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    IL PIANO B DI LABRIOLA – L’AD DI TIM ANNUNCIA UFFICIALMENTE LO SCORPORO DELLA RETE, MA AVVERTE CDP: SE IL PREZZO NON SARÀ ADEGUATO, È PRONTO A CEDERE TUTTO A UN “PARTNER FINANZIARIO” – INTANTO LA CORDATA GUIDATA DA TELECOM HA ESERCITATO IL DIRITTO DI PRELAZIONE E HA PAREGGIATO L’OFFERTA DI FASTWEB E ARUBA SUL CLOUD “DI STATO”: LE DUE AZIENDE CHE SI ERANO AGGIUDICATE LA PRIMA GARA VOGLIONO FARE RICORSO…


     
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    Francesco Spini per “La Stampa”

     

    pietro labriola pietro labriola

    Il dado è tratto: Tim si concentrerà sui servizi e dirà addio alla rete. Momento storico. La via preferita, «che genera più valore», conduce alla rete unica e dunque alla fusione tra NetCo e Open Fiber. Ma se il prezzo non sarà adeguato, avverte l'ad Pietro Labriola, «passeremo a un piano B» cedendo tutto a un partner finanziario. Il gruppo punterà sui servizi e molte delle sue carte sul cloud, Internet delle cose e cyber sicurezza per grandi imprese e Pa di EnterpriseCo, oltre che sul Brasile. Passerà poi alla ristrutturazione della parte Consumer «passando dai volumi al valore» e preparandosi anche a un possibile consolidamento del settore.

     

    «Vogliamo mostrarvi il valore nascosto del gruppo», dice il manager a investitori e analisti durante il "Capital market day". Alla rete separata, da cui Tim conta di uscire, andranno fino a 11 miliardi di debiti e, grazie agli introiti dalla possibile cessione di altre quote di minoranza (ad esempio di EnterpriseCo, dove l'offerta di Cvc, fin qui giudicata inadeguata, «dimostra che siamo sulla strada giusta»), il gruppo conta di scendere sotto i 5 miliardi di indebitamento.

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    Dà anche i numeri delle nuove entità: se si fa la somma l'ebitda domestico totale passa da 4,4 miliardi del 2021 (che Tim ricalcola a 4, eliminando poste non ripetibili) a 4,5 nel 2025. Sempre in termini di mol, EnterpriseCo andrà da 0,9 miliardi a 1 nel 2025 per centrare o superare gli 1,7 nel 2030. NetCo da 2 miliardi crescerà a circa 2,2 nel 2025, a 2,7 nel 2030.

     

    PIETRO LABRIOLA PIETRO LABRIOLA

    Non basta a scaldare troppo Piazza Affari, visto che il titolo chiude con un rialzo dell'1,18% a 25,70 centesimi quando l'indice corre a +3,80%. Secondo Labriola pesa anche il fatto che nel capitale ci siano «soggetti entrati sull'onda di una potenziale Opa», quella di Kkr, con una logica «non tanto industriale quanto speculativa». Di certo «il valore target è superiore di quello attuale».

     

    Il gruppo che ne uscirà sarà anche più leggero: di qui al 2030 lasceranno 9 mila dipendenti con uscite volontarie. Di queste circa 6,4 mila riguarderanno NetCo, che passerebbe dagli attuali previsti 21,4 mila a 15 mila addetti, e circa 3 mila la divisione Consumer, dove i lavoratori scenderanno da 14 a 11 mila o anche meno.

     

    aruba data center aruba data center

    La divisione Enterprise avrà invece bisogno di circa 5,5 mila persone. I sindacati non fanno i complimenti: «Si sta cancellando una delle poche grandi aziende rimaste nel nostro Paese», afferma il segretario generale della Slc-Cgil, Fabrizio Solari. Sulla rete la via è segnata.

     

    «Abbiamo due opzioni. La prima, che genera più valore ed è industriale, è quella di venderla a Open Fiber, Cdp o al consorzio. La seconda è cedere tutta l'infrastruttura a un partner finanziario»: è il piano B che scatterà se entro il 31 ottobre non si troverà una quadra con la Cassa. Labriola punta a «massimizzare il valore per tutti gli azionisti».

     

    pietro labriola sul tetto della sede milanese di tim a via negri pietro labriola sul tetto della sede milanese di tim a via negri

    Poco o nulla dice sulla valutazione della rete, che Vivendi vorrebbe di 31 miliardi almeno mentre Tim, si dice, ne vorrebbe per lo meno 25. Labriola non commenta, ma anche dagli analisti (fin qui oscillanti tra 17 e 21 miliardi) si attende nuove stime dopo il piano, contando anche le possibili variabili: «Ma se mettessimo anche un teorico earn-out sulla base di una Rab? Chiaro che l'applicazione di una Rab che dà un tasso interno di rendimento dell'8% cambierebbe le cose: porterebbe a multipli molto più simili a quello delle towerCo».

     

     Se a ottobre gli astri si allineeranno, per realizzare la rete unica, stima il cfo Adrian Calaza, «ci vorranno 15-18 mesi». Nel frattempo, Tim, insieme con Leonardo, Cdp e Sogei, ha esercitato il diritto di prelazione, pareggiando l'offerta economica di Fastweb e Aruba: costruirà e gestirà il Polo strategico nazionale, il «cloud di Stato» dove migreranno i dati della Pubblica amministrazione.

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