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    1. IL PENTITO DEL CLAN DEI CASALESI ANTONIO IOVINE SCOPERCHIA LA PAGINE DEI PROCESSI “AGGIUSTATI”: “HO PAGATO LA PRIMA VOLTA 200 MILIONI DI LIRE, POI 200 MILA EURO E COSÌ TRE CONDANNE PER OMICIDIO SONO STATE CANCELLATE IN APPELLO” 2. “C’ERA TUTTA UNA STRUTTURA CHE GIRAVA NEL TRIBUNALE DI NAPOLI”. E RACCONTA DI AVER DATO SOLDI AL SUO AVVOCATO ‘’PER CORROMPERE I GIUDICI” 3. SOLO L’ALTRO BOSS DEI CASALESI, MICHELE ZAGARIA, SI RIFIUTÒ DI PAGARE 250 MILA EURO 4. IL MAGISTRATO IN BALLO E’ PIETRO LIGNOLA, PRESIDENTE DI CORTE D’ASSISE D’APPELLO OGGI IN PENSIONE, GIÀ SOTTO PROCESSO PER RIVELAZIONE DI SEGRETO CON AGGRAVANTE MAFIOSA, NEGA SECCAMENTE: “SE IOVINE È STATO ASSOLTO, SIGNIFICA CHE DOVEVA ESSERE ASSOLTO. TUTELERÒ LA MIA ONORABILITÀ IN TUTTE LE SEDI”


     
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    1. LA CONFESSIONE DI IOVINE: “COSÌ PAGAI I GIUDICI PER FARMI ASSOLVERE”

    Dario Del Porto per “La Repubblica”

     

    Cadono i primi omissis e il pentito del clan dei Casalesi Antonio Iovine apre la pagine dei processi «aggiustati». Per tre volte, sostiene il “ninno” di Gomorra, condanne decise in primo grado furono ribaltate in appello attraverso l’avvocato Michele Santonastaso, suo storico difensore attualmente in carcere, già imputato anche per le minacce in aula a Roberto Saviano e alla giornalista Rosaria Capacchione. «C’era tutta una struttura che girava nel tribunale di Napoli», afferma Iovine, senza chiarire i contorni di questa «struttura».

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    «Era una sorta di ombra dietro», dice. E racconta di aver dato soldi a Santonastaso «per corrompere i giudici» ed essere scagionato pur essendo colpevole. La prima volta 200 milioni di lire, poi 200 mila euro. Solo l’altro padrino del clan, Michele Zagaria, si rifiutò di pagare 250 mila euro sospettando «una truffa».
     

    I pm di Napoli Antonello Ardituro e Cesare Sirignano, che con il procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli stanno raccogliendo le rivelazioni di Iovine, hanno già trasmesso gli atti per competenza alla Procura di Roma, che indaga per corruzione in atti giudiziari. Il pentito cita un magistrato il pensione, l’allora presidente di Corte d’Assise d’Appello Pietro Lignola, e un noto penalista napoletano, Sergio Cola, ex parlamentare di An. Sui fatti riferiti da Iovine dovranno ora essere trovati i riscontri per verificarne l’attendibilità e la fondatezza.
     

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    BUONI RAPPORTI
    «In alcune occasioni Santonastaso mi ha chiesto dei soldi per aggiustare i processi e farmi avere assoluzioni», mette a verbale Iovine il 28 maggio. Tutto cominciò con il giudizio per l’omicidio di Nicola Griffo, vittima della lupara bianca. In primo grado il boss era stato condannato a 30 anni. «Santonastaso mi promise che in appello avrebbe visto cosa si sarebbe potuto fare. Mi consigliò di nominare per l’appello anche l’avvocato Sergio Cola, in quanto aveva un buon rapporto con il presidente Lignola. Io così feci».

     

    Successivamente, prosegue il collaboratore di giustizia, Santonastaso avrebbe fatto sapere a Iovine «che voleva 200 milioni ( si parla di vecchie lire perché non era ancora entrato in vigore l’euro, n. d. r.) erano necessari per farmi ottenere l’assoluzione. Io accettai, fui assolto, e pagai in due rate».

     

    Anche all’avvocato Cola furono corrisposti 100 milioni di lire ma, chiarisce Iovine, quella somma «aveva la natura di onorario» professionale. Alle domande dei magistrati, Iovine ripete più volte che Santonastaso si manteneva nel vago, senza dare riferimenti concreti, quando si parlava di questi argomenti.

     

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    «Non ha mai spiegato nel dettaglio quale strada fu percorsa per ottenere l’assoluzione, ma era chiaro che era stata ottenuta con metodi illeciti ». Lignola è in pensione dal 2009. Magistrato colto, spesso in polemica con i colleghi di sinistra, è stato fra l’altro presidente della Corte d’Assise che condannò i killer di Giancarlo Siani. Attualmente è a giudizio a Roma per un’ipotesi di rivelazione del segreto d’ufficio riguardante l’acquisizione di un verbale di un pentito ritenuto segreto dalla Procura. Cola è stato parlamentare di An dal 1994 al 2006, quando ha ripreso a tempo pieno la professione di avvocato.
     

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    ASSEGNAZIONE GRADITA
    Il secondo episodio citato da Iovine riguarda un duplice omicidio per il quale il futuro pentito era stato condannato all’ergastolo.
     

