di battista
DAGONEWS
Chi è il nemico numero uno del Presidente del Consiglio? Salvini? Meloni? Il Coronavirus? No, la vera spina nel fianco del premier è rappresentata dal partito che lo ha spedito a Palazzo Chigi, ovvero il Movimento 5 Stelle, e in particolare le correnti che fanno capo a Di Battista e Di Maio. Dalla sua parte resta la minoranza filo-Fico e filo-Pd, oltre ovviamente al Pd, ormai il suo partito del cuore.
Il redivivo Dibba (a proposito, farà la quarantena di ritorno dall'Iran dove i malati sono fuori controllo e i morti sarebbero oltre 50?), oggi ha deciso di parlare e sparare contro chi ha esagerato nell'allarme sanitario. E dunque contro Conte e Casalino, che in teoria sarebbero le punte di diamante del governo in cui i 5 Stelle sono maggioranza schiacciante…
CONTE E DI MAIO
Nel suo post scritto da Istanbul, prima mette le cose in prospettiva (i morti per fulmini, quelli per influenza, i bimbi in Africa), poi precisa che non vuole sminuire. E chi ringrazia, il governo, che indefesso lavora 24 ore al giorno? No, per primi medici e infermieri, gli stessi che sono stati criticati da Conte per la gestione dell'emergenza all'ospedale di Codogno.
Di Maio invece vuole riprendersi il Movimento e prepara le sue mosse per gli Stati Generali. Nel frattempo sogna di tornare vicepremier in un rimpastino di governo, ma questo metterebbe in seria difficoltà sia Conte che Zingaretti.
beppe grillo davide casaleggio giuseppe conte 3
E Grillo? Oltre ai selfie cazzoni non offre molto sostegno ai suoi seguaci. In realtà se ne sbatte abbastanza della gestione ordinaria del Movimento, gestito da Crimi (nel solco di Di Maio). Sicuramente preferisce Luigino a Dibba, troppo descamisado e poco concreto, e per questo da parecchio non mette in difficoltà Di Maio, per non far favori all'amico/rivale.
Ha abbastanza perso la fiducia nell'attuale nomenklatura grillina, incartata su Rousseau e intorno a Davide Casaleggio, non considerato da Beppe all'altezza del padre.
BEPPE GRILLO GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO
Grillo aveva previsto il declino di consensi dopo il trionfo del 2018, e per questo aveva introdotto il limite dei due mandati: sognava un movimento che ripartisse da zero ogni volta, facendo tabula rasa anche di volti e idee, non un gruppo di politici terrorizzati dal mollare la poltrona, che ha perso la testa davanti al naturale calo nel gradimento degli elettori e non ha saputo gestire questa fase fisiologica della politica odierna.