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    IL PADRE DEI VIDEOCLIP FA 50: “A HARD DAY’S NIGHT” È IL CAPOLAVORO DI RICHARD LESTER, CHE NEL 1964 CATTURÒ L’ESPLOSIONE DELLA BEATLES-MANIA - VIDEO INTEGRALE DEL FILM


     
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    VIDEO - A HARD DAY’S NIGHT (FILM COMPLETO)

     

     

     

    “A HARD DAY’S NIGHT”QUANDO I BEATLES
    ERANO UNITI CONTRO TUTTI

    Franco Giubilei per “La Stampa”

     

    richard lester richard lester

    Il padre putativo di milioni di videoclip ha compiuto mezzo secolo, ma se la passa ancora benissimo: A Hard Day’s Night dei Beatles vedeva la luce il 6 luglio del 1964, primo esempio di «docu-fiction su una band», per usare l’espressione del regista Richard Lester. Sabato l’autore sarà a Bologna, per la proiezione in piazza Maggiore della sua opera pop più nota, nella nuova versione restaurata, alla rassegna Il Cinema Ritrovato della Cineteca di Bologna. Negli anni successivi avrebbe girato anche Help!, sempre coi Beatles, e poi, col solo John Lennon, Come ho vinto la guerra.

     

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    Oggi che è un tranquillo signore 82enne ricorda come nacque l’idea di fare un film sui Fab Four, che proprio in quel periodo stavano decollando verso la fama planetaria: «Il progetto fu ideato dalla United Artists: volevano fare un film a buon prezzo e velocemente, che fosse pronto entro il luglio 1964, perché temevano che i Beatles stessero per passare di moda e uscissero di scena. Dunque avevamo solo sei settimane per girare. Lo realizzammo come un documentario-fiction: usammo la tecnica del documentario per presentare al pubblico il gruppo mentre interpretava se stesso: in situazioni normali, quasi quotidiane, per mettere i musicisti nelle migliori condizioni, dato che non si trattava certo di attori professionisti».

    I quattro Beatles dietro le quinte erano già ben consapevoli del loro successo. «La cosa interessante - dice Lester - era il modo in cui si proteggevano l’uno con l’altro: penso che la cosa più piacevole fosse la lealtà che avevano fra di loro, per cui si coprivano a vicenda se magari uno del gruppo era rimasto fuori tutta la notte. D’altra parte erano uniti contro chiunque dicesse loro che cosa fare, si fidavano solo di loro stessi e del loro istinto. Da quando cominciammo a girare fino alla loro apparizione all’Ed Sullivan Show, durante la prima tournée negli Usa, avevano acquisito una fiducia che pochissimi artisti inglesi potevano vantare».

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    Nel film, i Beatles si trovano spesso a scappare dai fan. «Ma in realtà - continua Lester - non si trovavano a loro agio soprattutto con i giornalisti, in particolare non si fidavano della stampa inglese. Le esperienze peggiori dal vivo le avrebbero avute più tardi, durante i tour in Giappone e nelle Filippine, ma nel ’64 sentivano la pressione dei fan come una parte del gioco, anche se non piacevole».


    Lo scopo di Lester era «presentare i quattro musicisti nel modo più attraente e realistico, nel loro stile surreale e nella loro musica. Ci hanno messo grande energia e fascino, rendendo il mio lavoro più facile. Erano parti di uno stesso corpo cui abbiamo affibbiato artificialmente delle idiosincrasie per cui Paul era quello a caccia di ragazze, John era il sarcastico, Ringo quello che si cacciava nei guai». Il miglior attore fra tutti era George,«il più efficiente nell’esprimersi in poche parole. Anche John avrebbe potuto essere bravo, ma si divertiva troppo a fare lo stupidello…».

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