Filippo Di Giacomo per “il Venerdì di Repubblica”
papa francesco angelus
Il 22 agosto è stato pubblicato un rescriptum ex audentia Sanctissimi, un atto sovrano con il quale il Papa risponde a una richiesta. Quella che gli è stata sottoposta era tesa a superare i qui pro quo che le confuse statuizioni della Praedicate Evangelium avevano prodotto, inducendo a credere che lo Ior fosse stato declassato al rango di tesoreria dell'Apsa (Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica).
In futuro, ha deciso il Papa, «l'attività di gestore patrimoniale e di depositario del patrimonio mobiliare della Santa Sede e delle Istituzioni collegate con la Santa Sede compete in via esclusiva all'Istituto per le Opere di Religione». Se ne deduce che l'Apsa vede il suo ruolo di banca centrale e fondo sovrano (dello Stato del Vaticano o della Santa Sede?) riaffermato, e lo Ior (che gestisce l'amministrazione finanziaria di qualunque ente sia Vaticano sia della Santa Sede) verrebbe considerato una sorta di merchant bank.
IL TORRIONE DELLO IOR
A metà anni Ottanta, dopo lo scandalo del Banco Ambrosiano lo Ior smise di produrre utili e i grandi ordini e le congregazioni religiose (a cominciare dai gesuiti) ritirarono i loro fondi per farli migrare verso investitori più redditizi. Anche gli organismi vaticani smisero di tenere i soldi nella cassaforte del Torrione di papa Niccolò V e iniziarono a sfruttare vere merchant bank per fare utili da distribuire sia agli enti istituzionali sia a coloro che depositavano fondi presso "la banca del Papa". Così i clienti aumentarono di numero e consistenza.
Gli abusi scoperti dagli enti internazionali verranno evitati? Una cosa è certa: tutta la liquidità della Santa Sede (forse, pure quella dello Stato della Città del Vaticano che non pubblica i suoi bilanci dal 2015) sarà sotto il manto dello Ior. Se la storia è maestra di vita, i ladri del futuro saranno più facilitati.
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