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    IL NECROLOGIO DEI GIUSTI - SE NE VA ANCHE LARS BLOCH, GIGANTE BIONDO DI VIA VENETO, UN RAGAZZONE DANESE, ERA NATO A HELLERUP NEL 1938, CHE SCESE A ROMA CON LA VESPA ALLA FINE DEGLI ANNI ’50 E RIMASE PER SEMPRE. FU ATTORE, CARATTERISTA, MA ANCHE PRODUTTORE INTELLIGENTE DI FILM ASSURDI - GLI FECERO FARE DI TUTTO: IL SOLDATO AMERICANO, IL VICHINGO, IL GIGANTE CHE PRENDE LE PADELLATE, L’OMOSESSUALE CHE PORTA VIA L’UOMO A CATHERINE SPAAK O CLAUDIA CARDINALE. MA TU PUOI PREFERIRE DAVVERO LARS BLOCH ALLA CARDINALE O ALLA SPAAK? - VIDEO


     
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    Marco Giusti per Dagospia

     

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    Se ne va anche Lars Bloch, gigante biondo di Via Veneto, un ragazzone danese, era nato a Hellerup nel 1938, che scese a Roma dal grande nord con la vespa alla fine degli anni ’50 e lì rimase per sempre. Adorava Roma. E ha girato in vespa fino a pochissimi anni fa malgrado si fosse un bel po’ ingrassato negli anni.

     

    Fu attore, caratterista in peplum, western, commedie, ma anche produttore intelligente di film assurdi come “Santa Sangre” di Alejandro Jodorowski, “Dust” di Milko Manchevski, e il fantascientifico “Ecce Homo” di Bruno Gaburro.

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    Sempre con un progetto pronto da portare avanti, l’ultimo, leggo, era un biopic sul jazzista Buddy Bolden scritto da Michael Ondaatje, “Coming Throught Slaughter”, ma anche il buffo resoconto delle sue avventure a Cannes, “A Viking in the Croisette”.

     

    Lars sapeva tutto di tutti nel mondo del cinema. Poteva raccontarti di come Terence Young scelse Sean Connery per James Bond e dei problemi che ebbe per non far vedere sullo schermo quanto fosse coatto. O del suo amico fraterno Chet Baker, col quale fece i primi musicarelli assieme a Piero Vivarelli e che accompagnò più volte in giro per i festival.

     

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    Più personaggio e amico di tutti che vero attore, come arrivò a Roma e lo videro. I registi italiani gli fecero fare di tutto, il soldato americano, il vichingo, l’unno, il tedesco, il marito cornuto svedese, il prete, il gigante che prende le padellate negli western comici, l’omosessuale dichiarato che porta via l’uomo a Catherine Spaak o Claudia Cardinale in uno dei finali che lasciarono davvero storditi gli spettatori italiani. Ma tu puoi preferire davvero Lars Bloch alla Cardinale o alla Spaak? Simpatico, bon vivant, sempre pronto alla battuta e alla risata, Lars era una forza della natura.

     

     

     

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    Tra il 1959 e il 1961 lo troviamo ovunque, “Annibale”, “Tipi da spiaggia”, ovviamente “La dolce vita” e Fellini lo chiamerà sempre negli anni ’60, “Il principe fusto”, buffa opera prima di Maurizio Arena sulla dolce vita romana, “Era notte a Roma” con Roberto Rossellini.

     

    Nel peplum “La regina delle amazzoni” il suo ruolo è quello di Lars. Facile. Ma lo troviamo anche come Mark ne “La giornata balorda” di Mauro Bolognini, “Il gobbo” di Carlo Lizzani, ne “Le svedesi” ha il ruolo di Erik, ma è Erik e vichingo anche in “Maciste nella terra dei ciclopi”.

     

    lars bloch mega presidente arcangelo in fantozzi contro tutti lars bloch mega presidente arcangelo in fantozzi contro tutti

    Le cronache del tempo di Viktor Ciuffa sul “Corriere”, che lo descrivono come ricco figlio di un birrario danese, dicono che ha sfidato Ugo Tognazzi a duello per l’onore di una attrice, Sfida che verrà praticata sui campi di tennis. Ma Lars non si ricordava questa storia. Chissà?

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    Con Tognazzi lo troviamo come soldato americano biondo ne “Il federale” di Luciano Salce. Torna con Fellini per “Boccaccio 70”, ma intanto è anche sul set di “Sodoma e Gomorra” di Robert Aldrich, “Diciottenni al sole” di Camillo Mastrocinque.

     

    In “Storie sulla sabbia” di Riccardo Fellini, fratello di Federico che ebbe la sventura di tentare la carriera di regista, è ancora Lars, come nell’episodio di Giuliano Montaldo, “La moglie svedese” di “Extraconiugale”.

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    Nel kolossal su Michelangelo di Carol Reed “Il tormento e l’estasi” è il Barone Von Silenen. Perfetto. Ma sarà anche un perfetto Arcangelo ne “La Bibbia” di John Huston, Negli western non ha il fisico da protagonista, ma fa ogni ruolo secondario, da “Navajo Joe” a “Un dollaro tra i denti”, dal bellissimo “Se sei vivo spara” di Giulio Questi con Tomas Milian a tutti gli western trashioni successivi, “Trinità e Sartana figli di…”, “Allelluja e Sartana figli di… Dio”, “Il West ti va stretto amico, parola di Alleluja”, dove non la smette mai di prendere padellate in faccia.

     

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    Ma è all’epoca degli spaghetti western che scopre di poter far qualcosa di più nel cinema. Così produce il primo dietro le quinte del cinema western italiano da vendere al mercato inglese, il fondamentale “Western Italian Style” diretto da Patrick Morin con la voce narrante di Frank Wolff. E lì che vediamo i si gira di western famosissimi di Sergio Corbucci, Sergio Sollima, Enzo G. Castellari.

     

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    Da quello produrrà anche “Ecce Homo” di Bruno Gaburro e una decina d’anni dopo incontrerà Alejandro Jodorowski e riuscirà a dar vita a “Santa Sangre”. Infaticabile, nei primi anni’80, dopo aver girato qualsiasi tipo di ultimo western, perfino il folle “E il terzo giorno arrivò il condor”, un film che falliva sempre e passava di regista e produttore a regista, produttore e protagonista ogni volta, fino ad avere ben tre registi diversi, anche se Lars sosteneva ce ne fosse addirittura un quarto, e dopo aver fatto il mega presidente Arcangelo per “Fantozzi contro tutti” e un’apparizione in “Fracchia contro Dracula”, passa direttamente alla produzione. Ci mancheranno il vecchio Lars e la sua vespa.

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