1 - GLI USA CANCELLANO LA CANCELLIERA
Maurizio Belpietro per “Libero Quotidiano”
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Dalle stelle alle stalle, da statista a sfascista. Povera Angela Merkel: fino a ieri era considerata una delle donne più potenti del mondo, tanto da finire in copertina sui principali giornali. Ora è messa alla berlina come un' incapace che sta portando il suo Paese, e di conseguenza l' Europa, sull' orlo del baratro. Tutto per una notte, quella famosa dell' ultimo dell' anno, quando a Colonia, ma non solo, si è capito a che cosa può portare la politica buonista che apre le porte a tutti gli immigrati.
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La Cancelliera di ferro era convinta di poter governare il flusso dei profughi, scegliendo quelli più adatti al sistema produttivo tedesco. I calcoli a tavolino le davano ragione, perché la crescita economica della Germania deve essere sorretta anche da manodopera a basso costo, e dunque nulla di meglio che attingere dalla massa di disperati in fuga dalla guerra e dalle persecuzioni. Angela aveva anche pensato che gli extracomunitari migliori sarebbero stati i siriani, giudicati più assimilabili per istruzione e tradizione.
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In realtà, la donna che da un decennio guida la locomotiva tedesca ha sbagliato tutti i suoi calcoli, per lo meno quelli riguardanti l'immigrazione. Aprire le frontiere, concedendo ospitalità a decine di migliaia di persone, non si è tradotto in un' operazione vantaggiosa, né per lei né per il suo Paese. A differenza di quel che ci si poteva aspettare - o meglio: di quel che si aspettava la stessa Cancelliera - l' ingresso di una marea di persone si è rivelato tutt' altro che indolore.
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Non soltanto per i problemi logistici, che si sono rivelati sin dal principio, mandando in crisi l'organizzazione teutonica, ma anche per le difficoltà di integrazione. Probabilmente Merkel non aveva messo in conto i rischi dovuti alla presenza di migliaia di persone con tradizioni e culture e religioni diverse. Soprattutto non aveva nemmeno lontanamente calcolato che la politica di apertura delle frontiere avrebbe potuto mettere a repentaglio la sicurezza del suo Paese e della stessa Europa.
Certo, i fatti del Bataclan e la scoperta dei covi jihadisti in Belgio erano ancora lontani quando la leader tedesca pensava di rilanciare con un atteggiamento buonista nei confronti dei profughi la sua immagine compromessa dal negoziato con la Grecia. Ma non aver capito che accogliere centinaia di migliaia di persone senza conoscere orientamento e aspirazioni presentava dei margini di rischio piuttosto gravi è un errore clamoroso, dalle conseguenze che nessuno oggi può valutare.
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Angela Merkel, come ci ha abituati in tutti questi anni, ha fatto da sola, senza consultare i partner europei, senza soprattutto seguire la linea di David Cameron, che da subito si era dimostrato contrario alla linea buonista. E adesso la Merkel incassa da sola il contraccolpo delle molestie contro centinaia di donne, nuovo sistema rispetto agli attentati del passato con cui si cerca di diffondere il panico in Europa e, soprattutto, con cui si cerca di cambiare e nostre abitudini. Ricordate le promesse dopo le stragi islamiche di Parigi che avevano preso di mira dei ragazzi che festeggiavano il fine settimana? Il terrorismo non cambierà le nostre abitudini.
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Può darsi, anche perché le bande di musulmani pronti a farsi saltare in aria non sono inesauribili. Molto di più però possono essere branchi organizzati che cercano di stuprare le donne occidentali così da indurre terrore e costringerle in casa. Non sarà la strategia della tensione, ma quella della paura di sicuro.
E di tutto ciò chi si deve ringraziare se non Angela Merkel, la donna che ha aperto la porta agli stupratori? Lei e quelli come lei, buonisti per calcolo politico, commossi per tornaconto personale, pronti a versare una lacrima per chi si presenta alla frontiera, ma non per chi è nato dentro quella frontiera e patisce la fame e la miseria. Quello che è successo è il prodotto di una cultura intrisa di tanto cinismo e tanta ipocrisia nascosta dietro buoni sentimenti, che però questa volta molto clamorosamente ha sbagliato le proprie previsioni.
