Paolo Valentino per il “Corriere della Sera”
generale khalifa haftar
Nuovi guai in vista per la Libia sempre più nel caos quasi cinque anni dopo la defenestrazione e il linciaggio del Colonnello Gheddafi. La decisione ieri di 89 sui 104 esponenti del parlamento internazionalmente riconosciuto basato a Tobruk di bocciare l’impianto del progetto di governo unitario sponsorizzato dalle Nazioni Unite è causa di nuovi timori.
libia mappa
Alla base del rifiuto sta la critica contro un numero troppo alto di membri del progettato Consiglio Unitario Presidenziale: ben 32, una sorta di elaborato puzzle dei variegati interessi tribali, regionali e delle infinite milizie che si dividono il Paese con le armi in mano. Ed elemento esplosivo, su cui evidentemente non si è ancora trovato accordo, resta Khalifa Haftar, il controverso ex ufficiale di Gheddafi, oggi alla testa delle forze militari di Tobruk con il sostegno dell’Egitto, ma assolutamente avversato dal governo dei Fratelli Musulmani che fa capo al parlamento di Tripoli.
Una situazione intricata. L’elemento che subito salta all’occhio è che in pochi anni si è passati dalla dittatura accentratrice del Colonnello, vissuta per quattro decadi dribblando e spesso fomentando le gelosie dei centri di potere locali per fare in modo che si elidessero a vicenda, al fiorire violento e divisivo di questi ultimi, oggi totalmente incapaci di cogliere gli interessi nazionali. In poche parole: è svanito completamente il senso dello Stato unitario, che prima era sostanzialmente impersonato da Gheddafi e a sprazzi da elementi del suo immediato circolo famigliare.
Isis - libia
Se fosse un altro Paese si potrebbe forse attendere che dalla confusione del tutti contro tutti emerga il più forte capace di soggiogare gli altri. Ma proprio del fallimento dello Stato adesso sta approfittando Isis. Una minaccia ormai gravissima per la Libia, per i suoi immediati vicini in Medio Oriente, oltre all’Europa, con l’Italia in prima fila a causa della sua ubicazione geografica e il retaggio storico.
Negli ultimi mesi i jihadisti di Isis hanno conquistato Sirte, non a caso roccaforte storica delle tribù pro-Gheddafi ora decise ad allearsi con chiunque pur di riconquistare il terreno perduto, oltre a vendicarsi contro le milizie rivoluzionarie e i Paesi della Nato che nel 2011 le aiutarono in modo tanto determinante.
Gheddafi selezionava le sue vittime a scuola
Da qui lo sforzo dell’Onu, e specie dell’Europa occidentale, per arrivare finalmente a unire Tobruk e Tripoli. Una condizione ritenuta da tanti (con l’Italia in testa) necessaria per avviare il processo degli aiuti economici e soprattutto militari sul campo contro Isis. Anche con questo obbiettivo il segretario di Stato Usa, John Kerry, il 2 febbraio tornerà a Roma per partecipare alla riunione dei 23 Paesi che compongono il fronte anti-Isis. La Libia sarà all’ordine del giorno e il futuro della sua unità nazionale il tema probabilmente più caldo.
IL CADAVERE DI GHEDDAFI TRATTATO COME UN PUPAZZO