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    IL PD TERRORIZZATO DAL CETRIOLO DELLA FINANZIARIA: CHI LA VOTA, MUORE (ALLE ELEZIONI) - BERSANI ED ALFANO SI ALLONTANANO E MATTARELLA PENSA AL PIANO “B”: SE ANCHE RENZI SI CHIAMA FUORI, REINCARICO A GENTILONI PER CERCARE UNA MAGGIORANZA PER LA MANOVRA - IL RISCHIO DELL’ESERCIZIO PROVVISORIO E’ DIETRO L’ANGOLO 


     
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    Massimiliano Scafi per il Giornale

     

    MERKEL GENTILONI PADOAN MERKEL GENTILONI PADOAN

    Sminato il campo di battaglia dal pericoloso ius soli, rimandato per forza di cose a settembre il problema di arginare l'immigrazione, quando si spera che il mare grosso frenerà i barconi, sulla strada del governo resta comunque un altro, enorme, ostacolo, la legge di stabilità autunnale.

     

    Una manovra dura, si prevede, ma che nessuno ha voglia di intestarsi, vista la vicinanza con le elezioni politiche del 2018: bersaniani di Mpd e centristi di Alfano infatti si stanno già smarcando, il Pd stesso si contorce. E il Quirinale è preoccupato. Dove troverà Paolo Gentiloni i voti per far passare la Finanziaria? Si dovrà ricorrere all'esercizio provvisorio di bilancio?

     

    RENZI FONZIE _big RENZI FONZIE _big

    Sergio Mattarella al momento si guarda bene dall'intervenire pubblicamente sulla questione. Il Colle smentisce pure di avere avuto un ruolo nella decisione del premier di rinunciare alla fiducia e di rinviare a tempi migliori il contestato ius soli, perché al Senato non ci sono i numeri.

     

    Impegnato a Matera per la cerimonia di inaugurazione della Cattedra Jacques Maritain, il capo dello Stato fa solo un vago a accenno a quanto accade vicino alle nostre coste: «Il Mediterraneo da luogo di scambi, di cultura, di esperienze, di commerci, di scambi, di costumi, è in questo periodo un luogo di sofferenze, di traffici disumani, spesso di morte. Occorre far prevalere e riaffermare in pieno il suo carattere di legame di civiltà come è stato prevalentemente nei secoli. La comunanza di paesaggi e di culture costituiscono l'humus per i diritti umani, la pace, il dialogo».

     

    mattarella e gentiloni mattarella e gentiloni

    Dunque il governo non cadrà sulla cittadinanza, però non si può proprio dire che goda di buona salute. Più si avvicinano le elezioni e più aumentano le spinte centrifughe: per l'opposizione si tratta già nei fatti di un esecutivo di minoranza. Così adesso i fari del Quirinale sono puntati sulla legge di stabilità, provvedimento sempre molto impopolare, ma che stavolta potrebbe anche arrivare a provocare una crisi. C'è qualche indicatore positivo, la Banca d'Italia ha migliorato le previsioni di crescita, però il debito cresce e l'Europa non ci farà grandi sconti. «La manovra di ottobre parte già con un buco di 30-35 miliardi», avverte Renato Brunetta. Non è migliore viatico per chi poi soltanto dopo pochi mesi dovrà andare a cercarsi i voti.

     

    ettore rosato ettore rosato

    A Largo del Nazareno non si fanno troppe illusioni. «La sensazione - sostiene il capogruppo alla Camera Ettore Rosato - è che più si avvicineranno le elezioni e più Mpd e Ap cercheranno di differenziarsi, per rendere più facile la caccia a quel tre per cento di voti che con la legge vigente li farebbe entrare in Parlamento». Insomma, spiega, sarà dura: «Vedo una legge di bilancio difficile all'orizzonte».

     

    E se Rosato non crede a una crisi di governo, perché «ormai siamo alla fine della legislatura», il Colle si sta comunque attrezzando all'eventualità peggiore, al tana libera tutti. E in questo caso secondo molti osservatori l'idea prevalente, il piano B, prevede che Mattarella non sciolga subito le Camere ma che ridia l'incarico a Gentiloni e lo rimandi davanti al Parlamento a cercare una maggioranza che vari almeno la Finanziaria.

    renzi e berlusconi 2 2 renzi e berlusconi 2 2

     

    Il centrista Maurizio Sacconi prevede che, «messe da parte le leggi divisive, in un clima di coesione nazionale si concentrerà l'attenzione sulla legge di Bilancio e sulle azioni di messa in sicurezza del debito e delle banche, vera priorità perché la stabilità è la premessa della crescita». Ma l'allarme resta alto.

     

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