Marco Bonet per il corriere.it
Samantha con la madre e il padre
«Abbiamo perso tante battaglie ma alla fine abbiamo vinto la guerra. Aveva ragione mio marito: finché avremo respiro, diceva, lotteremo per la dignità e il rispetto che Samantha merita». Genzianella Dal Zot ha appena lasciato la stanza della Rsa di Belluno che da 336 giorni accoglie sua figlia, «rannicchiata tra atroci sofferenze in una vita che non è più vita». Samantha aveva 30 anni quando il 12 novembre 2020, uscendo di corsa per andare in fabbrica, è inciampata e si è rotta il femore.
«Un incidente banale, cui è seguita l’operazione a Belluno, il ritorno a casa per la riabilitazione e poi un inspiegabile crollo, una polmonite bilaterale estranea al Covid, il collasso dei polmoni, la peregrinazione tra gli ospedali di Feltre, Belluno e Treviso, poi il coma da cui Samantha non ha mai fatto ritorno, nonostante le cure dei luminari».
Samantha in coma da 11 mesi
Samantha è morta quel giorno?
«Quel giorno, a Treviso, grazie alla macchina che “esclude il corpo” la scienza ha salvato mia figlia. Ma quello stesso giorno è iniziato il suo calvario. Ho sperato fino all’ultimo ma se potessi tornare indietro, dopo aver vissuto ciò che ho vissuto, vorrei un epilogo diverso».
Il 10 novembre, ad un anno da quel drammatico giovedì, il marito di Genzianella, Giorgio D’Incà, sarà nominato amministratore di sostegno della figlia e potrà porre fine alla sua vita, col consenso dell’équipe medica che la sta seguendo. Il giudice tutelare Umberto Giacomelli ha ritenuto che pur in assenza di un testamento biologico, la volontà di Samantha sia stata comunque compiutamente ricostruita nell’iter giudiziale di questi mesi, grazie soprattutto alla testimonianza del gemello Manuel. «Anche il Comitato etico e il procuratore di Belluno hanno dato il via libera. Mia figlia non avrebbe mai voluto vivere così, ricordo le sue parole quando in tv scorrevano le immagini di Eluana e Dj Fabo. Finalmente ci hanno creduto e ci concedono questo atto d’amore».
Parla di concessione, perché?
Samantha in coma da 11 mesi 2
«Perché così vuole la legge. È stato devastante e umiliante vedere che davanti al letto di Samantha, tutti potevano decidere di lei, tranne noi. Io e suo padre eravamo in un angolo, ma siamo stati noi a crescerla per 29 anni, io l’ho vista correre da bambina, diventare donna, ridere con gli amici, trepidare per il rinnovo di un contratto che per una beffa del destino sarebbe arrivato un mese dopo l’incidente».
La legge va cambiata?
«Sì, per questo sono stata tra i primi a firmare il referendum per l’eutanasia legale».
Samantha in coma da 11 mesi 3
Il paese vi è stato vicino?
«Qualcuno sì, qualcun altro no, come sempre nella vita. Ma quando siamo andati in Comune a portare le carte per le Dat (le Disposizioni anticipate di trattamento, ndr) l’impiegato ci ha detto: non sapete quante persone sono venute dopo la vicenda di vostra figlia. Tantissimi ragazzi. Ci ha molto sollevato».
Che rapporto avete avuto con la politica?
«Semplicemente non c’è mai stata. Meglio così».
E con la Chiesa?
«Il nostro parroco è una persona straordinaria. Ci ha detto: spero che Samantha possa trovare presto la pace».
Genzianella Dal Zot
Ha paura della morte?
«No. Ho tanta paura del male. Soffrire, a volte, è peggio che morire».
Samantha in coma da 11 mesi 4