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    MAL MEDITERRANEO – IL NUOVO DECRETO SICUREZZA APPROVATO DAL GOVERNO CHE LIMITA IL LAVORO DELLE ONG IN MARE, FA INCAZZARE TUTTI, ANCHE LA CHIESA – LE ORGANIZZAZIONI UMANITARIE ANNUNCIANO CHE NON RISPETTERANNO LA STRETTA DI PIANTEDOSI: “LA STRATEGIA DEL GOVERNO NON FA CHE AUMENTARE IL RISCHIO DI MORTE PER MIGLIAIA DI PERSONE” - ANCHE I CATTOLICI VANNO ALL’ATTACCO, L’EDITORIALE DEL QUOTIDIANO DELLA CEI, “AVVENIRE”: “L'ALTRA GUERRA SENZA SENSO...”


     
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    Flavia Amabile per “la Stampa”

     

    LE ROTTE DEI MIGRANTI VERSO L ITALIA LE ROTTE DEI MIGRANTI VERSO L ITALIA

    Ora che il decreto è stato approvato dal Consiglio dei ministri e che sono chiari i dettagli della guerra del governo contro le Organizzazioni non governative, le Ong si preparano alla rivolta. Da parte dell'esecutivo l'obiettivo è esplicito. «La madre di tutte le battaglie - sostiene il sottosegretario all'Interno Emanuele Prisco - da condurre in comune con gli altri stati europei, è limitare le partenze, per evitare che sul bisogno di molti guadagnino i trafficanti e le mafie e perché difendere i confini italiani significa difendere i confini europei».

     

    Oppure, come specifica Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato di Forza Italia, si interviene finalmente contro i «centri sociali del mare, non a caso spesso gestiti dagli stessi personaggi che si distinsero in azione di piazza negli anni passati», e che «svolgono una funzione di supporto ai trafficanti».

    MELONI MIGRANTI MELONI MIGRANTI

     

    Ma le Ong non intendono accettare la stretta nei loro confronti. «Sea-Eye non seguirà alcun codice di condotta illegale o qualsiasi altra direttiva ufficiale che violi il diritto internazionale o le leggi del nostro Stato di bandiera, nel nostro caso la Germania. Rifiutiamo questo cosiddetto codice sulle Ong e temiamo che ciò possa portare a conflitti con le autorità italiane. Ci aspettiamo che il governo tedesco ci protegga», annuncia Annika Fischer, membro del consiglio di amministrazione di Sea-Eye. Secondo Valentin Schatz, giurista dell'Università di Luneburg e membro del team giuridico della Ong, «l'Italia non può imporre le modalità di svolgimento delle operazioni di soccorso in acque internazionali».

     

    migranti scendono dalla nave rise above a reggio calabria 4 migranti scendono dalla nave rise above a reggio calabria 4

    Medici Senza Frontiere spiega di essere pronta a ripartire con la Geo Barents. In questo momento la nave è ad Augusta, in Sicilia, e da lì salperà per tornare a navigare tra il 31 dicembre e il 1° gennaio. «La strategia del governo ha l'obiettivo di ostacolare le attività di ricerca e soccorso delle Ong e non fa che aumentare in modo esponenziale il rischio di morte per migliaia di persone.

     

    Salvare vite umane è il nostro imperativo ed è un obbligo sancito da tutte le convenzioni e le leggi internazionali e per questo continueremo a farlo», afferma Juan Matias Gil, capomissione di Medici Senza Frontiere. Emergency ricorda che «quasi 1.400 persone hanno perso la vita nel Mediterraneo centrale quest' anno» e «le conseguenze di questo provvedimento saranno l'aumento dei morti in mare».

     

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    La stretta sui salvataggi in mare viene condannata anche dal mondo cattolico. «È paradossale che uno strumento che in questi anni è stato di sicurezza per almeno il 10% delle persone che sono sbarcate nel nostro Paese e in Europa», cioè le navi delle Ong, «sia considerato uno strumento di insicurezza», afferma in un'intervista a Vatican News monsignor Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio, presidente della Fondazione Migrantes e della Commissione Cei per le Migrazioni.

     

    Altrettando critico è il quotidiano cattolico Avvenire che in un editoriale dal titolo "L'altra guerra senza senso", scrive: «A scorrere l'elenco delle prescrizioni governative sembra che le navi umanitarie trasportino "rifiuti pericolosi"».

     

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    Secondo il decreto, le navi potranno transitare e intervenire solo per i soccorsi sotto il controllo e le indicazioni delle autorità territoriali oltre ad essere tenute a formalizzare la richiesta di un porto sicuro già subito dopo la prima operazione di salvataggio, senza sostare in mare per giorni. In caso contrario, sono previste sanzioni per comandante, armatore e proprietario, fino a 50 mila euro, compresa la confisca del mezzo, che deve anche avere una idoneità tecnica per la sicurezza nella navigazione.

     

    Norme «contro ogni principio di uguaglianza», sostiene Vittorio Alessandro, ammiraglio in congedo delle Capitanerie di Porto e componente del Comitato Diritto al Soccorso.

    Imporranno, infatti, «alle navi Ong (e solo a loro, contro ogni principio di uguaglianza) di non spendersi completamente nel salvataggio delle persone in mare».

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    Inoltre, cancellano «trasbordi, rapidità dell'azione e rapido ricovero in porto, tutto ciò che fa parte della cultura del mare e che le unità del soccorso istituzionale e le navi mercantili praticano quotidianamente», conclude Alessandro. La prima nave che sbarcherà in Italia con il nuovo provvedimento già approvato è la Ocean Viking di Sos Mediterranée, con 113 migranti a bordo, a cui è stato assegnato il porto di Ravenna: l'arrivo è previsto nella tarda mattinata di domani.

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