Alberto Mattioli per “la Stampa”
zingaretti bonaccini
Sulle regionali in Emilia-Romagna, l' unica certezza è l' incertezza. Non si sa nemmeno quando si voterà, se il 24 novembre o il 26 gennaio. Però tutti scommettono su gennaio. La scelta spetta al governatore Pd uscente e probabilmente anche rientrante, Stefano Bonaccini, che la motiverà con la necessità di mettere al sicuro la finanziaria regionale. In realtà, c' è bisogno di tempo per trovare l' accordo con i grillini e soprattutto perché i grillini trovino l' accordo con loro stessi. «Il genio è pazienza», diceva già Goethe.
L' unica sicurezza è che il voto sarà decisivo, e non solo da Piacenza a Rimini. Per il Pd, l' ER (chiamiamola così per brevità, anche perché a chiamarli romagnoli gli emiliani si seccano e a chiamarli emiliani i romagnoli si offendono) è la vetrina, il modello, la riserva elettorale: il simbolo. Quindi, come proclama la tosta sfidante leghista di Bonaccini, Lucia Borgonzoni, «se perde qui il Pd come lo conosciamo non esisterà più». E anche il Conte bis non si sentirebbe troppo bene, perché Salvini avrebbe gioco facile a dire che la sfiducia a Bonaccini è in realtà quella al governo «poltronaro».
salvini borgonzoni
Bonaccini, modenese, 52 anni, fa politica dai tempi della Figc e di conseguenza sa anche farla. Come governatore, ha fatto bene, o almeno è difficile trovare qualcuno che dica che ha fatto male.
Non lo stronca nemmeno Galeazzo Bignami, ex coordinatore regionale di Fi appena approdato a FdI: «Dopo quindici anni di Vasco Errani, avrebbe amministrato meglio chiunque. In una fase dove la politica combina soprattutto guai, lui non ne ha fatti o ne ha fatti pochi».
La riconferma di Bonaccini sarebbe blindata se si facesse l' accordo con il M5S, che con la lettera di Di Maio ha aperto a intese con i già schifati dem anche a livello locale. Il problema, però, è che i grillini sono incerti. Penetrare gli arcani del Movimento non è facile, ma pare che ci sia una fazione di ortodossi che il Pd non vogliono nemmeno sentirlo nominare e una di possibilisti che invece all' inciucio sta pensando. Andrea Bertani, capogruppo in Consiglio regionale, la riassume così: «A livello nazionale l' alleanza era una scelta quasi obbligata e comunque è stata sanzionata dal voto su Rousseau. A livello locale, comporterebbe parecchie riflessioni e altrettanti mal di pancia. E certo, da parte del Pd ci vorrebbe un grosso segnale di discontinuità». Tradotto: potremmo metterci d' accordo se il Pd proponesse un altro nome. Ma per il Pd e soprattutto per Bonaccini l' ipotesi è indigeribile: infatti Zingaretti ha già blindato il governatore.
Nicola Zingaretti Luigi Di Maio Giuseppe Conte
E allora? Nessuno lo dice ma tutti ci pensano: la soluzione è trattare un bell' inciucio a Roma, da scodellare bello e fatto a Bologna. In pratica: sostenere insieme un candidato civico in Umbria, Bonaccini in ER e un grillino in Calabria. Però per discuterne serve tempo: da qui, la scelta di votare in gennaio.
In questo quadro si inserisce la variabile della scissione renziana, che però non dovrebbe risultare devastante.
Se ne andranno un paio di deputati ma, pare, nessun consigliere regionale. «È chiaro che ci saranno degli effetti nel partito e forse nella base - ammette il segretario regionale, Paolo Calvano -. Faccio un appello a restare tutti nel Pd, che qui in Emilia-Romagna la sintesi l' ha sempre trovata e mai al ribasso», amen.
lucia borgonzoni senatrice foto di bacco
Fin qui la sinistra. A destra, la situazione è più semplice.
La candidata c' è: Lucia Borgonzoni, bolognese, più salviniana di Salvini, 43 anni, negli ultimi tre sottosegretaria al Mibact. Come tutte le personalità molto decise, anche Borgonzoni divide: per gli estimatori, è un incrocio fra Oriana Fallaci e Giovanna d' Arco; per i disistimatori, «due braccia strappate ai tortellini» (sic). Qualche cacicco del centro-destra fa notare che non ha esperienza di Regione e che a Bologna ha già corso da sindaco e perso. Lei naturalmente non ci sta: «Sono la prima ad aver costretto il Pd al ballottaggio a Bologna».
zingaretti di maio
E ha gioco facile a sparare sull' inciucione: «Il Pd sta spingendo molto, perché sa che per la prima volta la regione è contendibile. Mi stupisco dei grillini: non so con che faccia potranno votare Bonaccini». Però per il momento Borgonzoni è sì candidata, ma solo della Lega. Fi ha subito un duro colpo il 29 agosto, quando Bignami, recordmen bolognese di preferenze, ha aggiunto una «d» passando da Fi a FdI e portandosi dietro mezzo partito. «Io sono disponibile a candidarmi, ma saranno Meloni, Berlusconi e Salvini a decidere». Del doman non c' è certezza...
RENZI BONACCINI LUCIA BORGONZONI CON MAGLIETTA PARLIAMO DI BIBBIANO AL SENATO lucia borgonzoni sottosegretario ai beni culturali foto di bacco (2) LUCIA BORGONZONI CLAUDIO DURIGON 1 lucia borgonzoni con la maglietta del papeete dalla gruber 1 lucia borgonzoni con la maglietta parliamo di bibbiano stefano bonaccini lucia borgonzoni con la maglietta parliamo di bibbiano 2 stefano bonaccini