A.A.A. ATTENZIONE ALLA MONETA: RITORNA MINACCIOSA SULLA SCENA GEOPOLITICA DEL MONDO - SUCCEDE CHE…
NICOLA ZINGARETTI E GIUSEPPE CONTE
Maria Teresa Meli per il “Corriere della Sera”
«Arriveremo fino a gennaio, ma poi?»: ormai più di un ministro si interroga sulle sorti del governo. Ogni giorno ce n'è una e l'esecutivo stenta a prendere decisioni e a compiere atti concreti. Il Pd anche per questo vorrebbe cogliere i segnali d'apertura di Forza Italia.
GIUSEPPE CONTE GRAZIANO DELRIO
«Sennò - dicono al Nazareno - il Senato, dove i numeri sono ballerini, sarà un Vietnam». Perciò Graziano Delrio ammonisce: «La maggioranza non deve sentirsi autosufficiente, ci vuole uno scatto d'ascolto verso le esigenze delle opposizioni». E Andrea Orlando aggiunge: «Basta polemiche sterili, valuteremo con grande attenzione le proposte di FI».
Quelle sulla manovra. FI sarebbe disposta a votare anche lo scostamento di bilancio, dove è necessaria la maggioranza qualificata, però chiede di essere coinvolta. E Palazzo Chigi, a sera, capita l'antifona, fa filtrare la notizia che Conte è dispostissimo al dialogo con Forza Italia, ma certo non all'allargamento della maggioranza agli azzurri. Ma FI non si fida ancora del premier e ieri non ha più insistito per avere un doppio relatore della legge di Bilancio.
Comunque, vista l'incertezza, il voto sullo scostamento al Senato potrebbe slittare ai primi di dicembre. I dem vorrebbero un Conte più disponibile nei confronti di FI ma anche più malleabile sul Mes. Lo accusano di seguire i grillini. E accusano i 5 Stelle di stare in un congresso permanente che blocca il governo. Dice Delrio: «Capisco che qualcuno abbia bisogno di visibilità, ma sarebbe assurdo lasciare inutilizzati i soldi del Mes».
GIUSEPPE CONTE PAOLO GENTILONI ROBERTO GUALTIERI
Insomma, tra 5 Stelle e Pd il feeling si è interrotto. Ormai è polemica continua. Il sottosegretario Riccardo Fraccaro, per esempio, ha il dente avvelenato con Roberto Gualtieri, che ha bocciato la sua proposta di inserire l'ecobonus al 110 per cento nella prossima manovra. Poi c'è il capitolo delle opere. Bloccate anche quelle. La ragioneria di Stato ha respinto le proposte di commissariamento di alcune opere che sono giunte dal ministero delle Infrastrutture. Servivano a sveltire le procedure. Ma secondo la ragioneria di Stato erano lacunose.
giuseppe conte roberto gualtieri
La ministra Paola De Micheli si lamenta con il partito e dice di aver mandato mesi fa quell'elenco a Palazzo Chigi e che lì si è fermato per troppo tempo. Morale della favola le opere non partono. «Ma come - si sfoga Nicola Zingaretti con i suoi - abbiamo fatto il decreto semplificazioni per sveltire le cose e invece siamo sempre allo stesso punto».
L'apparente paralisi del governo non sfugge all'Europa. Sul Recovery plan il nostro Paese è molto indietro rispetto agli altri. La diffidenza della Ue verso l'Italia, però, può diventare un problema. Perciò, dopo l'uscita di David Sassoli che ha proposto di cancellare il debito («lo fa perché spera di accattivarsi le simpatie di grillini e destra in vista del Quirinale», è l'accusa dei dem), ieri è dovuto intervenire Gualtieri: «Il miglior modo per cancellare il debito è quello di ridurlo con la crescita economica». Replica piccata.
Dario Franceschini Lorenzo Guerini
E dovuta, perché se si lascia intendere che l'Italia non vuole pagare i suoi debiti né ridurli la reputazione del Paese è messa a rischio. In questa situazione il Pd freme. In compenso si è preso la rivincita su Conte. Lorenzo Guerini e Dario Franceschini hanno indotto il premier stralciare dalla manovra la norma che creava l'istituto itali ano per la Cybersicurezza. Norma, fortemente voluta da Conte e dal direttore del Dis Gennaro Vecchione, che è in scadenza.
Oltre alla sua eventuale proroga bisogna scegliere due vicedirettori dei Servizi e il comandante generale dei Carabinieri. Nomine di cui avrebbero parlato ieri con Guerini, in due incontri distinti, Zingaretti e Gianni Letta. Ultimo capitolo, la manovra. Tra i parlamentari dem c'è grande malumore: «Troppe micromisure», dicono. E Delrio aggiunge: «La legge di Bilancio che arriva con un mese di ritardo mette il Parlamento in condizione di lavorare male». Insomma le tensioni nella maggioranza e tra i partiti e il premier è a livello di guardia. E l'altroieri, Pier Luigi Bersani, con sagacia emiliana, dava questo consiglio a Conte: «Più rimane lontano dalle cose politiche e più campa».
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