Salvo Palazzolo per “la Repubblica”
joseph lanni
New York ha un nuovo padrino. L' erede di John Gotti e di Frank Calì, i boss che hanno reso sempre più influente la famiglia Gambino, nonostante gli arresti e i processi. Adesso, è il momento di un altro rampante italo-americano a capo del clan: si chiama Joseph Lanni, avverte l' Fbi, che nei mesi scorsi ha inviato una nota riservata al servizio centrale operativo della polizia per fare il punto sugli ultimi movimenti del "captain", il capitano.
È uomo di grandi affari e misteri, Lanni, classe 1971. Di certo il più anomalo fra i capi della famiglia Gambino, fratello di un investigatore privato, la cui moglie è figlia di un imprenditore di molte relazioni a New York.
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Dieci anni fa, quando non era ancora il "capitano" venne indagato con il cognato di Frank Calì, Pietro Inzerillo, "tall Pete" come lo chiamano, "Pietro il lungo": avevano messo in piedi un moderno sito di scommesse online, il processo andò molto lentamente e qualcuno sulla stampa avanzò il sospetto che l' intraprendente e riservato Joseph Lanni avesse messo in campo le sue amicizie.
arresto di thomas gambino
Di sicuro, un giorno di carcere non l' ha fatto. E dopo la morte di Frank Calì, ucciso un anno fa da un giovane per un banale lite, il captain incontrastato sembra essere proprio lui. In realtà, sembra che l' investitura formale l' avesse ricevuta già nel 2018, ma la voce di Frank Calì continuava a contare. Adesso, Joseph Lanni gestisce a modo suo.
E c' è un gran fermento fra New York e la Sicilia. Come se ci fosse un' unica grande famiglia: i "perdenti" degli anni Ottanta, gli esiliati negli States da Totò Riina dopo la guerra di mafia, vogliono riprendersi Palermo. Con investimenti ancora non del tutto ben chiari.
FRANK CALI
Nel luglio scorso, la squadra mobile di Palermo ha fatto scattare un blitz, 19 esponenti delle vecchie famiglie sono stati arrestati: in manette è finito anche uno de rampolli più fidati di Lanni, Thomas Gambino. Ma neanche un mese dopo è stato scarcerato dal tribunale del Riesame, perché le prove non sono state ritenute sufficienti.
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Fra le carte dell' accusa, c' era anche un rapporto dell' Fbi che raccontava del particolare attivismo del 48enne rampollo di Staten Island: «Il figlio di Joseph Gambino - scrivevano gli investigatori americani - è indicato come principale collettore dei proventi illeciti generati dalle gaming machines illegali installate presso vari bar e social club a Brooklyn, dalle quale trae gran parte del suo reddito». Ma non è bastato. Ed è suonata come una beffa la scarcerazione di uno degli uomini più fidati del capitano, che intanto ha ripreso un aereo per gli Stati Uniti.
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Con tanto di festa di ben tornato. Chissà con quale messaggio era arrivato a Palermo: i poliziotti l' avevano fotografato mentre faceva una gita in gommone, al largo di Mondello, con altri esponenti del clan Inzerillo. Per gli investigatori della polizia, un summit in piena regola, lontano da sguardi indiscreti e miscrospie. Per gli avvocati di Thomas Gambino, solo una gita al mare con vecchi amici e parenti. In tribunale, hanno anche portato le foto di quella giornata, fra tuffi e nuotate, panini e birra.
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Ma l' indagine fra Palermo e New York continua. A gennaio, anche la commissione parlamentare antimafia è stata in trasferta negli Stati Uniti. E al termine delle audizioni con magistrati e investigatori, il presidente Nicola Morra ha dichiarato a proposito dei rapporti fra Palermo e New York: «Le indagini evidenziano la volontà di ricostituire quei legami che negli anni '50, '60 e '70 sono stati stabili e forti». Ma oggi il percorso sembra diverso.
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«Ci sono da capire - ha spiegato ancora il presidente Morra - i livelli di interazione e integrazione fra la Cosa nostra che un tempo dettava legge nello scenario americano, la 'ndrangheta che arriva dal Canada e altre mafie straniere». Eccola, la mission dell' ultimo capo della famiglia Gambino.
Una nuova rete di alleanze, in nome degli affari.
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