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    “IL NOSTRO LAVORO CANCELLATO CON UNA MAIL” – LA RABBIA DEI 422 DIPENDENTI DELLA GKN DI CAMPI BISENZIO CHE SI SONO VISTI ARRIVARE LA LETTERA DI LICENZIAMENTO E DA ALLORA PRESIDIANO L’AREA DAVANTI ALLO STABILIMENTO – “SIAMO STATI TRATTATI COME BESTIE, USATI COME FAZZOLETTI USA E GETTA” – MA SULLA FABBRICA C'È UNO SPETTRO: “DIETRO LA SCUSA DEL CALO DI PRODUZIONE E PREZZI C’E’ LA VOLONTÀ DI APRIRE LA NOSTRA FABBRICA ALTROVE” - IL MINISTRO DEL LAVORO ANDREA ORLANDO: “MODALITÀ INACCETTABILI…”


     
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    Marco Gasperetti per il “Corriere della Sera”

     

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    Sotto un sole cocente e una temperatura oltre i 34 gradi all'ombra, l'operaio Giovanni sfodera il telefonino e mostra la mail con la quale si è visto improvvisamente cancellare 23 anni di lavoro, il suo, perché «le previsioni di fatturato per il 2025 si attestano a circa 71 milioni di euro, il 48% in meno rispetto a quello del 2019». È la lettera di licenziamento, una delle tante, arrivata ai 422 lavoratori (4 dirigenti, 16 quadri, 67 impiegati e 335 operai) della Gkn Driveline di Campi Bisenzio, azienda fiorentina della componentistica auto (con commesse per aziende come Fiat, Maserati, Ferrari) acquistata nel 2018 da Melrose Industries, un fondo d'investimento inglese.

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    Giovanni ha un sussulto, quasi si commuove, perché prima di partecipare al presidio a oltranza della fabbrica la figlia di 5 anni gli ha chiesto perché questa domenica babbo ha deciso di non portarla al mare. «Perché adesso babbo è in balia delle onde, stavo per risponderle - racconta commosso -, ma poi le ho promesso che ci andremo presto sulla spiaggia. Non è mica finita. Noi la nostra fabbrica la vogliamo salvare». Da venerdì i lavoratori della Gkn sono davanti allo stabilimento. Non mollano e ad aiutarli non ci sono solo mogli, figli e mariti che passano con gli zaini pieni di bottiglie d'acqua fresca e qualcosa da mangiare.

     

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    Le bandiere dei sindacati sventolano, i 41 sindaci dell'area metropolitana di Firenze si alternano per «non fare mai mancare il sostegno delle istituzioni e del territorio» e tra questi c'è anche il primo cittadino di Campi Bisenzio, Emiliano Fossi. «È una situazione devastante - dice preoccupato - ci sono centinaia di famiglie che rischiano di finire sul lastrico, oltre seicento se consideriamo l'indotto. Non è un colpo mortale solo per il mio comune ma per tutta la piana fiorentina. E se consideriamo le conseguenze sociali per l'intera Toscana. Ho parlato con il ministro Orlando, mi ha garantito il suo impegno ma adesso è il ministero dello Sviluppo economico che deve intervenire». Dicastero che chiama in causa anche il governatore della Toscana, Eugenio Giani.

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    Che chiede una legge severa per chi licenzia in modo così vergognoso. «Occorre cambiare la legislazione nazionale e prevedere sanzioni per chi ha comportamenti di questo genere», dice durante un incontro con i lavoratori. Il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, non dissimula rabbia e sconcerto: «Sono modalità inaccettabili... Non ho mai nascosto le mie preoccupazioni davanti allo sblocco dei licenziamenti, questa mi sembra però una questione che ha delle caratteristiche specifiche».

     

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    La solidarietà agli operai Gkn arriva in modo trasversale da tutte le forze politiche. Il presidente dei senatori di Forza Italia, Anna Maria Bernini, vuole evitare in tutti i modi che «la crisi si trasformi in un massacro sociale». Il leader del Pd Enrico Letta attacca: «Se questo è l'andazzo dobbiamo rivedere la norma del 30 giugno» sullo sblocco dei licenziamenti. Il segretario della Lega Matteo Salvini chiede alle multinazionali di avere una coscienza. «Siamo a luglio e dopo Covid, paura, morte e chiusura, una multinazionale entra di soppiatto nelle case di operai con una mail pec - dice da Pisa durante un'iniziativa sul referendum sulla giustizia - e dunque prima di tutto serve rispetto».

     

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    Poi assicura che il ministro dello Sviluppo economico Giorgetti metterà in campo tutto il suo impegno per tentare di trovare una soluzione alla vicenda della fabbrica di Campi Bisenzio. Ma ieri c'era uno spettro che si aggirava tra i quasi 90 mila metri quadrati della fabbrica ormai senza lavoro: quello della localizzazione. «Siamo stati trattati come bestie, usati come fazzoletti usa e getta - dice Michele, 45 anni, casa acquistata tre anni fa, una bambina di nove anni, un mutuo decennale da pagare - e credo che dietro la scusa del calo di produzione e prezzi ci sia la volontà di aprire la nostra fabbrica altrove».

     

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    Un'ipotesi rilanciata anche dal segretario della Cgil, Maurizio Landini: «Quello che stiamo vedendo in questi giorni non sono licenziamenti, sono delocalizzazioni. Ma noi non faremo da spettatori». Sotto il sole, stavolta impietoso, i lavoratori Gkn non si arrendono. «Rimaniamo qui a lottare, a salvare ciò che si può e si deve salvare», promette Antonio, 47 anni, da una ventina alla Gkn, un figlio di 2 anni da crescere.

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