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    PD, LA PAURA DI NON FARCELA AL SENATO FA ‘INGROIARE’ DI TUTTO - INVECE DI CEMENTARE IL PROPRIO ELETTORATO, BERSANI RAGIONA SE ACCOGLIERE O MENO LISTE E LISTARELLE DEI MAGISTRATI DI PIETRO E INGROIA - IL PRIMO TEME L’APPELLO AL VOTO UTILE E RISCHIA DI SCOMPARIRE, IL SECONDO STA CERCANDO DI CONVINCERE I DEMOCRATICI AD ALLEARSI - MA UNA FETTA DEL PARTITO INSORGE...


     
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    Goffredo De Marchis per "la Repubblica"

    INGROIA LEOLUCA ORLANDO DI PIETRO ALLA FESTA IDV DI VASTOINGROIA LEOLUCA ORLANDO DI PIETRO ALLA FESTA IDV DI VASTO

    Il Partito democratico chiede un gesto unilaterale: niente accordi politici, niente scambi. «Non farebbero del bene a noi e neanche a voi», ha spiegato ieri al telefono Dario Franceschini parlando con il sindaco di Palermo Leoluca Orlando. La "desistenza" quindi non avrebbe contropartite. Sul piatto resterebbe solo l'avvertimento che aleggia dal primo giorno sul possibile dialogo tra democratici e movimento di Antonio Ingroia: se la vostra risposta è negativa, l'appello del Pd al voto utile per il centrosinistra sarà pressante e rischia di tenervi fuori dal Parlamento, come accadde a Rifondazione 5 anni fa.

    DARIO FRANCESCHINIDARIO FRANCESCHINI

    Una minacciosa sirena respinta per ora da tutti i leader di Rivoluzione civile: Ingroia, De Magistris, Orlando. Tutti tranne uno: l'insospettabile Antonio Di Pietro. L'ex pm è
    convinto che la partita del voto utile possa essere un rischio per il quarto polo. Per questo il leader dell'Idv sarebbe disposto al ritiro unilaterale e senza condizioni della lista nelle regioni chiave.

    Bersani e FranceschiniBersani e Franceschini

    La prova di questa apertura sta nella trattativa di Milano. Non è un caso che a quel tavolo, per la lista Ingroia, sieda Maurizio Zipponi, fedelissimo di Tonino, ex sindacalista perciò mediatore esperto. Con lui, il centrosinistra discute una soluzione che aiuti sia Umberto Ambrosoli sia il Pd in Lombardia, garantendo il premio di maggioranza per il Senato e una corsa facilitata verso il Pirellone. Senza pregiudiziali e in un clima di confronto amichevole.

    Luigi De MagistrisLuigi De Magistris

    Ma quanto pesa la "colomba" Di Pietro nella coalizione Arancione, che proprio ieri ha riunito lo stato maggiore nella sede dell'Idv a Roma? Non molto. Il Partito democratico lo sa bene. Considera infatti il dialogo un tentativo estremo ma destinato a un probabile insuccesso. La linea di Di Pietro però è più diplomatica, può avere un'influenza sul leader. Secondo lui, Ingroia, al di là delle parole di fuoco di Orlando e De Magistris, non può non vedere le carte del candidato premier del centrosinistra. «Antonio, devi incontrare Bersani. Parlatevi e poi decidiamo», questo è l'appello dell'ex pm.

    Si ragiona sui numeri in casa democratica. Numeri che dovrebbero aprire gli occhi a Rivoluzione civile. Ma Il movimento è in crescita. E i dati dei sondaggi rendono più complicato un cedimento. La trattativa lombarda rischia di essere solo un barlume di speranza. Eppure lo spiraglio per un contatto diretto tra il giudice palermitano e Bersani esiste, confermato dalle parole pronunciate ieri da Ingroia al termine del vertice della lista.

    Letta EnricoLetta Enrico

    La frenata comunque non viene solo da De Magistris e Orlando. Nel Pd molti sono contrari a una linea "ambigua" nei confronti di Rc. Enrico Letta e tutta la sua area insorgono. A livello locale non c'è alcun entusiasmo per il canale diplomatico aperto con un nemico dichiarato che punta a pescare i voti solo nel campo del centrosinistra. Rubandoli al Partito democratico. Queste stesse voci sono contrarie, a 40 giorni dal voto, a qualsiasi
    dialogo, compreso quello con Monti.

    «Temo che certe operazioni servano solo a disperdere voti, a scoraggiare il nostro elettorato - spiega Francesco Boccia -. Semmai dobbiamo essere più aggressivi nei confronti di tutti gli avversari, nessuno escluso. Senza parlare di alleanze e desistenze». In questo senso il recupero di Berlusconi, impegnato ad attaccare tutti gli schieramenti, dovrebbe insegnare qualcosa.

    Enrico LettaEnrico Letta

    Chi invece pensa che il tentativo vada fatto in fondo ragiona sui numeri, sul peso di Campania, Sicilia e Lombardia nella corsa del Senato. Sono le tre regioni più popolose, insieme con Veneto e Lazio, quelle che assegnano il maggior numero di seggi. L'obiettivo dei trattativisti è dimostrare a Ingroia, sondaggi alla mano, che anche in Campania e Sicilia, dove a tirare la volata ci sono De Magistris e Orlando, Rivoluzione civica si avvicina alla soglia dell'8 per cento, quella necessaria per eleggere senatori.

    Ma il dato è ballerino, risente oggi dell'effetto novità ma può essere insidiato sia da Sel sia dal richiamo del "voto utile". Un richiamo che potrebbe danneggiare la lista Arancione anche alla Camera dove per entrare serve il 4 per cento su base nazionale e oggi Ingroia marcia, nelle statistiche più favorevoli, vicino al 5. È una partita aritmetica, non secondaria alla vigilia delle elezioni. Bersani adesso vuole capire se è utile anche per la battaglia politica.

     

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