1 - SOVRANISTI SFIDATI A CASA LORO
Estratto dell’articolo di Marcello Sorgi per “la Stampa”
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È stata un'iniziativa coraggiosa, quella del presidente Mattarella a Varsavia, di andare a sfidare con il suo intervento sull'immigrazione i sovranisti a casa propria. Ma se il capo dello Stato lo ha fatto, è perché è consapevole che in questa materia anche i più duri, come in primo luogo il premier polacco Morawiecki, lo sono con i migranti degli altri, mentre sarebbero ben contenti di condividere con la solidarietà europea i propri.
La "politica dei muri", rilanciata ieri, con l'occhio a Meloni, dal popolare Weber in un'intervista al Corriere della sera, è soprattutto uno slogan buono per la prossima campagna elettorale per le Europee 2024. E la proposta passata ieri a Strasburgo per un dibattito dell'Europarlamento volto a individuare strumenti di solidarietà, «in particolare per l'Italia», per l'immigrazione dal Mediterraneo, è anche frutto del lavoro diplomatico in sede europea svolto dalla premier Meloni, che giustamente se ne è dichiarata soddisfatta, poco prima di schierarsi alla Camera con Salvini per l'abolizione della "protezione speciale" per i clandestini in arrivo.
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[…] D'altra parte il governo di destra-centro presieduto dalla leader di Fratelli d'Italia è quello che ha subito finora il maggior numero di sbarchi e permesso la più larga accoglienza (quasi 83.000 migranti regolarizzati con il recente "click day", altri centomila entro la fine dell'anno) mai avuta finora nella storia ultra trentennale degli esecutivi alle prese con i problemi dell'immigrazione.
Il giro di vite sull'emendamento al "decreto Cutro" […] alla fine rischia di complicare le cose, aumentando il numero dei clandestini in attesa nelle tendopoli. Ma anche a sinistra, […] la politica dell'accoglienza perseguita anche in questo caso come slogan elettorale, non da tutti è condivisa. Basta parlare con i sindaci di centrosinistra delle località turistiche.
2 - MATTARELLA ALZA LA VOCE
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Estratto dell’articolo di Ugo Magri per “la Stampa”
L'Ucraina non può essere abbandonata nelle grinfie del nuovo «imperialismo» russo. Va difesa fino in fondo e con ogni mezzo perché, se l'aggressione di Putin trovasse una strada spianata, la stessa sorte poi toccherebbe ad altri, forse anche a noi: Sergio Mattarella non è mai stato così categorico al riguardo. Ne vanno di mezzo, avverte, i nostri valori.
Le basi stesse dell'Europa (democrazia, libertà, diritti) sono sotto attacco. Perciò è il momento di stare uniti, coesi: nell'Alleanza atlantica, dentro l'Unione. Un appello alla compattezza che il presidente della Repubblica lancia dal palazzo presidenziale di Varsavia con accanto il presidente polacco Andrzej Duda.
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Circostanza non casuale: per la sua collocazione geopolitica […] la Polonia vive la tragedia ucraina come se fosse propria; di tutti i Paesi del Vecchio Continente è forse quello più determinato nel sostegno a Kiev; eppure anche lì si manifestano segnali di stanchezza […].
[…] Capitolo migranti: la Polonia fa parte del Gruppo di Visegrad che notoriamente è poco attento alle nostre ragioni. Da lì sono venute le maggiori resistenze alla redistribuzione dei profughi su scala europea (con l'attenuante, per la Polonia, di averne appena accolti un milione e mezzo in fuga dall'Ucraina).
Mattarella e Duda si sono scambiati le rispettive opinioni individuando un terreno di incontro: l'Unione potrebbe, o meglio dovrebbe fare di più per dare una mano nei fatti e non solo a chiacchiere. Il tema migranti tornerà stamane nel faccia a faccia con il primo ministro Mateusz Morawiecki, esponente della destra di Diritto e Giustizia che, su scala europea, è apparentato nell'Ecr con i Fratelli d'Italia, insomma un alleato di Giorgia Meloni.
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Come sulla guerra, anche sulle manchevolezze Ue Mattarella non era mai stato altrettanto esplicito. Le regole a suo tempo scolpite negli accordi di Dublino, che scaricano sui Paesi di sbarco l'intero peso dell'accoglienza, «appartengono ormai alla preistoria», mette in chiaro il presidente. Bisogna voltare pagina perché di fronte a fenomeni epocali come le migrazioni, spesso causate dalle guerre o dalle calamità climatiche, nessuno Stato può farcela da solo.
A maggior ragione se si vuole costruire un rapporto solido con l'Africa che altri considerano terra di conquista in una logica neo-coloniale. Basta guardare a quello che accade in queste ore in Sudan oppure, punta l'indice Mattarella, alle azioni della milizia russa Wagner in tanti Paesi africani.
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