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annie ernaux
Dopo la batosta presa con la vittoria di Giorgia Meloni alle elezioni, il Premio Nobel per la Letteratura a Annie Ernaux fa prendere una bocca d’aria alle femministe au caviar de noantri. Dopo che movimenti come “La 27ma ora”, “Il Tempo delle donne” ed editorialiste varie & avariate hanno dichiarato per un decennio che solo una premier donna avrebbe rotto il “soffitto di cristallo”, ora che la Meloni (con articolo) si appresta a esserlo tra loro serpeggia sconcerto, malumore, senso della beffa.
Già, perché non era una donna che doveva romperlo, bensì una donna di sinistra stile Boldrini/Cirinnà (senza articolo), meglio se lesbisca e con tre passaporti (israeliano, americano e svizzero) come l’attivista obamiana Elena Ethel Schlein (ora Elly). L’essere di destra, infatti, annulla l’essere donna per cui la Meloni è una donna travestita (no, travestita non si può dire).
Sul premio Nobel alla Letteratura alla Ernaux, però, le nostre femministe au caviar e addentellate si sono un po’ rifatte. La prima che prende una boccata d’aria è “la parigina” Michela Marzano su “Repubblica”, per la quale Ernaux “ha contribuito come nessun’altra a stravolgere i canoni letterari tradizionali”.
michela marzano
La sua scrittura “è un atto politico, un modo per denunciare i privilegi di nascita…” e su questo punto Marzano ne sa davvero qualcosa visto che nel suo “Stirpe e vergogna” non fa che parlare del nonno (“come me”) deputato, mentre quello della Ernaux era operaio. Quindi, a generare il senso di colpa nella Ernaux sarebbero proprio le figlie di… come (la) Marzano. Invece no. Marzano ci vede un parallelo tra lei e Ernaux: in fondo, anche Marzano si sente francese e ha una colpa da lavare: il nonno era fascista.
ANNIE ERNAUX - PREMIO NOBEL DELLA LETTERATURA 2022
Per Silvia D’Onghia (“migrante di adozione”, aspirante ballerina), “ognuno di noi è Annie Ernaux” scrive su “il Fatto” (del resto ciascuno di noi è anche berlinese, newyorkese, donna, migrante, ecc ecc ecc). Ernaux parla di “femminismo, ma anche di aborti clandestini” ed “era ora che l’Academia svedese riconoscesse a questa immensa scrittrice il premio più ambito” (perché parla di aborti?). Sulla Stampa è Elena Stancanelli (Einaudi e Feltrinelli imprinting) a dirci che Ernaux è “molto nota”.
Stancanelli, prima ancora di leggerla, restò colpita “dalla confezione, dalla copertina, dalla carta e dai caratteri” dei libri della Ernaux (ci siamo col fighettismo ztl). Ciò che più esalta lei e tutte le femministe nate bene, è il “disgusto per le origini” (povere) della Ernaux (“La vergogna”, 2018) una ferita non risarcibile, che richiama nella mente di tutte i consueti pseudo-traumi dell’infanzia.
elena stancanelli foto di bacco
Da qui l’incipit “indimenticabile” del romanzo “Gli anni”: “Tutte le immagini scompariranno. La donna accovacciata che, in pieno giorno, urinava dietro la baracca di un bar al margine delle rovine di Yvetot, dopo la guerra, si risistemava le mutande con la gonna ancora sollevata…”. Ciò che importa è che la scrittrice abbia dichiarato “Lotterò fino all’ultimo respiro per l’aborto”: basta questo per leggerci una polemica (sebbene la Meloni abbia dichiarato che non voler cambiare la legge 194).
In esaltazione alla Ernaux il “Corriere” schiera il suo collaboratore frou-frou Marco Missiroli che nei suoi libri, come “Fedeltà” (naturalmente Einaudi), fa molto il parigino. Solo che Missiroli è così pieno di sé che parla di se stesso più che della Ernaux: “mi scrisse una mail”, “mi specificò l’indirizzo” e via con la prima persona… Il “Manifesto” apprezza la scrittrice “engagée” cantrice della “emancipazione femminile”, ma le rimprovera una “ostinata autobiografia sociologica”.
marco missiroli
Sul “Foglio” si scatena Annalena Benini che parla di “riconoscimento per tutte le donne” e finisce con il paragonarla a Virginia Woolf (entrambe hanno scritto un libro intitolato “Gli anni”; ma anch’io ho preso il tram come Gadda…). Elisabetta Rasy sul “Sole 24 ore” ricorda il sostegno della Ernaux a Melenchon e scrive di un Nobel che, al solito, riguarda anche la “militanza per stanare la coltre di ingiustizia che grava sulla condizione femminile”. Adesso aspettiamo la coppia Ciabatti&Gamberale su “7” e poi abbiamo finito, o quasi, il giro. Va bene una boccata d’aria dopo la Meloni, ma la Letteratura dov’è?
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