Da corriere.it
Shmuel Peleg, nonno di Eitan Biran,
La polizia israeliana ha interrogato Shmuel Peleg, nonno di Eitan Biran, riguardo le accuse di aver «rapito il nipote e portato in Israele». Lo ha fatto sapere la polizia stessa aggiungendo che dopo l’interrogatorio Peleg è stato posto agli arresti domiciliari. Il provvedimento degli arresti domiciliari è previsto fino a venerdì. A interrogare Shmuel Peleg è stata l’unità speciale 433.
IL NONNO DI EITAN
Paolo Berizzi per repubblica.it
Shmuel Peleg è stato interrogato a lungo dalla polizia israeliana sulle accuse di "aver rapito e portato in Israele il nipote" e dopo è stato messo agli arresti domiciliari fino a venerdì.
Gli è stato anche trattenuto il passaporto. Non avrebbe agito da solo ma con una rete di persone che, a vario titolo, ognuna per interessi diversi - affettivi e forse anche economici - lo hanno aiutato a organizzare e a condurre a termine il suo folle piano: portare Eitan Biran in Israele con quella che i suoi legali chiamano "un'azione di impulso", ma che, secondo la Procura di Pavia, è stata un sequestro di persona in piena regola, aggravato dall'età della vittima. E al sequestro avrebbe partecipato, in qualche modo, secondo gli inquirenti, anche Ester "Etty" Peleg, la nonna materna del piccolo Eitan.
eitan
La donna questa mattina è stata iscritta nel registro degli indagati dove già compariva il nome del suo ex marito, il 58enne Peleg, ingegnere esperto di telecomunicazioni: i due nonni materni, genitori della madre del piccolo Eitan e del fratellino morto anche lui come i genitori nella strage del Mottarone, sono nel mirino della magistratura (l'inchiesta è condotta dal procuratore Mario Venditti e dal sostituto Valentina De Stefano), ma anche della famiglia paterna di Eitan: la zia Aya Biran, nominata dal tribunale tutrice legale del bambino, e suo marito Or Nirko. Quest'ultimo, in un'intervista all'emittente N12, ha usato parole molto dure nei confronti dei nonni materni: "La famiglia Peleg tiene Eitan come vengono detenuti i soldati israeliani nelle prigioni di Hamas". Aya Biran - riferisce l'emittente israeliana Canale 13 - ha presentato al Tribunale per le questioni familiari di Tel Aviv la richiesta di far rientrare il piccolo in Italia sulla base della Convenzione dell'Aja. E in serata l'ambasciata israeliana ha fatto sapere: "Ci occupiamo del caso Eitan in collaborazione con l'Italia". Il bambino "sta bene", sono le poche parole che vengono riferite da fonti legali vicine alla famiglia materna.
zia paterna eitan
Ormai tra le due famiglie è scontro aperto: botta e riposta continui sui media - soprattutto israeliani - , i due pool di avvocati al lavoro tra procure, tribunali e ambasciate. Il braccio di ferro per l'affidamento di Eitan, di fatto, va avanti da giugno. Ma la svolta del presunto sequestro di sabato scorso ha fatto precipitare la situazione e adesso volano gli stracci, tra accuse pesantissime e atroci sospetti. Ma al di là delle versioni fornite dalle due famiglie su Eitan e sulle sue condizioni di salute, completamente opposte, i fatti, al momento, dicono che ci sono due persone indagate per sequestro di persona: e sono i nonni materni del bambino. Nel fascicolo potrebbero finire altri nomi? Non è da escludere. Gli investigatori della squadra mobile lavorano sui giorni che hanno preceduto il decollo da Lugano del jet privato noleggiato per 9 mila euro da Shmuel Peleg e che ha portato nonno e nipotino a Tel Aviv. Il nonno aveva con sé il passaporto israeliano del bambino, ma quel passaporto - lo aveva ordinato il giudice tutelare di Pavia - Peleg avrebbe dovuto restituirlo alla zia tutrice, Aya, entro il 30 agosto: cosa che non è successa. Di più: sempre per ordine del tribunale di Pavia Eitan non poteva espatriare, se non con la tutrice o almeno con la sua autorizzazione.
