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    ITALIANI: UN POPOLO DI SANTI, POETI E NAVIGATORI. MA NON DI LETTORI – IL NOSTRO PAESE E’ TERZULTIMO NELLA CLASSIFICA DEGLI STATI EUROPEI PER LIBRI LETTI: SOLO IL 35% DELLA POPOLAZIONE SOPRA I 16 ANNI NE FINISCE ALMENO UNO OGNI ANNO, PEGGIO DI NOI SOLO ROMANIA E CIPRO - SIAMO BEN AL DI SOTTO DELLA MEDIA: IL 53% DI TUTTA LA POPOLAZIONE NELL’UE LEGGE ALMENO UN LIBRO ALL’ANNO...


     
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    Estratto dell’articolo di Lorenzo Ruffino per www.pagellapolitica.it

     

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    «Nel mio piccolo mi sono autoimposto di leggere un libro al mese: è un fatto di disciplina, come andare a messa», aveva detto l’anno scorso il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. Non sappiamo se Sangiuliano stia rispettando davvero questo impegno, ma in ogni caso la buona abitudine del ministro – che ha promesso anche di regalare un libro a ogni nuovo nato – non è condivisa dal resto del Paese: solo un terzo degli italiani infatti legge almeno un libro all’anno, il terzo dato più basso tra i Paesi dell’Unione europea.

     

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    [… ] Secondo i dati più aggiornati, relativi al 2022, il 53 per cento di tutta la popolazione nell’Ue che ha minimo 16 anni di età legge almeno un libro all’anno. Dunque quasi la metà dei cittadini europei non legge neppure un libro in 12 mesi. Tra i lettori, il 27 per cento legge meno di cinque libri all’anno, il 12 per cento ne legge tra cinque e nove, mentre circa il 14 per cento ne legge più di dieci.

     

    Il Paese europeo in cui si legge di più è il Lussemburgo, dove nel 2022 il 75 per cento degli abitanti sopra i 16 anni ha letto almeno un libro. Seguono la Danimarca (72 per cento), l’Estonia (71 per cento), la Svezia e la Finlandia (70 per cento).

     

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    In Italia questa percentuale è pari al 35 per cento, la terza percentuale più bassa dietro a Cipro (33 per cento) e Romania (29 per cento). Tra gli altri grandi Paesi europei, nel 2022 in Francia il 62 per cento della popolazione sopra ai 16 anni ha letto almeno un libro, mentre in Spagna il 54 per cento (il dato della Germania non è invece disponibile).

     

    I tre Paesi con la più alta percentuale di “lettori forti”, ossia quelli che leggono più di dieci libri all’anno, sono l’Irlanda (il 26 per cento della popolazione con almeno 16 anni), la Finlandia (23 per cento) e la Svezia (22 per cento). In Italia questa percentuale è pari all’11 per cento, mentre in Romania, Grecia e Cipro è inferiore al 5 per cento. [...]

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    In Italia le donne e i giovani sono le due categorie che leggono di più. Il 40 per cento delle donne con almeno 16 anni ha letto almeno un libro nel 2022, mentre questa percentuale tra gli uomini scende al 30 per cento.

     

    Il 47 per cento della popolazione tra i 16 e i 24 anni di età legge un libro all’anno. Questa percentuale scende invece al 30 per cento nella fascia tra i 25 e i 34 anni e al 34 per cento tra i 35 e i 44 anni. Il dato poi risale al 38 per cento nella fascia tra i 45 e i 54 anni, fino ad arrivare al 39 per cento tra gli italiani che hanno tra i 55 e i 64 anni. Tra i cittadini con almeno 75 anni la percentuale di lettori scende al 21 per cento.

     

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    Se si incrociano i dati di genere con quelli anagrafici, si scopre che l’unica fascia di popolazione dove i lettori superano la metà della popolazione è quella delle donne tra i 16 e i 24 anni: qui il 52 per cento ha letto almeno un libro nel 2022. Tra gli uomini sopra i 75 anni si arriva invece alla percentuale più bassa, pari al 20 per cento.

     

    Le differenze più ampie sulle abitudini di lettura si riscontrano sulla base del titolo di studio. Solo il 19 per cento della popolazione che al massimo ha il titolo di terza media legge un libro all’anno, percentuale che sale al 40 per cento tra i diplomati e al 66 per cento tra i laureati.

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    Chi ha una laurea rappresenta anche la fetta più grossa dei “lettori forti”, quelli che leggono più di dieci libri l’anno: supera questa soglia di lettura il 28 per cento di chi ha una laurea, contro il 12 per cento dei diplomati. Le donne leggono più degli uomini in tutte e tre le categorie, ma se le differenze di genere rimangono ampie tra i diplomati, si riducono tra i laureati.

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