• Dagospia

    STAI BONO, ANZI BONOMI - IL NUOVO CAPO DI CONFINDUSTRIA PARTE ATTACCANDO GOVERNO E SINDACATI. MA IN TRE MESI L'ITALIA E' CAMBIATA. CANDIDATO DAL "PARTITO DEI CAPITALISTI" DI MILANO (ROCCA, TRONCHETTI, BRACCO) CONTRO LA BUROCRAZIA ROMANOCENTRICA, ORA E' PROPRIA LA CAPITALE ECONOMICA, LA LOMBARDIA, TRAVOLTA DAL CORONAVIRUS, AD AVER BISOGNO DEL CAPITALISMO DI STATO...


     
    Guarda la fotogallery

    Roberto Mania per “la Repubblica

     

    giuseppe conte carlo bonomi giuseppe conte carlo bonomi

    Carlo Bonomi voleva essere il presidente della rupture . Si era candidato a guidare una sorta di rivolta degli industriali del Nord contro una Confindustria romanocentrica, politicizzata, prigioniera del tatticismo e del lobbysmo esasperato.

     

    Sarà - invece - il presidente di tutti gli industriali italiani nella Grande depressione. Dovrà cambiare la sua agenda e mettere al primo posto il salvataggio delle imprese, la ricostruzione del sistema manifatturiero, dopo che già la doppia recessione del 2008 e del 2011 si è portata via un quarto della nostra capacità produttiva.

     

    LICIA MATTIOLI LICIA MATTIOLI

    Il lombardo Bonomi ha stravinto la sfida con la piemontese Licia Mattioli: 123 voti contro 60 su 183 votanti. Non era mai successo che partecipassero al voto tutti i membri del Consiglio generale. Certo ha aiutato il voto a distanza, ma anche la voglia di discontinuità. Che Bonomi ha interpretato subito nell' attacco diretto alla politica. Perché questa sarà la Confindustria di Carlo Bonomi: un potere, tra gli altri. O come gli altri.

     

    E per far ritornare grande la lobby delle imprese punta a trattare alla pari con la politica. L' idea è fare politica da sé, disegnando programmi, fissando priorità, costruendo alleanze a geometria variabile. Un "partito dei capitalisti", che nasce a Milano e che, ora, si estende lungo la Penisola.

    gianfelice rocca maria elena boschi gianfelice rocca maria elena boschi

     

    Dietro l' ascesa del piccolo industriale di Crema (lì è nato nel 1966), che guida il gruppo biomedicale Synopo, ci sono personaggi pesanti del capitalismo lombardo: da Gianfelice Rocca (presidente del gigante dell' acciaio Techint e di Humanitas) a Marco Tronchetti Provera (ad e presidente Pirelli); da Diana Bracco, che guida il gruppo farmaceutico di famiglia, a Emma Marcegaglia, ex presidente di Confindustria, presidente uscente dell' Eni oltre che al vertice dell' azienda siderurgica di famiglia. Un mix di capitalismo familiare capace di rigenerarsi nell' epoca della globalizzazione spinta e di cultura liberale con una dose di spirito solidaristico.

     

    giuseppe conte carlo bonomi lorenzo guerini giuseppe conte carlo bonomi lorenzo guerini

    Così nella stagione della debolezza della politica («la politica smarrita », ha detto ieri Bonomi) si aprono probabilmente ampi spazi per gli attori sociali, imprese e sindacati ma anche il terzo settore. Bonomi parla di «resilienza sociale».

     

    D' altra parte l' offensiva ai corpi intermedi, la strategia della disintermediazione sta perdendo palesemente colpi di fronte alla complessità di quella che si prospetta come una fase di vera ricostruzione. Servono conoscenze, esperienze, capacità per rimettere in piedi l' economia che scivola verso il baratro. Serve una classe dirigente all' altezza. Bonomi candida gli imprenditori a riprendersi un ruolo di primo piano.

