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    IL NEGROLOGIO DEI GIUSTI - UN VOLTO COME QUELLO DI DAVID GULPILIL, IL PIÙ CELEBRE ATTORE-PITTORE-BALLERINO ABORIGENO AUSTRALIANO SCOMPARSO A 68 ANNI, UNA VOLTA CHE LO HAI VISTO NON LO PUOI DIMENTICARE. E’ UNA SCOPERTA QUANDO LO VEDIAMO, NEANCHE VENTENNE IN “WALKABOUT” NEL 1971. LO TROVEREMO IN MOLTI ALTRI FILM COME “L’ULTIMA ONDA” E “MR. CROCODILE DUNDEE”, NON LIMITANDOSI MAI A FARE SOLO IL CARATTERISTA, L’ABORIGENO DA ESPORTAZIONE, MA SEMPRE… VIDEO


     
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    Marco Giusti per Dagospia

     

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    "So come camminare attraverso la terra davanti a una macchina da presa, perché le appartengo". Un volto come quello di David Gulpilil, il più celebre attore-pittore-ballerino aborigeno australiano, ma davvero anche molto di più per il suo popolo e la sua terra, scomparso a 68 anni, una volta che lo hai visto non lo puoi dimenticare. Né lo puoi vedere in un contesto diverso.

     

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    Perché davvero sembra scaturire, appartenere solo a quella terra. Nato nel 1953 a Maningrida, Arnhem Land, nel Territorio del Nord, come David Gulpilil Ridjimiraril Dalaithngu, impara l’inglese a orecchio, senza essere mai andato a scuola. E’ una scoperta quando lo vediamo, neanche ventenne in “Walkabout” di Nicolas Roeg nel 1971. Lo troveremo in molti altri film, importanti e misteriosi, come “L’ultima onda” di Peter Weir, anche di grande successo, come “Mr. Crocodile Dundee”, non limitandosi mai a fare solo il caratterista, l’aborigeno da esportazione, ma sempre allargando il suo ruolo a una testimonianza reale e sentita dell’essere aborigeno, di appartenere a quella terra.

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    E di poter trasmettere sempre Come dimostrano i film di Rolf De Heer che lo vedono a più riprese protagonista, “Charlies’ County”, che gli fa vincere a Cannes, a Un Certain Regard, il premio per il Miglior Attore, o “The Tracker” o “10 canoe”, che lo portarono anche al Festival di Venezia.  Molto lo amò il grande cinema d’autore, come testimoniano “Fino alla fine del mondo” di Wim Wenders o “Uomini veri” di Philip Kaufman, ma la sua presenza diventa fondamentale anche in film kolossal sull’immaginario del paese come “Australia” di Baz Luhrman o rivelatori di orrori del razzismo e dello schiavismo come “Rabbit-Proof Fence” di Philip Noyce o innovativi come il western “La proposta” di John Hillcoat scritto emusicato da Nick Cave.

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    Rolf De Heer è il regista che più lo ha aiutato a imporsi da protagonista, che ha più capito la sua grande umanità, e lo ha aiutato anche a riprendersi dopo un brutto periodo che lo portò addirittura in galera. Scrive oggi su di lui Baz Luhrman: “Una persona e un talento insostituibili. Hai dato un grande contributo non solo al cinema australiano, ma al cinema globale, permettendoci di entrare nel tuo mondo, spirito e narrazione. Non c'è mai stato nessuno come te. Non ci sarà mai nessuno come te”. Su di lui e sulla sua vita avventurosa è stato fatto anche un documentario diretto da Molly Reynolds. "Siamo tutti un solo sangue. Non importa da dove veniamo, siamo tutti un solo sangue, lo stesso."

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