Franca Giansoldati per “il Messaggero”
IL VESCOVO JUAN BARROS
Qualcosa in questi giorni deve essere arrivato a Santa Marta. Qualcosa che durante il viaggio del Papa in Cile era rimasto impigliato nel silenzio. Perché solo così si spiega la repentina marcia indietro di Francesco davanti ad uno dei casi più scivolosi e ambigui di copertura a un prete orco da parte di un vescovo. Ieri Papa Bergoglio ha annunciato di avere mandato a Santiago del Cile per una ricerca suppletiva l'investigatore di casi di pedofili numero 1, monsignor Charles Scicluna.
PAPA BERGOGLIO IN CILE
Un individuo di granito al quale anche Papa Ratzinger, 15 anni fa, si era affidato per fare luce sull'inchiesta dello scandalo più atroce degli ultimi 50 anni, il caso di Maciel Marcial Degollado, fondatore dei Legionari di Cristo, per decenni nascosto e ben protetto nonostante la sfilza di crimini grazie alle sue amicizie altolocate in curia, a cominciare dal cardinale Angelo Sodano.
PAPA BERGOGLIO IN CILE
Scicluna raggiunto al telefono non ha voluto commentare l'incarico ricevuto. Il suo compito è ora ascoltare le vittime che nei giorni di permanenza del Papa a Santiago del Cile sono state ignorate da Papa Bergoglio. Una di queste, Juan Carlos Cruz, è tra coloro che potranno raccontare qualcosa in più sul ruolo di monsignor Juan Barros, l'encubridor, l'insabbiatore. «Quando padre Karadima mi toccava i genitali, lui era in quella stanza e osservava».
PAPA BERGOGLIO IN CILE
LE SCUSE
Nei confronti di Barros, il contestatissimo vescovo di Osorno, Francesco ha mantenuto una linea difensiva e garantista. «In dubbio pro reo». Sul volo per Roma il Papa aveva anche chiesto scusa alle vittime degli abusi per essere andato sopra le righe con una frase maldestra, suonata offensiva («continuerò a difendere questo vescovo fintanto che qualcuno non mi porterà una prova, in caso contrario sono calunnie»).
Il Papa è convinto che davanti ad accuse è necessario avere delle «evidenze» per procedere. Così ha spedito Scicluna a caccia delle famose «evidenze» che saranno in grado di scagionare definitivamente Barros o, al contrario, di inchiodarlo senza alcun dubbio, tenendo conto che la «dichiarazione di una vittima è di per sé una evidenza».
PAPA BERGOGLIO IN CILE
L'importanza della questione cilena va ben oltre la sua area geografica. È significativa per la cornice in cui sono maturati gli abusi su ragazzini che frequentavano un parroco piuttosto influente e stimato di una zona bene della città, padre Karadima, che poteva godere di appoggi e amicizie.
PAPA BERGOGLIO IN CILE
La questione è simbolica per il resto della Chiesa, amplificata dalle proteste coraggiose di fedeli che da tre anni continuano a gridare e chiedere la rimozione del vescovo Barros perché accusato di complicità con il prete pedofilo (che era stato anche il suo padre spirituale). In questi giorni è stata pubblicata in Cile la lettera di una delle vittime indirizzata al nunzio apostolico cileno e, per competenza, alla Congregazione della Dottrina della Fede. Si fanno nomi e cognomi di vescovi insabbiatori, circostanze precise, date. La lettera datata 2012 se fosse stata presa in considerazione forse non avrebbe portato alla nomina di Barros. Sarà Scicluna ad appurarlo.