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Ieri un giornale non certo di destra come il New York Times, quotidiano liberal spesso in contrasto con i falchi a stelle e strisce, ha attaccato la Cancelliera, rimproverandole le aperture ai migranti con parole molto simili a quelle di Oriana Fallaci e Michel Houllebecq, autore di Sottomissione, il libro in cui si preconizza un' Europa inginocchiata di fronte all' Islam. Difficile che il New York Times spari a palle incatenate contro il leader di un Paese che non sia l' America.
E non per sudditanza, ma per disinteresse. Quasi impossibile poi che ne chieda le dimissioni. Eppure è ciò che è successo. Bocciata senza appello da un giornale influente nel Paese più multiculturale che ci sia. Da Cancelliera a cancellata.
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2 - LA VENDETTA DI WASHINGTON CONTINUA
Glauco Maggi per “Libero Quotidiano”
«Angela Merkel se ne deve andare». La perentoria richiesta è apparsa sul New York Times in un editoriale di Ross Douthat, che la presenta come la soluzione indispensabile «affinché il suo Paese, e il continente che domina, possa evitare di pagare un prezzo troppo alto per la sua follia "da alti principi"». Il riferimento è alla crisi dei migranti, culminata nella notte degli assalti sessuali degli islamici a centinaia di giovani donne a Colonia.
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Le autorità avevano sminuito precedenti incidenti, da Amburgo a Helsinki, «perché ciò risulta sconveniente per la politica di asilo di massa dei rifugiati», scrive il giornale. È un ritardo che è costato il posto al capo della polizia di Colonia, «ma il governo tedesco sembra ancora oggi più preoccupato di tenere a bada i nativi irrequieti - di recente stringendo un patto con Facebook e Google per censurare i commenti anti-immigrazione - che non di controllare l'immigrazione stessa. Solo una settimana fa la Merkel ha rigettato una proposta per mettere un tetto nel 2016 a 200mila per le nuove ammissioni».
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La controversia non è nuova, scrive Douthat. «Per decenni i conservatori sulle due sponde dell'Atlantico hanno avvertito l'Europa che le politiche immigratorie generose, spesso perseguite sfidando i desideri degli europei ordinari, minacciano di destabilizzare il continente. I conservatori hanno sollevato punti importanti sulle difficoltà dell'assimiliazione, sulla minaccia della radicalizzazione, e sulle possibilità di violenze in stile-Parigi e in stile-Colonia nelle città europee».
Douthat ricorda che furono sollevate anche «previsioni apocalittiche - timori di "Eurabia" (un riferimento ovvio a Oriana Fallaci NDR) , e di islamizzazione di massa. Erano tesi più dure da accettare, perché fino a poco fa la sfida dell'assimilazione in Europa sembrava scomoda, ma non insormontabile».
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Oggi, ammette Douthat, «con la migrazione attuale siamo entrati in territori mai testati. Il problema è che una enorme proporzione di loro sono ventenni». In Germania la popolazione è di 82 milioni, con i 20-30enni che erano 10 milioni nel 2013 (compresi già molti immigrati). L' attuale flusso di rifugiati, secondo dati sulla Svezia che ha una simile politica di frontiere aperte, è per il 70% circa di giovanissimi «non accompagnati», con un rapporto di 11 maschi per ogni femmina. Se questa gente non si trasforma in «famiglie», con mogli e figli, l' impatto demografico potrebbe «spingere la Germania verso un possibile futuro in cui metà della popolazione sotto i 40 anni consiste di immigrati dal Medio Oriente a dal Nord Africa».
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«Se tu credi che una società che invecchia, fino a questo punto per lo piu' omogenea, possa assorbire una migrazione di queste dimensioni e di tale differenza culturale, allora avrai un brillante futuro da portavoce del governo tedesco», ironizza Douthat. «Ma sei anche un pazzo», aggiunge. «Una tale trasformazione minaccia non solo un aumento del terrorismo ma una rinascita della violenza politica nello stile degli Anni Trenta (allusione al nazismo NDR)».
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Douthat è una firma fissa del New York Times, di cui è una riconosciuta voce conservatrice. Ma la sua opinione riflette le tensioni tra l' America di Obama e la Cancelliera di Berlino, che approdano a questo affondo mediatico dopo una lunga teoria di incidenti più o meno sotterranei. Obama non ha mai amato la Merkel, e il caso delle spiate della Nsa svelate da Snowden lo ha dimostrato. Ma sul piatto della bilancia a questo punto pesano soprattutto le relazioni commerciali bilaterali, che non hanno ancora trovato la quadra nel progetto di patto di libero commercio tra USA e UE, e che hanno una questione ancora in sospeso nel caso Volkswagen.
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