Estratto da il Foglio
giorgia meloni a maputo col presidente del Mozambico Filipe Nyusi
Certo è apprezzabile lo sforzo, il tentativo perfino titanico di convincere – anzitutto se stessi – della consistenza di questo futuribile Piano Mattei. Ed è apprezzabile pure il fatto che proprio in politica estera, campo in cui si promettevano sfracelli fino a poco tempo fa, Giorgia Meloni provi a guardare lontano, a scommettere su progetti di lungo periodo e non su slogan pronto uso. Solo che pure le migliori ambizioni, se non poggiano su solide basi, si rivelano velleità: ed è in questa strettoia che resta incastrato, da mesi, il Piano Mattei.
(...) Cosa sia nessun lo sa. Né lo si saprà a breve, come pure Meloni aveva promesso, ché la Conferenza Italia-Africa, quella che a inizio novembre avrebbe dovuto svelare il mistero, è stata rimandata a gennaio. Per ora. Poi si vedrà. Perché tutto dipende, la premier lo ha spiegato ieri durante la visita in Mozambico, dagli sviluppi della crisi in medio oriente. Il che è pure ragionevole, beninteso. Solo che dimostra la fragilità di un piano che se ha davvero qualcosa, oltre accordi più o meno definiti in campo energetico, non si è ancora minimamente capito cosa sia; e se invece è tutto lì, nella stipula di accordi commerciali incentrati sul gas, finirà inevitabilmente per restare soggetto alle convulsioni costanti della politica africana e medio orientale.
giorgia meloni a maputo col presidente del Mozambico Filipe Nyus
E dunque, di cosa stiamo parlando? Lo sfruttamento di nuovi giacimenti, come quello a nord delle coste del Mozambico, era già stato programmato da Eni almeno due anni fa. I principali accordi per la diversificazione energetica, a partire da quello con l’Algeria, erano stati avviati da Mario Draghi. E’ tutta, quindi, una faccenda di ridenominazione del pregresso?
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