TAGLIARE LA TESTA ALLA TORAH - PROTESTA DA ISRAELE CONTRO IL PAPA DOPO UNA FRASE SIBILLINA SULLA LEGGE EBRAICA, GIUDICATA SUPERATA
Fabio Marchese Ragona per “il Giornale”
papa francesco e il rabbino rasson arousi
Una lettera con una richiesta di chiarimenti, un atto formale, e la preghiera di manifestare al Papa «la nostra angoscia» per alcune recenti frasi del Pontefice sulla Torah, i primi cinque libri della Bibbia ebraica.
Un nuovo caso, questa volta riguardante i rapporti tra cattolici ed ebrei, sta creando in queste ore non poche tensioni all'interno delle stanze d'Oltretevere. Per due motivi: perché non ci sono mai stati precedenti del genere in questo pontificato, molto attento al dialogo fraterno e interreligioso, e perché sono coinvolte in prima persona le massime autorità religiose ebraiche, tra queste il Rabbino Rasson Arousi, presidente della Commissione del Gran Rabbinato d'Isralele per il Dialogo con la Santa Sede.
il rabbino rasson arousi
Il «rav» ha scritto al suo «omologo» vaticano, il cardinale svizzero Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per l'unità dei cristiani e della Commissione per i Rapporti Religiosi con l'Ebraismo.
Una missiva finita già sulla scrivania di Papa Francesco che ha chiesto al porporato e ai suoi collaboratori di rispondere alle richieste dei «fratelli ebrei» e chiarire ogni cosa. Al centro della questione alcune parole pronunciate da Papa Bergoglio all'udienza generale di mercoledì 11 agosto, quando Francesco ha tenuto una catechesi sulla lettera di San Paolo ai Galati.
il rabbino arousi e il papa
Secondo i rabbini, il Pontefice avrebbe utilizzato termini che potrebbero far supporre che la legge ebraica sia superata. Le frasi «contestate» sono: «La Legge non è alla base dell'Alleanza perché è giunta successivamente, era necessaria e giusta ma prima c'era la promessa, l'Alleanza».
E ancora: «Un'argomentazione come questa mette fuori gioco quanti sostengono che la Legge mosaica sia parte costitutiva dell'Alleanza. No, l'Alleanza è prima, è la chiamata ad Abramo. La Torah, la Legge in effetti, non è inclusa nella promessa fatta ad Abramo».
il papa col rabbino davanti al muro del pianto
«La Legge però non dà la vita, non offre il compimento della promessa, perché non è nella condizione di poterla realizzare. La Legge è un cammino che ti porta avanti verso l'incontro». Mentre «chi cerca la vita ha bisogno di guardare alla promessa e alla sua realizzazione in Cristo».
Secondo i vertici religiosi, Francesco avrebbe, con queste parole, presentato la fede cristiana come un superamento della Torah, la quale nell'era attuale risulterebbe dunque «obsoleta».
papa francesco 1
Affermazioni che a dire di Arousi sarebbero «parte integrante di un insegnamento sprezzante verso gli ebrei e verso l'ebraismo, cose che pensavamo fossero state completamente ripudiate dalla Chiesa».
In effetti le relazioni tra le due religioni trovarono un punto di svolta da metà anni 60 con il ripudio da parte del Concilio Vaticano II, con il decreto «Nostra Aetate», del concetto di colpa ebraica per la morte di Gesù, dando il via ad un dialogo culminato nel 1986 con la storica visita di Giovanni Paolo II alla Sinagoga di Roma.
papa francesco e benedetto 3
Con Benedetto XVI, nel 2009, si era però creata una frattura per la remissione della scomunica al vescovo lefebvriano negazionista Williamson. Tensioni subito spente dalle parole dello stesso Joseph Ratzinger che aveva definito «inaccettabile e intollerabile» la posizione di chi tra gli uomini di Chiesa nega o minimizza la Shoah. Nella lettera inviata al cardinale Koch, il rabbino ha chiesto di «trasmettere la nostra angoscia a Papa Francesco» e avere certezza «che ogni conclusione dispregiativa sia chiaramente ripudiata».
Visita di papa Francesco 2
«Stiamo lavorando a una risposta ma è chiaro che cerchiamo un dialogo costruttivo», spiega a Il Giornale un alto responsabile della Commissione vaticana per i Rapporti Religiosi con l'Ebraismo, «quello che ha detto il Papa è teologia paolina allo stato puro e questo lo faremo presente. Per il resto non c'è alcuna intenzione di ferire la comunità ebraica o di riesumare quell'insegnamento del disprezzo contro il popolo ebraico che ha fatto tanto male».