le giocate di pele copiate dai campioni del calcio moderno
GOAL DI PELE'
LA SERA ANDAVAMO A PIAZZA EUCLIDE
Dal profilo Facebook di Ventanni di Roma by Night – Cristiano Colaizzi
Ci lascia purtroppo Edson Arantes do Nascimento conosciuto in tutto il mondo come Pelè, insieme a Maradona è stato il più grande calciatore di tutti i tempi. Il suo mito continuerà a vivere in eterno noi lo ricordiamo in alcuni momenti a Roma….
Al Gilda nel party dopo i sorteggi per il mondiale di Italia ‘90, con Sandro Melaranci al Jackie ‘O, a cena da Alfredo ed in pista con Elsa Martinelli
ALBERTO GINULFI
Gianluca Piacentini per roma.corriere.it
ginulfi
Per molti anni, a Roma, è stato ricordato come il portiere che parò un calcio di rigore a Pelè. Un’impresa che non riuscì a nessun altro numero uno del calcio italiano. A riuscirci, fu Alberto Ginulfi. Era il 1972, il Santos giocava in amichevole all'Olimpico contro la Roma e Ginulfi, che difendeva i pali della porta giallorossa, fece la parata che lo consegnò alla storia.
«Sono tristissimo per la morte di Pelè, parliamo dell’élite del calcio, una leggenda come poche. Di quel giorno ricordo soprattutto il riconoscimento che mi fece dopo - ricorda Ginulfi -. Mi ha lasciato la maglia e a fine partita mi ha invitato all'ambasciata brasiliana di piazza Navona, per il giorno dopo. Stiamo parlando di Pelè, un mito per me. Nel '58 avevo 17 anni anche io: come facevi a non innamorarti di lui? Al Mondiale nella partita contro la Svezia fece tre gol: uno meglio dell'altro».
pele alfredo
Non è stata quella l’unica volta che O’Rey fu impressionato da Ginulfi. «Tutti si ricordano del rigore, ma non si ricordano di due o tre anni prima. Perché il Santos veniva in tournée al Flaminio e io all'epoca ero riserva e giocai il secondo tempo. In quell'occasione feci delle parate incredibili. Tanto che Fannella, un procuratore del periodo che portava i brasiliani in Italia, mi disse gli apprezzamenti che Pelè aveva fatto su di me. "Ma perché non lo prendiamo noi questo qui?" disse Pelè. Ecco quello fu gratificante, più del rigore».
Dopo il rigore parato nell’amichevole del 1972, Pelè gli regalò la maglia, che conserva gelosamente. «La terrò per sempre. Non parliamo di quelle di adesso, ma di quelle vere. Maniche lunghe, scudetto ricamato e numeri attaccati con il filo. La tengo nascosta, insieme a quella di Maradona. Me l'hanno chiesta in tanti, ma è incedibile. Anche la Roma che ha fatto una sua piccola esposizione a Trigoria. Ma è un ricordo incredibile, un motivo di orgoglio».
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