     

    DIANA BRACCO 1 DIANA BRACCO 1

    Un po' come fu nel nostro Dopoguerra, quello che portò al boom economico nei decenni successivi. Ma è qui che Bonomi dovrà lavorare non poco anche al suo interno perché in troppi (in Lombardia, in particolare) hanno dato la sensazione di considerare il diritto alla salute come un diritto negoziabile, piegato alle esigenze del profitto. Un approccio padronale più che imprenditoriale. È stata una corsa alla deroga per poter riaprire l' azienda, cercando, spesso, agganci pretestuosi alle fil iere dell' alimentare e della sanità.

     

    carlo bonomi beppe sala carlo bonomi beppe sala

    Se in Italia c' è quel «pregiudizio fortemente anti-industriale» che ieri ha denunciato il nuovo presidente della Confindustria, è forse anche dovuto a una cultura industriale arretrata, a una insufficiente responsabilità sociale delle imprese, alle troppe furbizie messe in campo da alcuni imprenditori per restare in piedi, puntando alla propria ricchezza anziché a quella dell' azienda. Il contesto italiano (burocrazia, la lentezza della giustizia civile, fisco complesso e contraddittorio e via dicendo) non aiuta lo spirito imprenditoriale.

    alberto vacchi alberto vacchi

     

    Anche se, quando c' è, produce - nonostante l' Italia - quel "quarto capitalismo" fatto di medie imprese, internazionalizzate, protagoniste nelle lunghe filiere delle produzioni globali (le nostre "multinazionali tascabili"), che "fanno il Pil" e sono l' azionista di riferimento del "partito di Bonomi".

     

    Perché è in particolare da questi settori, lombardi, veneti ma anche emiliani, che è lievitata la voglia di discontinuità in Confindustria dopo la sconfitta, nella sfida precedente, dell' emiliano Alberto Vacchi, presidente dell' Ima dalla crescita continua nel settore del packaging, contro Vincenzo Boccia.

    carlo bonomi vincenzo boccia 1 carlo bonomi vincenzo boccia 1

     

    La cui presidenza è stata molto condizionata dallo scandalo delle copie gonfiate del Sole 24 Ore (quotidiano controllato dalla Confindustria) ma anche da quello di Antonello Montante, per anni vicepresidente, delegato alla legalità, condannato a 14 anni in primo grado con la gravissima accusa di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e per rivelazione di notizie riservate.

     

    Episodi che hanno pesato sulla presidenza Boccia al pari, almeno, del condizionamento asfissiante dell' apparato di Viale dell' Astronomia.

    VINCENZO BOCCIA E ANTONELLO MONTANTE VINCENZO BOCCIA E ANTONELLO MONTANTE

     

    A Bonomi, e al suo "partito", ora spetta il compito di avviare la svolta in una Confindustria che in questi anni ha perso multinazionali italiane come la Fca (fu Sergio Marchionne a consumare lo strappo) e la Luxottica di Leonardo Del Vecchio.

     

    Difficile che riuscirà a liberare la sua associazione da quelli che l' Avvocato Agnelli definiva i "professionisti di Confindustria" (ci sono anche tra i suoi sostenitori) ma dovrà provarci, per rendere più libera e scalabile la Confindustria ai diversi livelli. E dovrà provare a far entrare il capitalismo italiano nella nuova era, post coronavirus. Accettando la convivenza anche con un inedito e inaspettato capitalismo pubblico in arrivo.

     

    Obama, d' altra parte, salvò l' industria automobilistica americana con i dollari federali. L' economia italiana del Dopoguerra si è fondata lungo l' asse pubblico-privato. A proposito del quale, Bonomi ha scritto nel suo programma di «una grande idea di alleanza pubblico-privata».

    CARLO BONOMI CARLO BONOMI

    Questo è il "partito di Bonomi".

    Guarda la fotogallery


    ultimi Dagoreport