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    STAPPA UN PRODINO! “IL PD? NON HO ANCORA SENTITO PROPOSTE FORTI" – L’ENNESIMA STILETTATA DI PRODI A ELLY SCHLEIN: “BISOGNA FARE BATTAGLIE CON IDEE FORTI, CONCRETE E PRECISE, CHE DIANO UN SENSO DI FUTURO. È QUESTO IL MODO DI ATTRARRE VOTI” – IL PROFESSORE DA’ UN CONSIGLIO ANCHE A "KOJAK" BONACCINI: “SIA PIU’ CATTIVO” (MOLTI DEI SUOI CONSIDERANO BONACCINI TROPPO MORBIDO ANCHE NEL RAPPORTO CON SCHLEIN)


     
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    Niccolò Carratelli per “La Stampa” - Estratti

     

    prodi schlein prodi schlein

    Il Pd metta in campo «proposte forti" e Stefano Bonaccini sia più «cattivo».

     

    A meno di tre settimane dal voto, Romano Prodi continua a dispensare consigli, più o meno richiesti. Questa volta l'ex premier parla sotto le Due Torri, a 300 metri dalla sua casa bolognese, ospite della presentazione del libro di Claudio Tito, corrispondente di Repubblica da Bruxelles insieme al presidente dell'Emilia-Romagna e capolista dem nel Nord-Est. Evento non molto affollato nella piovosa serata di Bologna, unico volto noto Pierferdinando Casini, che si fa vedere per un saluto e poi se ne va. Tema del dibattito, nemmeno a dirlo, il futuro dell'Europa che passa dalle elezioni dell'8 e 9 giugno.

     

    Il Professore non è ottimista sulla partecipazione: «Andrà a votare metà della gente o forse meno – avverte –. Riusciamo ad appassionare chi vuole più Europa? Su questo il Pd dovrebbe avere un vantaggio». Bisogna però «fare battaglie con proposte forti, concrete e precise, che diano un senso di futuro. È questo il modo di attrarre voti. Perché non le ho ancora sentite in questi giorni?».

     

    Bacchettata di incoraggiamento a Elly Schlein, ma il tentativo di replica tocca a Bonaccini, che rivendica «la chiarezza delle idee» del partito di cui è presidente, dal green deal alla difesa comune europea. 

     

    ROMANO PRODI - MARIO DRAGHI ROMANO PRODI - MARIO DRAGHI

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    Il Professore torna sulla partecipazione di Giorgia Meloni alla convention di Vox: «A Madrid c'è stata la convergenza di quelli che non vogliono l'Europa, che dicono no – sottolinea – perché non facciamo la convergenza di quelli che dicono "sì, la vogliamo"?». L'ex premier definisce quella andata in scena nella capitale spagnola una «internazionale reazionaria», che rappresenta una minaccia e a cui bisogna rispondere con una «internazionale progressista».

     

    prodi schlein prodi schlein

    Secondo Prodi, si dovrebbe organizzare proprio una convention dei "pro-Europa", per mostrare anche fisicamente la forza di quella che deve essere l'alleanza politica a Bruxelles dal 10 giugno. Una prospettiva in cui l'Italia può avere un ruolo, facendo da «collante tra Francia e Germania» , ma «la vedo difficile – commenta – finché c'è questo governo» .

     

    Quanto alla presidente del Consiglio, «fino a un mese si muoveva da ruota di scorta di Ursula von der Leyen – osserva – ora che la presidente della Commissione è andata in difficoltà, è tornata nel suo gregge di appartenenza, ha seguito il richiamo della foresta, facendo un discorso anti-europeo». Il punto è che non ce lo possiamo permettere, perché l'Europa rischia di fare «la noce dentro lo schiaccianoci», di finire nella morsa tra Stati Uniti e Cina. Allora, serve un cambiamento: «Le mediazioni, il dar voce anche al dissenso più estremo e il diritto di veto non sono più compatibili con l'Europa del futuro – spiega Prodi –. Bisogna fare grandi battaglie, per abolire il diritto di veto e per una politica estera comune».

    Arturo Parisi con Pierluigi Castagnetti Romano Prodi Walter Veltroni Mauro Zani Arturo Parisi con Pierluigi Castagnetti Romano Prodi Walter Veltroni Mauro Zani

     

    Di qui l'invito a Bonaccini a essere «cattivo», una volta che arriverà a Bruxelles: un po' meno mediazione e più forza nel prendere le decisioni. Parla del lavoro da fare al Parlamento europeo, ma lo stesso invito potrebbe valere per il ruolo di leader della minoranza dem, visto che molti dei suoi considerano Bonaccini troppo morbido nel rapporto con Schlein.

     

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    Ovviamente Prodi si guarda bene dall'entrare nelle dinamiche interne al Pd, ma pungola sulla necessità che il partito sia protagonista, con i socialisti europei, nel tentativo di mettere insieme chi vuole bene all'Unione, che «non può fermarsi, deve sempre andare avanti – avvisa l'ex premier – perché il cambiamento del mondo ci porta alla resa dei conti».

     

    Bonaccini coglie la palla al balzo: «Ho fiducia che, se giochiamo bene questa partita, potrà esserci una rimonta di quelli che sono riformisti, progressisti, europeisti». Questo è l'impegno che chiude la serata bolognese, mentre Prodi se ne torna a casa sotto la pioggia e Bonaccini sale in macchina diretto a Castel San Pietro, per una cena elettorale con «trecento persone, tutto pieno». Basta che siano di più di quelli che mangiano con Vannaci.. —

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