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    IL CALCIO RIPARTE MA ALLE ISOLE FAROE, DOVE CI SONO PIU' PECORE CHE ABITANTI - VIA AL CAMPIONATO CON UN DECALOGO SEVERISSIMO: VIETATO SPUTARE E PULIRSI IL NASO, PALLONE DISINFETTATO E BOTTIGLIETTE D’ACQUA PERSONALI – IL PICCOLO PAESE CONTA 185 POSITIVI E ZERO MORTI – INTANTO BELGIO, OLANDA E SCOZIA DANNO GRATTACAPI ALL’UEFA PERCHÉ…


     
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    Salvatore Riggio per corriere.it

     

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    Avrà esultato l’Uefa nel sapere che sulle Isole Faroe il campionato, il Formuladeildin, ripartirà dal 9 maggio. Mentre le leghe dei maggiori tornei continentali litigano e non riescono a trovare un accordo, su queste isole sperdute - dove ci sono più pecore che abitanti (80mila contro 50mila) e dove si può arrivare solo con una compagnia aerea locale in grado di affrontare il vento fortissimo all’atterraggio - il pallone tornerà a rotolare su un campo di calcio e i 10 club lotteranno chi per il titolo, chi per non retrocedere.

     

    Naturalmente, si giocherà a porte chiuse, gli stadi non apriranno al pubblico, compreso quello da cinquemila posti di Torshavn, capitale del paese. Ogni società dovrà mettere a disposizione due spogliatoi per ciascuna squadra. Il protocollo è stato, quindi, approvato, mentre Belgio, Olanda e Scozia danno grattacapi all’Uefa perché non vorrebbero riprendere la stagione (per questo Nyon minaccia l’esclusione dei loro club dalle competizioni europee).

     

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    Sta di fatto che sulle Isole Faroe tra poco il calcio ripartirà, ma vista l’emergenza coronavirus (il paese conta 185 positivi e zero morti), ci sarà il divieto per i calciatori di sputare a terra o pulirsi il naso, ogni giocatore dovrà avere una bottiglietta d’acqua personale e il pallone sarà disinfettato. «Qui ancora si seguono molte precauzioni, ma stiamo tornando alla normalità. Da lunedì scorso, 20 aprile, hanno riaperto le scuole e adesso possiamo di nuovo allenarci tutti insieme», il racconto a Mundo Deportivo di uno dei tanti stranieri del campionato locale, il difensore spagnolo Pedro Tarancon (gioca nell’AB Argir II e sulle Isole Faroe ha trovato anche moglie). «In realtà lo avevamo fatto anche nelle scorse settimane, ma solo a gruppi di cinque. Le regole in campo? Ci adattiamo, perché la salute viene prima di tutto, ma giocare a calcio è sempre bellissimo».

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    E c’è anche un italiano pronto a scendere in campo da quelle parti: Sebastian Avanzini, veronese che gioca nel Klaksvik. A marzo Avanzini si è raccontato a Calcio Nordico. «Ho una numerosa famiglia italiana vicino al Lago di Garda, a Bardolino, ma noi ci siamo trasferiti in Danimarca, che è il posto in cui mia madre è cresciuta. Non ricordo molto dei miei primi momenti in Italia perché ero molto giovane, ma sono molto legato alle mie origini italiane, e mi considero italo-danese. Gioco in diversi ruoli e il mio preferito è il centrocampista centrale, tuttavia è un po’ che non gioco in quella posizione…».

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