eredità straordinaria, fatta di passione e trasmissione, per me e per le moltissime persone che hanno avuto la fortuna di incontrarla”.
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