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    IL PD NON SOLO PERDE MA RESTA FERMO AL NOVECENTO IN BIANCO E NERO - SORGI: “COME SAREBBE STATO DIVERSO SE LETTA, PRESENTANDOSI IN CONFERENZA STAMPA, AVESSE ESORDITO DICENDO CHE QUELLA DELLA MELONI È STATA UNA VITTORIA DEMOCRATICA. ANDREA ORLANDO PROPONE LA MOBILITAZIONE STRAORDINARIA CONTRO L'ARRIVO AL POTERE DELLA MELONI. UNA MOBILITAZIONE, NEANCHE A DIRLO, ANTIFASCISTA, COME SE FRATELLI D'ITALIA NON APPARTENESSE A QUELLA DESTRA CHE DA QUASI TRENT'ANNI IN ITALIA È STATA AL GOVERNO E ALL'OPPOSIZIONE - RESTARE FERMI O TORNARE INDIETRO: QUESTA È LA SCELTA TREMENDA DI FRONTE A CUI IL PD STA ESITANDO”


     
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    CONFRONTO LETTA MELONI CONFRONTO LETTA MELONI

    Marcello Sorgi per “la Stampa”

     

    Come sarebbe stato diverso se Letta, presentandosi a commentare la sconfitta in conferenza stampa, avesse esordito dicendo che quella della Meloni è stata una vittoria democratica, la prova che il sistema italiano è ancora in grado di esprimere un'alternativa che rappresenta la premessa di un cambio futuro, se l'elettore lo vorrà e se la performance del nuovo governo nei prossimi cinque anni dovesse risultare insoddisfacente.

     

    Come sarebbe stato diverso se Letta avesse anche dichiarato di aver telefonato alla vincitrice Meloni (cosa che ha fatto, ma non ha ritenuto di pubblicizzare). Invece anche un passaggio importante come quello che è avvenuto con il voto di domenica è destinato a restare nel campo dell'ambiguità, rispetto alla quale, nel Pd, esistono due ipotesi.

    confronto enrico letta giorgia meloni corriere confronto enrico letta giorgia meloni corriere

     

    Una è quella "ordinaria" di Letta: dimissioni annunciate, campagna congressuale di sei mesi, fino a marzo, e poi scelta del successore. Va da sé, con un accordo tra le correnti, tra le candidature di Bonaccini, presidente della regione Emilia Romagna, e Schlein, vicepresidente ed esponente del movimento dei diritti civili che del Pd non ha neppure la tessera. L'altra strada è quella illustrata in serata dal ministro del Lavoro Orlando in aperta rottura con Letta e la maggioranza che ancora per poco lo sostiene, purché se ne vada.

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    Orlando propone la mobilitazione straordinaria contro quella sorta di colpo di Stato (lui non lo chiama così, ma il senso è quello) rappresentato dall'arrivo al potere della Meloni, del suo partito e della destra-destra.

     

    Una mobilitazione, neanche a dirlo, antifascista, come se appunto Fratelli d'Italia, nato da una costola di Alleanza nazionale, non appartenesse a quella destra che da quasi trent' anni, dicasi trenta, in Italia è stata al governo e all'opposizione, ha rivestito alte cariche istituzionali come la presidenza della Camera con Fini, ha concorso all'elezione e alla rielezione di Capi di Stato. Insomma: restare fermi o tornare indietro: questa è la scelta tremenda di fronte a cui, dopo la sconfitta "storica" del 25 settembre, il Pd sta esitando.

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