Marco Giusti per Dagospia
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Se ne va uno dei più importanti autori e registi del cinema svizzero, il ginevrino Alain Tanner, 83 anni, autore di film importanti come “Jonas che avrà vent’anni nel 2000”, “La salamandra”, “Gli anni luce”, “Charles mort ou vif” e “Il centro del mondo” (“Le milieu du monde”, 1974) celebre anche per gli spettacolari nudi della protagonista italiana, Olimpia Carlisi, allora musa sia di Benigni che di Fellini. Nato a Ginvera nel 1929, figlio d’arte, madre attrice e padre pittore, Tanner si lega da subito con Claude Goretta, altro nome storico della Nouvelle Vague svizzera, con il quale fonda un cineclub a Ginevra ancora ventenne.
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Dopo due anni passati nella marina mercantile, si sposta a Londra e lavora al British Film Institute. Alla fine degli anni ’50 realizza i suoi primi cortometraggi assieme all’amico di sempre, Claude Goretta, come “Nice Time (Picadilly la nuit)”, 1957, Negli anni’60 lavora alla tv svizzera e fonda con Goretta, Michel Soutter, Jean-Louis Roy e Jean-Jacques Lagrange il Gruppo dei 5. Un gruppo fondamentale per lo sviluppo del cinema svizzero moderno, come sarà fondamentale l’apporto del grande direttore della fotografia Renato Berta, legatissimo a Tanner e poi a Godard e a Martone.
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Dirige i suoi primi film alla fine degli anni ’60 e fanno subito il giro dei festival, “Docteur B., médecin de campagne”, 1968, “Charles mort ou vif”, 1969, con François Simon, “La salamandra”, 1971, scritto assieme al critico d’arte John Berger con Bulle Ogier e Jean-Luc Bideau, presentato a Cannes alla Quinzaine, “Le retour d’Afrique”, 1973, con Josée Destoop e le godardiane Juliet Berto e Anne Wiazemski. “Il centro del mondo”, 1974, scritto con John Berger, interpretato da Olimpia Carlisi, Philippe Leotard e Juliet Berto, fece molto colpo nel mondo dei giovani cinefili del tempo, perché già dal titolo girava attorno al corpo della nostra attrice.
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Più popolare ancora, anche grazie al titolo indovinatissimo e alla tematica, con quattro coppie di sessantottini che pensano a come sarà il futuro dei propri figli, “Jonas che avrà vent’anni nel 2000”, girato nel 1976, con Jean-Luc Bideau, Myryam Bouyer, Miou Miou, Raymond Bussières. Nel 2000 Tanner riuscirà a girared anche una sorta di sequel, “Jonas et Lila”, mai arrivato in Italia.
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Seguiranno poi “Messidor”, 1979, “Gli anni luce”, 1981, con Trevor Howard, Mick Ford, Bernice Stegers, che ritroveremo ne “La città delle donne” di Fellini, un film fortunato, premiato a Cannes con il Grand Prix Speicale della Giuria. E, ancora, “Dans la ville blanche”, 1982, con Bruno Ganz e Teresa Madruga, di produzione anglo-franco-svizzero-portoghese, “Terra di nessuno”, 1985, “Una fiamma nel mio cuore”, 1987, con Myriam Mézières, “La valle fantasma”, 1987, con Jean-Louis Trintignant e Laura Morante, “La ragazza di Rose Hill”, 1989, “L’uomo che ha perduto la sua ombra”, 1991, con Francisco Rabal, Angela Molina, Valeria Bruni Tedeschi.
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Attivo fino al 2004, data del suo ultimo film, “Paul s’en va”, Tanner scontò probabilmente il fatto di girare film in Svizzera, da dove non era semplice farsi vedere, ma ha dedicato tutta la vita a un tipo di cinema d’autore, molto legato alla Nouvelle Vague degli anni ’60 che non ha mai rinnegato. Oggi è in gran parte un regista poco noto, ma molti dei suoi film andrebbero recuperati. Come andrebbe studiato il suo rapporto con lo scrittore e critico d’arte John Berger, col quale ha scritto parecchi dei suoi più famosi
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