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Mottarone, Eitan portato in Israele: il ruolo della nonna materna
Ma torniamo alla nonna Etty. Già nei giorni scorsi gli agenti della Squadra mobile di Pavia avevano iniziato le verifiche per capire un eventuale coinvolgimento della donna nel rapimento: la nonna, secondo le prime indagini, sarebbe stata in Italia assieme all'ex marito almeno nei giorni precedenti. Il ruolo della donna, dunque, nell'inchiesta della Procura di Pavia per sequestro di persona (aggravato dal fatto che la vittima è un minorenne), è da verificare. Potrebbe infatti aver aiutato l'ex marito a portare il piccolo in Israele, dove è arrivato su un volo privato partito da Lugano. Ieri era stato lo stesso zio paterno di Eitan, sempre lui, Or Nirko, ad accusare la nonna materna di complicità nel sequestro. Anche se, in base ad indiscrezioni raccolte, era stato riferito che la donna sarebbe rientrata in Israele prima del giorno del presunto rapimento. La stessa zia Aya aveva raccontato comunque che il nonno, quando è arrivato a prendere Eitan per la visita che gli era stata concessa, ha parcheggiato lontano dall'abitazione e, dunque, non è chiaro se nell'auto ci fossero altre persone ad attenderlo. L'indagine sui presunti complici va avanti.
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Eitan, la nonna in Israele: "Non è stato rapito, era in pessime condizioni"
"Non c'è stato alcun rapimento, il bambino voleva tornare in Israele già da tempo". A ribadire la versione dei fatti della famiglia in Israele era stata proprio la nonna, ieri, parlando a Radio 103. "Le sue condizioni sono pessime e finalmente - la sua versione, confermando che il bambino è in cura all'ospedale Sheba Medical Center di Tel Aviv - dopo 4 mesi i medici vedranno cosa è successo al piccolo. Per 4 mesi non ha visto alcun medico a parte sua zia in Italia che è un medico che si occupa dei detenuti. Per 4 mesi hanno impedito a me e a mio marito Shmuel di consultarci con medici e psicologi"." Adesso - aveva proseguito - è sottoposto a consultazioni mediche molto approfondite allo Sheba, inclusa una cura psicologica che doveva essere fatta da tempo e non è stata fatta". "Eitan è il nostro mondo e noi vogliamo essere sicuri che stia bene. E' l'unica cosa che ci interessa". La donna aveva infine detto che Eitan " non aveva legami con la famiglia di Aya". "Ora - ha concluso - sono io a curarmi di lui".
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Una versione che dall'Italia viene smentita decisamente. "Il fratello di Aya è andato all'ospedale di Sheba e non ha trovato Eitan", denuncia sempre nell'intervista a N12 Or Nirko, zio di Eitan e marito di Aya Biran, affidataria in Italia di Eitan. Lo zio di Eitan ha citato la Convenzione dell'Aja e ribadito l'accusa di "rapimento" di un bambino che "ha passato tutta la vita in Italia", che "non ha mai vissuto in Israele", dove "non ha amici". "Le autorità di Israele devono sapere che Eitan è stato rapito - ha incalzato - E' prigioniero. La famiglia Peleg si rifiuta di dire dove si trovi". Di qui la pesante accusa: "Come i soldati prigionieri di Hamas, così nascondono Eitan in qualche buco". E ancora: secondo Or Nirko, "questa famiglia" fa "esclusivamente il proprio interesse".
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Eitan, gli avvocati del nonno: "Chiediamo a lui con chi vuole stare"
"Andrebbe chiesto a Eitan con chi vuole stare, attraverso il suo ascolto e la verifica delle sue reali condizioni attraverso una consulenza tecnica, quindi in contraddittorio". Lo afferma all'AGI l'avvocato Sara Carsaniga, che fa parte del pool di legali che assiste il nonno del bimbo. Il legale ricorda che questa consulenza in precedenza era stata rigettata: "Il contraddittorio in Tribunale è stato sempre a favore di una parte sola".
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nonno eitan SHMUEL E TAL PELEG