Francesco Curridori per ilgiornale.it
renzi zingaretti
“Avanti con Conte”. Pd e M5S lo ripetono come un mantra, ma la strada che porta al Conte-Ter sembra irta di ostacoli e, così, c'è chi lavora già alle possibili alternative. "Conte si è dimesso, ma di responsabili all'orizzonte non ce ne sono.
Questo rischia di rivelarsi per quello che è: un bluff malriuscito", dichiara a ilGiornale.it un parlamentare di peso della maggioranza, ma noto per la sua insofferenza. I “costruttori” sarebbero all'incirca 8, anche se i giallorossi stanno lavorando alacremente per arrivare a quota 13-14.
Roccobello Conte Casalino
I totiani di Cambiamo hanno assicurato che non faranno parte del Conte-Ter, mentre nell'Udc rimane l'incognita Paola Binetti che, parlando con i cronisti, non ha posto veti sul nome del premier e ha aggiunto: “In questa legislatura abbiamo visto un governo giallo-verde, poi un governo giallo-rosso. Ora Non ci resta che il governo giallo-bianco, con una componente di centro forte, orientata alla risoluzione dei problemi reali della gente". L'ex grillino Martelli, invece, interpellato dall'Andnkronos, ha ribadito:“Il mio era no e continua a essere no".
L'unica novità rilevante è la richiesta del generale Gregorio De Falco di lasciare la componente +Europa-Azione per aderire a quella del Centro democratico che, al momento, non esiste in Senato. È bene, però, ricordare che De Falco è entrato in Parlamento col M5S, partito che aveva lasciato perché contrario all'alleanza con Salvini, ma la settimana scorsa aveva già votato la fiducia al Conte-bis. Non si tratta, dunque, di un nuovo ingresso, ma soltanto di una conferma.
Zingaretti Renzi
Responsabili ma invisibili: perché non salvano Conte
Con queste premesse si capiscono bene i motivi che hanno portato Pd e M5S a far cadere il loro veto su Matteo Renzi. “Il fatto di tornare con Italia Viva non è mai stato un tabù nemmeno per il PD, che ora lo dice anche apertamente. A sbattere con Conte non ci andiamo, molti colleghi la pensano come me", ci spiega ancora la nostra fonte. "E se il premier dimissionario non digerirà la presenza del senatore di Rignano con un ruolo di primo piano nella maggioranza - ci confida una deputata grillina al secondo mandato - peggio per lui, si andrà avanti lo stesso".
CONTE CASALINO
Le ipotesi in campo sono due: la prima riguarda Pd e M5S per portare a Palazzo Chigi il vicesegretario dem Andrea Orlando o il ministro Stefano Patuanelli che, come ci spiega un grillino della prima ora “è ormai considerato un tesserato del Pd a tutti gli effetti”. La seconda ipotesi, invece, è quella più inaspettata e sfiziosa: un patto tra il segretario del Pd Zingaretti, e il leader di Italia Viva Renzi per proporre a Sergio Mattarella non solo il nome di Patuanelli, ma eventualmente anche quello del presidente della Camera, Roberto Fico.
Uno schema che consentirebbe a Renzi di restare in maggioranza, tenere ben saldo il suo gruppo parlamentari, facendo fuori il duo Conte-Casalino e spaccando ulteriormente il M5S. Nicola Zingaretti, dal canto suo, con Patuanelli o Fico avrebbe la certezza di aver spostato l'asse del Movimento definitivamente a sinistra, dando corpo a quel campo progressista su cui sta lavorando anima e corpo ormai da quando è stato eletto segretario del Pd.
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