    «Dopo la condanna invitai Santonastaso ad attivarsi in tutti i modi, come aveva fatto con l’omicidio Griffo. Quando venni a sapere che il processo era stato assegnato al presidente Lignola, mi tranquillizzai molto» anche se, ricorda, in quel caso ad accusarlo c’erano due pentiti. «Fatto sta - si legge nel verbale del 28 maggio - che in prossimità della conclusione del processo, Santonastaso, per il tramite dei miei familiari, mi fece sapere che era tutto a posto e mi chiedeva la disponibilità a dargli 200 mila euro. Diedi il via libera ed effettivamente fui assolto, pagai sempre in due rate».
     

    ZAGARIA SI TIRÒ INDIETRO
    Il terzo episodio riguarda un altro processo per duplice omicidio dove era imputato anche l’altro capoclan dei Casalesi, Michele Zagaria. «Santonastaso mi propose di chiedergli se era interessato ad ottenere con gli stessi metodi l’assoluzione ». Fu organizzato un incontro «presso un bar di Caserta» fra la moglie di Iovine e una persona che, a dire di Santonastaso, «era colui che si era interessato per le mie due precedenti assoluzioni e che avrebbe interceduto per ottenere l’assoluzione di Zagaria ».

     

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    Questa persona avrebbe consegnato alla moglie di Iovine«un bigliettino con l’indicazione di un numero di telefono e l’indicazione della somma di 250 mila euro per ottenere l’assoluzione. Bisognava chiamare a questo numero per conferma nel caso in cui Zagaria avesse dato l’ok». Il padrino diede via libera e arrivò l’assoluzione. Ma all’indomani della sentenza, Zagaria disse di non voler pagare «lasciando intendere che, a suo dire, l’assoluzione non era dipesa dall’intervento di Santonastaso. Mi convinsi di non potermi fidare fino in fondo di Zagaria - dice Iovine - e da lì iniziò una sorta di freddezza fra noi due».

     

     

    2. L’AVVOCATO COLA: “HO SOLO FATTO IL MIO LAVORO, È UNA COLATA DI FANGO”

    Da “La Repubblica”

     

    «Mi sento profondamente offeso e indignato da questa colata di fango», si sfoga l’avvocato Sergio Cola, penalista napoletano già parlamentare
    di An.
     

    Avvocato Cola, è possibile, come sostiene il pentito Iovine, che Santonastaso abbia suggerito di nominarla come difensore in un processo d’appello perché lei aveva un buon rapporto con il presidente del collegio, Lignola?
    «Denuncerò Santonastaso per millantato credito e chiunque altro accosterà il mio nome a episodi illeciti. Basta leggere il verbale per comprendere come io abbia esclusivamente svolto il mio lavoro di avvocato.

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    Ho difeso questo signore ( Antonio Iovine, n. d. r.) una sola volta, nel 2002. Lo stesso Iovine precisa, nel verbale, di avermi corrisposto somme esclusivamente a titolo di onorario per la mia attività professionale. Ma certo non cento milioni di lire come sostiene lui, nonostante fosse un processo estremamente complesso».
     

    È vero che lei e il presidente Lignola siete amici?
    «Lo conosco, come peraltro tanti altri magistrati. Non ci siamo mai frequentati, però. E lo ricordo come una persona onesta, limpida e cristallina. Un magistrato dotato di una grande indipendenza di giudizio che gli ho sempre riconosciuto ».
     

    3. PIETRO LIGNOLA: “NESSUNO MI HA PILOTATO, DIFENDERÒ IL MIO ONORE”

    Da “La Repubblica”

     

    «Se Iovine è stato assolto, significa che doveva essere assolto. Tutelerò la mia onorabilità in tutte le sedi», dice Pietro Lignola, presidente di Corte d’Assise d’appello oggi in pensione.
     

    Antonio Iovine Antonio Iovine

    Presidente Lignola, Iovine sostiene di aver dato soldi all’avvocato Santonastaso per pilotare due processi celebrati davanti alla Corte da lei presieduta?
    «Questo andrebbe chiesto a Santonastaso. Io non so nulla. E ricordo che la Corte d’Assise d’appello non è l’ultimo grado di giudizio. Se nelle sentenze vi fossero stati errori o vizi di legittimità, sarebbe intervenuta la Cassazione».
     

    ANTONIO IOVINE da REPUBBLICA.IT ANTONIO IOVINE da REPUBBLICA.IT

    Secondo Iovine, Santonastaso avrebbe suggerito di nominare, in uno dei due processi, l’avvocato Sergio Cola, perché suo amico.
    «Conosco l’avvocato Cola, come tutti a Palazzo di Giustizia. Ma è una sciocchezza pensare che questo possa aver influito sulle decisioni della Corte da me presieduta».
     

    Iovine afferma che in un caso Santonastaso fece in modo da far assegnare il processo alla sua sezione.
    «Per quanto ne so, i processi ci arrivavano con il sistema di assegnazione automatica».
     

    Queste accuse la preoccupano?
    «Fa male ascoltare cose del genere. Ma l’Italia di questi anni è un Paese dove può accadere di tutto e nulla deve meravigliarci».

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