Marco Giusti per Dagospia
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Se ne va a 91 anni Richard Donner, leggendario regista di film di culto come “The Goonies”, non c’è trentenne che non lo conosca a mente, o come il primo “Superman” con Christopher Reeve e Marlon Brando, in realtà anche del secondo, “Superman II”, per non parlare di un classico dell’horror con bambino indemoniato, “The Omen” con Gregory Peck, di “Lady Hawke” con Rutger Hauer e Michelle Pfeiffer, e dei ben quattro strepitoso thriller comedy della saga “Arma letale” con Mel Gibson e Danny Glover che si muovono come Bud e Terence alla ricerca dei cattivi.
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Donner ha dimostrato, in tantissimi anni di attività, che anche il regista più legato alla serialità, alla praticaccia di tutti i giorni, avendone l’occasione, avrebbe potuto dimostrare di essere non solo un grande professionista, ma anche un vero autore di cinema tout court. Perché “The Goonies” e “Superman” sono oggi riconosciti come grande cinema, non come perfette macchine hollywoodiane. Se c’è anzi uno che, pur crescendoci dentro, non deve molto a Hollywood, è proprio Donner.
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Oggi lo omaggiano i grandi registi e attori ancora attivi che ben conoscono la sua importanza all’interno del fantasy e del film tratto dai fumetti, come Zack Snyder, Elijah Wood, Mark Hamill, Patty Jenkins o Kevin Feige, che scrive “Richard Donner non solo mi fece credere che un uomo possa volare, mi fece credere che i personaggi dei fumetti possano prendere vita sullo schermo con cuore, humor, umanità e verisimilitudine”. Nato nel Bronx, a New York, nel 1930 si sposta presto a Los Angeles per lavorare nella televisione. Come altri celebri registi che si formarono allora, da Sam Peckinpah a Robert Altman, gira qualsiasi serie e film tv del tempo per ben 16 anni.
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Si va da “Wanted: Dead or Alive” a “Route 66”, da “The Detectives” a “The Rifleman”, da “Have Gun — Will Travel” a “Combat!”, da “The Man from U.N.C.L.E.” a “Perry Mason”. Senza scordare “Ironside”, “Cannon”, “The Streets of San Francisco”, “Kojak”. Uno dei suoi titoli più famosi del periodo televisivo è l’episodio paurosissimo di “Ai confini della realtà”/“The Twilight Zone” intitolato “Nightmare at 20,000 Feet” con William Shatner su un aereo terrorizzato da un gremlin che se la gode sull’ala dell’aeroplano.
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Sicuramente ricorderete il bellissimo remake diretto da George Miller con John Lightow in "Ai confine della realtà". Molto stimato dai produttori televisivi non lo doveva essere altrettanto da quelli cinematografici, visto che fino alla fine degli anni ’60 non gli vengono offerti molti titoli interessanti.
La sua opera prima al cinema è un film di guerra moscetto, “X-15”, dedicato a una azione eroica del futuro presidente Kennedy. Passano qualcosa come dieci anni e lo troviamo in Inghilterra alle prese con una commedia demenziale con Sammy Davis e Peter Lawford, “Sale e Pepe, super spie hippy”. Non c’entrava proprio nulla con quel film, che avrà un sequel molto più interessante nelle mani di Jerry Lewis regista, “Controfigura per un delitto”. C'entra poco anche con “Twinky”, una commedia romantica alquanto imbarazzante con un Charles Bronson quarantenne che si innamora di una ragazzina inglese di sedici anni, Susan George.
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In tutto questo rimane però gettonatissimo come regista televisivo. Al punto che quando ha finalmente tra le mani un vero film, come “The Omen”, che gli aprirà davvero le porte di Hollywood e del grande successo popolare, ha già 45 anni e un curriculum televisivo spaventoso. Grazie anche alla musica di Jerry Goldsmith (vincerà l’Oscar) e all’esser riuscito a accaparrarsi Gregory Peck come protagonista, “The Omen” è un horror sbanca al box office e lancia il veterano Richard Donner tra i registi più importanti di Hollywood.
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Gira così “Superman” e “Superman II”, facendo di Christopher Reeve una vera star, riscoprendo Marlon Brando nel ruolo più pagato di sempre e riuscendo a convincere Gene Hackman a tagliarsi i baffi (dovette farlo anche lui…).
Ma soprattutto costruendo il primo vero comic book movie dello schermo funzionante. I contrasti con la produzione porteranno i fratelli Salkind ha cacciarlo da “Superman II” e a rimpiazzarlo con Richard Lester quando ha girato già il 75% del film. Ha girato talmente tanto che riuscirà più tardi a ricostruire una Richard Donner version del film perfettamente autonoma.
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Ma quello che più importa e che tutti, da Steven Spielberg a George Lucas notano è che Donner è riuscito dove di solito i registi, anche più celebrati fallivano, cioè nel rendere credibile l’uomo che vola con la tutina blu, il mantellino e la S di Superman sul petto. Ci credevi? Sì. E credevi anche a Gene Hackman cattivo assieme al suo vice Ned Beatty.
Per non parlare di Marlon Brando…Ma sono belli anche i suoi film successivi, di genere anche totalmente diverso, a cominciare da “Lady Hawke” con Rutger Hauer e Michelle Pfeiffer, grande avventura fantasy romantica tutta girata in Italia, e, soprattutto, a “The Goonies”, su soggetto di Steven Spielberg e grande modello per il cinema avventuroso per i piccoli di tutti gli anni che verranno. Funziona meno “The Toy”/”Giocattolo a ore”, remake americano di una commedie di Francis Veber qui con Richard Pryor e Jackie Gleason. Ma nella commedia, Donner, funziona davvero molto meno che nell’avventuroso o nel fantasy.
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In questo periodo, assieme alla moglie Lauren Shuler Donner, a cominciare da “Lady Hawke” e “The Goonies”, ha fondato la sua stessa casa di produzione, che darà vita a ben 37 film, non solo suoi come “Free Willy” o “The Lost Boys” e più tardi anche alla saga di “X-Men”. Nel 1987 gira per il produttore Joel Silver e con la sceneggiatura di Shane Black “Arma letale” con la coppia di poliziotti Mel Gibson e Danny Glover in giro per le strade di Los Angeles.
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Diventerà da subito una bomba al box office. In quel periodo andavano di moda i film con la coppia di poliziotti bianco e nero. Ma Donner riesce a fare del suo film un modello perfetto per tutta la serie che verrà, anche se non è altro che la naturale evoluzione di tante serie televisive poliziesche che ha diretto. Intanto “S.O.S. Fantasmi” con Bill Murray come lo Scrooge di Dickens in abiti moderni.
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Seguita a girare film di grande successo anche negli anni successivi, “Assassins” con Stallone e Banderas, il bellissimo “Maverick”, il suo unico western cinematografico, “Ipotesi di un complotto”, “Solo 2 ore”, il suo ultimo film girato nel 2006, senza mai perdere quella sua particolare messa in scena, quel senso preciso della struttura di racconto che non possono non soddisfare totalmente qualsiasi spettatore. Anche il più esigente. Non è Lars Von Trier, diciamo, non è Tarkovskij, ma è sempre così piacevole da vedere…
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