Estratto dell’articolo di Marcello Astorri per “il Giornale”
PIETRO LABRIOLA TIM
Si avvicinano i giorni della resa dei conti sulla cessione della rete di Tim. In vista del 18 aprile, infatti, i contendenti di Cdp-Macquarie e Kkr si preparano ad affinare i rispettivi rilanci per strappare il pass e guadagnarsi i colloqui in esclusiva.
Sullo sfondo, però, c’è la figura di Vivendi, il socio che controlla il 23,7% di Tim, che valuta l’asset della rete intorno ai 30 miliardi di euro e ben difficilmente accetterà di buon grado un’offerta distante dai suoi desiderata. Il socio francese, che ha già ritirato tutti i suoi rappresentanti dal cda, lancia segnali d’irrequietezza.
BOLLORE' DE PUYFONTAINE
Infatti se, da un lato, l’ad di Tim, Pietro Labriola, ha assicurato: «Tuteleremo Vivendi e tutti gli altri azionisti», dall’altra Vivendi teme in qualche modo un’imboscata. Ossia di poter essere messa in minoranza durante un’assemblea dei soci ordinaria su un’eventuale proposta dei due contendenti.
[…] Vivendi ritiene che la cessione di un asset rilevante come quello della rete debba essere sottoposta a un’assemblea straordinaria, che ha quorum differenti nella votazione e la vedrebbe in una situazione di forza (di fatto il suo voto costituirebbe una minoranza di blocco).
PIETRO LABRIOLA
Dall’altra, però, nel cda di Tim la decisione non sarebbe ancora stata presa e potrebbe essere affidata dal cda al verdetto di un’assemblea ordinaria, dove la linea di Vivendi potrebbe anche soccombere. […]
Alla luce di questa situazione, quindi, Vivendi sta giocando le sue carte. E il no secco al bonus dell’ad Labriola, recapitato attraverso una missiva al cda nei giorni scorsi, potrebbe anche essere letto come un modo per far sentire il fiato sul collo al board. […]
[…] Tornando però al dossier rete, i due contendenti verosimilmente si prenderanno tutto il tempo necessario per i rilanci. Nella prima tornata di offerte, sia Cdp-Macquarie che Kkr avevano messo sul piatto cifre vicine ai 20 miliardi. Ora, secondo le ultime indiscrezioni, entrambi sarebbero alla caccia di corposi finanziamenti per provare a convincere il board di Tim. Secondo le prime ipotesi, faranno rilanci di almeno due miliardi rispetto alle offerte precedenti.
DARIO SCANNAPIECO
Ma a fare la differenza sarà non solo il valore finale, ma anche come saranno formulate le proposte: insomma, il progetto industriale più convincente. Una volta arrivate le offerte, la palla passerà di nuovo al cda di Tim con i riflettori che si sposteranno verso il prossimo appuntamento in calendario il 10 maggio.
DE PUYFONTAINE BOLLORE